Cengia Nord del Cristallino: Cengia Raule

Una spettacolare cengia che abbraccia il Cristallino di Misurina


Una nuova avventura esplorativa per nel gruppo del Cristallo assieme all'inseparabile compagno di avventure "selvagge" Diego e la mitica Guida Alpina Edoardo. Meta di oggi è la cengia Nord del Cristallino di Misurina, una cengia quasi sconosciuta resa nota dal libro di Vittorino Mason in "Il libro delle cenge. 56 vie orizzontali nelle Dolomiti" e percorsa da Fabio Cammelli la cui relazione è presente nella rivista del CAI "Le Alpi Venete" della primavera/estate 2020.
È il 18 giugno e già dalla mattina si preannuncia una giornata tersa, priva di nubi, calda e perfetta per l'avventura di oggi. Raggiungiamo il Ponte de la Marogna nella Val Popéna Bassa, prima di Carbonin arrivando da Misurina. Abbiamo zaini leggeri e con lo stretto necessario per meglio destreggiarci nelle peripezie che sicuramente oggi faranno capolino nel nostro tragitto. Procediamo in direzione SE attraversando il greto del Rio della Val Fonda, asciutto, e ci inoltriamo nella boscaglia. Qui la traccia è evidente e ci sono bolli rossi su rocce e alberi. In breve raggiungiamo una lapide commemorativa della Prima Guerra Mondiale. Aggiriamo la lapide sulla sinistra e il bosco diventa un susseguirsi di strette e profonde gole che serpeggiano tra la vegetazione: siamo letteralmente immersi nelle storiche trincee della Grande Guerra! Per quanto possa essere emozionante la situazione, dobbiamo ragionare razionalmente per evitare di perderci in questi cunicoli. Mantenendo sempre una direzione verso SE, superiamo le trincee guadagnando dislivello nel bosco. Ritroviamo una timida traccia poco più avanti in cui notiamo distintamente del lavoro di "pulizia" recente con dei rami di pino mugo tranciati. Siamo accompagnati dal rumore del rio che scende dalla Val Cristallino, ma non lo scorgiamo mai tra le fronde. Arriviamo ad una specie di bivio e teniamo la sinistra dove è presente un masso con un segno rosso scolorito. Da qui la traccia diventa ampia, rimane in quota e procede per un bel pezzo nella vegetazione. Cerchiamo con l'applicazione Tabacco il punto corretto per deviare in direzione della Val de le Bance. A circa quota 1680, l'app ci segnala di deviare su un vecchio rio franoso abbastanza scomodo. Poco più avanti troviamo invece una via che sembra ben segnata e visibile che si inoltra nuovamente nel bosco. Scegliamo di percorrerla e con una comoda salita arriviamo a intersecare un sentiero larghissimo e super segnato che collega l'imbocco della Val Popéna Alta con il segnavia CAI 222.
Comincia così la vera Val de le Bance con una vegetazione che via via si dirada e lascia lo spazio ad un comodo ghiaione che si insinua tra la Croda de le Bance e l'imperiosa Croda Mosca. Fino a quota 2000mt l'ascesa è agile e molto comoda. Poi la valle si fa sempre più ristretta e ci si incanala verso l'omonima forcella de le Bance. Alla base della strozzatura ci teniamo sul versante orografico destro, costeggiando di fatto la Croda Mosca e cominciando a scalare i primi balzi di roccia che ci si presentano. I massi si accatastano uno sull'altro e, in diverse occasioni, obbligano a delle arrampicate per il loro superamento. Riusciamo a superare tutti gli ostacoli con relativa facilità. Ogni tanto mi permetto di guardare indietro e la gola sembra debba inghiottire e trascinare d'un tratto ogni cosa verso il basso. Torno a guardare avanti in direzione della forcella e la verticalità delle crode è così accentuata che sembra debbano piombare su di noi all'istante. Arriviamo all'altezza di un piccolo nevaio che ci invita a spostarci sul versante orografico sinistro. Qui procediamo nel tratto più impegnativo dove l'elevata pendenza della valle diventa proibitiva quando sul fondo c'è quel leggero ghiaino che non permette una sicura presa con gli scarponi. Un'ultima arrampicata di un salto di roccia di un paio di metri, delle facili roccette sulle quali guadagnare l'ultimo dislivello e arrivare a quota 2500mt circa dove ci attende un bello spiazzo ampio.
La vista è spettacolare sulle Tre Cime di Lavaredo, il monte Rudo e il più basso Monte Piana. Questo ampio e comodo spiazzo ci permette di riposare e di guardarci attorno. Proprio davanti a noi notiamo un intaglio nella roccia del Cristallino che sembra proprio la cengia che stiamo cercando. Riconosco qualche punto fotografato da Fabio Cammelli nella sua relazione e non ci sono dubbi, è proprio lei, la cengia Raule! Ci separano qualche centinaio di metri in linea d'aria e un profondo avvallamento con annesso nevaio. Notiamo che ci divide una piccola paretina che concordiamo di superare assicurati alla nostra guida Edoardo per sicurezza, visto che un passo falso ci porterebbe diritti nell'invaso innevato alto decine di metri. Prepariamo l'imbrago e il caschetto, ci leghiamo e inizia la cordata.



Data

18-06-2022

Distanza

17.80 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1300 mt

  • Montagna

    Cristallino di Misurina

  • Indirizzo

    Misurina, Veneto, Italy

  • Altitudine

    2567.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

La scalata della parete richiede davvero pochi minuti e per fortuna è molto più semplice del previsto. Superiamo una lingua innevata e approdiamo sulla cengia. Sì, è proprio lei, questa piccