Invernale al monte Specie da Carbonin

Ciaspolata all'Alpe di Specie ripercorrendo le postazioni austriache della Grande Guerra

Il 2024 è cominciato, un nuovo anno si sta facendo largo e quale modo migliore per inaugurarlo se non con una splendida escursione sulla neve? Il meteo promette una giornata perfetta e così assieme al compagno di precedenti avventure, Alessandro, abbiamo come obiettivo l'inedito monte Specie. Questa cima ha più di un nome vista la sua appartenenza all'Austria fino alla fine del primo conflitto mondiale. Viene citato anche dallo storico Ottone Brentari nel suo libro del 1886 Guida Storico-Alpina del Cadore nel passaggio da Cimabanche verso Dobbiaco: Lasciati quindi a s. il Knollkopf (m. 2200) la V. di Platser e gli Strudelköpfe, ed a d. il Rauhkofel, a chil. 18 da Cortina, 11 da Botestagno, si giunge a Schluderbach (m. 1442). La località si chiamava, sino a pochi anni or sono, con nome italiano, Carbonin. Immagino sia difficile rintracciare il giusto appellativo tra tutti questi nomi di lingua tedesca. Il monte Specie è chiamato anche Strudelköpfe!
Parcheggiamo l'auto proprio a Carbonin, in uno spiazzo bordo strada a poche centinaia di metri dall'hotel/villaggio Ploner. Il cielo è di un azzurro terso, sono le 9:30 del mattino e la temperatura è di -8 gradi Celsius. Tutto intorno a noi gli alberi sono coperti da un sottile strato di neve. Anche se il percorso dovrebbe essere completamente battuto, portiamo con noi le ciaspole per evitare brutte sorprese. Zaino in spalla e, prima di attraversare la strada, ammiriamo la Croda Rossa d'Ampezzo baciata dai primi raggi di sole della mattina.
Raggiungiamo il lato opposto della Statale dal quale parte il sentiero CAI 37 verso Prato Piazza e il rifugio Vallandro. La via di salita è un'ampia mulattiera, battuta egregiamente dal gatto delle nevi e con una pendenza dolce e mai impegnata. I primi metri di dislivello si consumano nel sottobosco, all'ombra di abeti innevati e accompagnati dallo scrocchiare della neve sotto gli scarponi. A quota 1600 metri circa, in corrispondenza del terzo tornante, la vegetazione si dirada, il sole comincia a scaldarci regalandoci un dolce tepore. A pochi passi da qui, sul bordo destro del sentiero, si nota una lastra di pietra dove vengono indicati diversi nomi di soldati italiani di una brigata della Prima Guerra Mondiale.
Continuiamo a salire con la mulattiera inoltrandoci sempre più nella Val di Specie (Seelandtal), alla nostra destra la costa a tratti rocciosa dell'Alpe di Specie che con le sue pareti nasconde la vista della meta odierna. A quota 1800 metri circa, in corrispondenza di un tornante che volge a destra, si può notare il "sentiero dei milezinche" che lambisce la mulattiera. Ho percorso questa splendida via selvaggia nell'avventura del Cadin del Ghiacchiaio di Croda Rossa (clicca per tutti i dettagli su questo particolare sentiero).
Usciamo completamente dalla vegetazione a quota 1900 metri circa da cui possiamo finalmente vedere in lontananza il rifugio Vallandro. Alla nostra sinistra la dorsale del Knollkopf alle cui spalle c'è la solitaria Val dei Chenope (o Val dei Canope). Saliamo sul manto nevoso sempre più arrotondato e privo di flora ad interromperne il candore. Al primo tornante ci troviamo davanti un panorama spettacolare sui Cadini di Misurina e, ancor più vicino a noi, il Gruppo del Cristallo in cui sono distinguibili il Piz Popena e la cima del monte Cristallo. Sono nettamente visibili le avventure sulla cengia Raule al cospetto del Cristallino di Misurina, la forcella Michele e il Ghiacciaio del Cristallo!
Ultimi passi e ci ricongiungiamo con la strada che arriva da Prato Piazza, distesa ben visibile davanti a noi. Dietro, le cime innevate della Val di Braies. Ad un evidente bivio con annesso cartello in legno, seguitiamo sulla destra e in breve arriviamo alla prima tappa di oggi: il rifugio Vallandro! Imponente struttura in legno, con ampio spiazzo di fronte, il rifugio appare accogliente e ben organizzato. Per i più pigri, lo si può raggiungere con lievissimo sforzo parcheggiando l'auto a Prato Piazza dalla Val di Braies evitando il dislivello appena fatto di circa 600 metri. Con queste temperature e la via appesantita dalla neve, abbiamo impiegato poco meno di 2h per raggiungere il rifugio, pause incluse. Lasciamo il Vallandro dopo una breve pausa e intraprendiamo il sentiero CAI numero 34 in direzione dello Strudelkopf (monte Specie). Il sentiero è proprio vicino al rifugio e procede dapprima in direzione Nord, per poi deviare verso Sud-Est. La progressione è spedita grazie alla dolce pendenza. La neve mai pesante permette di avanzare in modo comodo e ci permette di godere appieno di questa distesa candida puntinata qua e là di abeti solitari. Siamo di fatto sull'Alpe di Specie, luogo di avamposto austriaco durante la Grande Guerra. Dalla cima, e dal più modesto Col di Specie, venivano organizzati cannoni e obici in direzione del Monte Piana. A riprova di queste mie affermazioni, nel libro "Itinerari segreti della Grande Guerra nelle Dolomiti - Volume 4", Paolo Pozzato indica questo luogo tra quelli determinanti per la conquista del monte Piano nell'estate del 1915 e viene anche riportata l'artiglieria presente nell'attacco dimostrativo austriaco del 22 ottobre 1917: Al bombardamento partecipavano: […] - Strudelalpe (Alpe di Specie) ten.col. Frank: 2 cannoni;
Raggiungiamo la forcella denominata Strudelsattel dove è presente anche una piccola casermetta diroccata. Poco distante, in direzione della Val Chiara, un obelisco in pietra ricorda il battaglione bavarese degli Alpini che lo hanno edificato nel 1915. La cima del monte è in bella vista da questa posizione e già si può godere di una fantastica vista. In questo punto la neve a tratti risulta più abbondante, portata sicuramente anche dalle correnti che soffiano dalla forcella. Non veniamo comunque rallentati anche grazie alle ciaspe e, gambe in spalla, divoriamo l'ultimo quarto d'ora per raggiungere la vetta: monte Specie!
Veniamo accolti da un vento gelido, tagliente, che soffia con forza disumana in tutte le direzioni! La temperatura percepita è di diversi gradi sotto lo zero, dobbiamo bardarci per evitare di venire punti dai cristalli alzati da questo soffio glaciale. Non possiamo però socchiudere gli occhi per non perderci nessun particolare della meraviglia che si gode dinnanzi alla grande croce di legno che identifica la cima. Davanti a noi il poderoso monte Rudo (Rautkofel) con la limitrofa Croda dei Rondoi. Anche questo monte era logo di stazionamento austriaco che permetteva di avere una vista incredibile su Lavaredo e le Tre cime di fronte. Spostando lo sguardo verso Sud-est le vediamo che si stagliano e si innalzano quasi a tendere tre esili dita verso il cielo. Una prospettiva diversa dal solito ce le regala un po' schiacciate ma sempre inconfondibili! Poco più a destra i modesti monte Piano e monte Piana, teatro di sanguinosi combattimenti nella Grande Guerra. Il campo di battaglia circondato da cime molto più imponenti, come quella dov'è siamo ora, usate per osservare e direzionare bombardamenti atti a spazzare via l'una o l'altra compagine da questo tavolare… un tiro al bersaglio. Continuiamo in direzione Sud passando prima per i Cadini di Misurina, le Marmarole e il Sorapiss per ritornare sulle vette prospetticamente più vicine con il Gruppo del Cristallo. Continuiamo il cerchio visivo spostandoci sulle Tofane, tocchiamo cosi idealmente Cortina d'Ampezzo e la sua Croda Rossa che incombe su di noi. Il Picco di Vallandro ci invita al suo culmine da quanto è vicino. In direzione Nord possiamo ammirare delle anonime cime austriache imbiancate per poi terminare il 360 gradi sulla distinguibile Croda dei Baranci.
È facilmente intuibile il perché gli austriaci abbiano utilizzato l'Alpe di Specie come zona di osservazione. Da qui si ha una vista perfetta praticamente sull'intero fronte dolomitico. Si nota con estrema precisione dove inizia dal monte Rudo al suo termine nella zona delle Tofane. Respiriamo quel che rimane di questo indelebile ricordo storico e ci rimettiamo sui nostri passi per tornare al rifugio.
Ripercorriamo a ritroso la via di salita con il vento che ci accompagna fino in forcella. Ora il sole ci scalda nuovamente in questa giornata senza nuvole e con un cielo azzurro accecante. Al Vallandro ci meritiamo una bella pausa ristoratrice a base di prodotti tipici come una gustosa zuppa d'orzo, l'immancabile insalata di cappucci condita e una fetta di torta al grano saraceno come conclusione. Ci siamo riposati fin troppo e uscendo notiamo gli ultimi raggi del sole che corrono a nascondersi dietro le linee sinuose del Knollkopf.
Ripercorriamo la mulattiera e ci perdiamo nel bosco che ora risulta più cupo ma sempre ben evidente con la sua traccia candida. Prima di arrivare a Carbonin, tra i rami degli alberi veniamo catturati da una splendida enrosadira che infiamma le cime dei Cadini di Misurina (vedi foto!). Ritorniamo al parcheggio dove l'auto completamente cristallizzata ci attende alla bella temperatura di -5 gradi Celsius.
Termina così questa avventura all'Alpe di Specie. Un'escursione, che da Carbonin è per escursionisti allenati poiché sono circa 900 metri di dislivello e 20km di lunghezza. Se si sceglie, invece, di parcheggiare al Prato Piazza, l'escursione diventa alla portata di tutti con un dislivello esiguo di 350 metri circa per raggiungere la cima del monte Specie in relativa facilità. Un'avventura che raccoglie diversi tipi di emozioni: dalla natura in cui siamo immersi, la bellezza del panorama con praticamente tutte le cime dolomitiche maestose davanti a noi, fino alla storia e alla Prima Guerra Mondiale in cui questa montagna è stata indiscussa protagonista!

Il 2024 è cominciato, un nuovo anno si sta facendo largo e quale modo migliore per inaugurarlo se non con una splendida escursione sulla neve? Il meteo promette una giornata perfetta e così assieme al compagno di precedenti avventure, Alessandro, abbiamo come obiettivo l'inedito monte Specie. Questa cima ha più di un nome vista la sua appartenenza all'Austria fino alla fine del primo conflitto mondiale. Viene citato anche dallo storico Ottone Brentari nel suo libro del 1886 Guida Storico-Alpina del Cadore nel passaggio da Cimabanche verso Dobbiaco: Lasciati quindi a s. il Knollkopf (m. 2200) la V. di Platser e gli Strudelköpfe, ed a d. il Rauhkofel, a chil. 18 da Cortina, 11 da Botestagno, si giunge a Schluderbach (m. 1442). La località si chiamava, sino a pochi anni or sono, con nome italiano, Carbonin. Immagino sia difficile rintracciare il giusto appellativo tra tutti questi nomi di lingua tedesca. Il monte Specie è chiamato anche Strudelköpfe!
Parcheggiamo l'auto proprio a Carbonin, in uno spiazzo bordo strada a poche centinaia di metri dall'hotel/villaggio Ploner. Il cielo è di un azzurro terso, sono le 9:30 del mattino e la temperatura è di -8 gradi Celsius. Tutto intorno a noi gli alberi sono coperti da un sottile strato di neve. Anche se il percorso dovrebbe essere completamente battuto, portiamo con noi le ciaspole per evitare brutte sorprese. Zaino in spalla e, prima di attraversare la strada, ammiriamo la Croda Rossa d'Ampezzo baciata dai primi raggi di sole della mattina.
Raggiungiamo il lato opposto della Statale dal quale parte il sentiero CAI 37 verso Prato Piazza e il rifugio Vallandro. La via di salita è un'ampia mulattiera, battuta egregiamente dal gatto delle nevi e con una pendenza dolce e mai impegnata. I primi metri di dislivello si consumano nel sottobosco, all'ombra di abeti innevati e accompagnati dallo scrocchiare della neve sotto gli scarponi. A quota 1600 metri circa, in corrispondenza del terzo tornante, la vegetazione si dirada, il sole comincia a scaldarci regalandoci un dolce tepore. A pochi passi da qui, sul bordo destro del sentiero, si nota una lastra di pietra dove vengono indicati diversi nomi di soldati italiani di una brigata della Prima Guerra Mondiale.
Continuiamo a salire con la mulattiera inoltrandoci sempre più nella Val di Specie (Seelandtal), alla nostra destra la costa a tratti rocciosa dell'Alpe di Specie che con le sue pareti nasconde la vista della meta odierna. A quota 1800 metri circa, in corrispondenza di un tornante che volge a destra, si può notare il "sentiero dei milezinche" che lambisce la mulattiera. Ho percorso questa splendida via selvaggia nell'avventura del Cadin del Ghiacchiaio di Croda Rossa (clicca per tutti i dettagli su questo particolare sentiero).
Usciamo completamente dalla vegetazione a quota 1900 metri circa da cui possiamo finalmente vedere in lontananza il rifugio Vallandro. Alla nostra sinistra la dorsale del Knollkopf alle cui spalle c'è la solitaria Val dei Chenope (o Val dei Canope). Saliamo sul manto nevoso sempre più arrotondato e privo di flora ad interromperne il candore. Al primo tornante ci troviamo davanti un panorama spettacolare sui Cadini di Misurina e, ancor più vicino a noi, il Gruppo del Cristallo in cui sono distinguibili il Piz Popena e la cima del monte Cristallo. Sono nettamente visibili le avventure sulla cengia Raule al cospetto del Cristallino di Misurina, la forcella Michele e il Ghiacciaio del Cristallo!
Ultimi passi e ci ricongiungiamo con la strada che arriva da Prato Piazza, distesa ben visibile davanti a noi. Dietro, le cime innevate della Val di Braies. Ad un evidente bivio con annesso cartello in legno, seguitiamo sulla destra e in breve arriviamo alla prima tappa di oggi: il rifugio Vallandro! Imponente struttura in legno, con ampio spiazzo di fronte, il rifugio appare accogliente e ben organizzato. Per i più pigri, lo si può raggiungere con lievissimo sforzo parcheggiando l'auto a Prato Piazza dalla Val di Braies evitando il dislivello appena fatto di circa 600 metri. Con queste temperature e la via appesantita dalla neve, abbiamo impiegato poco meno di 2h per raggiungere il rifugio, pause incluse.



Data

04-01-2024

Distanza

20.12 KM

Tipo escursione

Ciaspolata

Dislivello

869 mt

  • Montagna

    Monte Specie

  • Indirizzo

    Carbonin, Trentino Alto Adige, Italy

  • Altitudine

    2309.00 m

  • Rifugi

    Rifugio Vallandro

  • Informazioni

    Rifugio Vallandro

Lasciamo il Vallandro dopo una breve pausa e intraprendiamo il sentiero CAI numero 34 in direzione dello Strudelkopf (monte Specie). Il sentiero è proprio vicino al rifugio e procede dapprima in direzione Nord, per poi deviare verso Sud-Est. La progressione è spedita grazie alla dolce pendenza. La neve mai pesante permette di avanzare in modo comodo e ci permette di godere appieno di questa distesa candida puntinata qua e là di abeti solitari. Siamo di fatto sull'Alpe di Specie, luogo di avamposto austriaco durante la Grande Guerra. Dalla cima, e dal più modesto Col di Specie, venivano organizzati cannoni e obici in direzione del Monte Piana. A riprova di queste mie affermazioni, nel libro "Itinerari segreti della Grande Guerra nelle Dolomiti - Volume 4", Paolo Pozzato indica questo luogo tra quelli determinanti per la conquista del monte Piano nell'estate del 1915 e viene anche riportata l'artiglieria presente nell'attacco dimostrativo austriaco del 22 ottobre 1917: Al bombardamento partecipavano: […] - Strudelalpe (Alpe di Specie) ten.col. Frank: 2 cannoni;
Raggiungiamo la forcella denominata Strudelsattel dove è presente anche una piccola casermetta diroccata. Poco distante, in direzione della Val Chiara, un obelisco in pietra ricorda il battaglione bavarese degli Alpini che lo hanno edificato nel 1915. La cima del monte è in bella vista da questa posizione e già si può godere di una fantastica vista. In questo punto la neve a tratti risulta più abbondante, portata sicuramente anche dalle correnti che soffiano dalla forcella. Non veniamo comunque rallentati anche grazie alle ciaspe e, gambe in spalla, divoriamo l'ultimo quarto d'ora per raggiungere la vetta: monte Specie!
Veniamo accolti da un vento gelido, tagliente, che soffia con forza disumana in tutte le direzioni! La temperatura percepita è di diversi gradi sotto lo zero, dobbiamo bardarci per evitare di venire punti dai cristalli alzati da questo soffio glaciale. Non possiamo però socchiudere gli occhi per non perderci nessun particolare della meraviglia che si gode dinnanzi alla grande croce di legno che identifica la cima. Davanti a noi il poderoso monte Rudo (Rautkofel) con la limitrofa Croda dei Rondoi. Anche questo monte era logo di stazionamento austriaco che permetteva di avere una vista incredibile su Lavaredo e le Tre cime di fronte. Spostando lo sguardo verso Sud-est le vediamo che si stagliano e si innalzano quasi a tendere tre esili dita verso il cielo. Una prospettiva diversa dal solito ce le regala un po' schiacciate ma sempre inconfondibili! Poco più a destra i modesti monte Piano e monte Piana, teatro di sanguinosi combattimenti nella Grande Guerra. Il campo di battaglia circondato da cime molto più imponenti, come quella dov'è siamo ora, usate per osservare e direzionare bombardamenti atti a spazzare via l'una o l'altra compagine da questo tavolare… un tiro al bersaglio. Continuiamo in direzione Sud passando prima per i Cadini di Misurina, le Marmarole e il Sorapiss per ritornare sulle vette prospetticamente più vicine con il Gruppo del Cristallo. Continuiamo il cerchio visivo spostandoci sulle Tofane, tocchiamo cosi idealmente Cortina d'Ampezzo e la sua Croda Rossa che incombe su di noi. Il Picco di Vallandro ci invita al suo culmine da quanto è vicino. In direzione Nord possiamo ammirare delle anonime cime austriache imbiancate per poi terminare il 360 gradi sulla distinguibile Croda dei Baranci.
È facilmente intuibile il perché gli austriaci abbiano utilizzato l'Alpe di Specie come zona di osservazione. Da qui si ha una vista perfetta praticamente sull'intero fronte dolomitico. Si nota con estrema precisione dove inizia dal monte Rudo al suo termine nella zona delle Tofane. Respiriamo quel che rimane di questo indelebile ricordo storico e ci rimettiamo sui nostri passi per tornare al rifugio.
Ripercorriamo a ritroso la via di salita con il vento che ci accompagna fino in forcella. Ora il sole ci scalda nuovamente in questa giornata senza nuvole e con un cielo azzurro accecante. Al Vallandro ci meritiamo una bella pausa ristoratrice a base di prodotti tipici come una gustosa zuppa d'orzo, l'immancabile insalata di cappucci condita e una fetta di torta al grano saraceno come conclusione. Ci siamo riposati fin troppo e uscendo notiamo gli ultimi raggi del sole che corrono a nascondersi dietro le linee sinuose del Knollkopf.
Ripercorriamo la mulattiera e ci perdiamo nel bosco che ora risulta più cupo ma sempre ben evidente con la sua traccia candida. Prima di arrivare a Carbonin, tra i rami degli alberi veniamo catturati da una splendida enrosadira che infiamma le cime dei Cadini di Misurina (vedi foto!). Ritorniamo al parcheggio dove l'auto completamente cristallizzata ci attende alla bella temperatura di -5 gradi Celsius.
Termina così questa avventura all'Alpe di Specie. Un'escursione, che da Carbonin è per escursionisti allenati poiché sono circa 900 metri di dislivello e 20km di lunghezza. Se si sceglie, invece, di parcheggiare al Prato Piazza, l'escursione diventa alla portata di tutti con un dislivello esiguo di 350 metri circa per raggiungere la cima del monte Specie in relativa facilità. Un'avventura che raccoglie diversi tipi di emozioni: dalla natura in cui siamo immersi, la bellezza del panorama con praticamente tutte le cime dolomitiche maestose davanti a noi, fino alla storia e alla Prima Guerra Mondiale in cui questa montagna è stata indiscussa protagonista!




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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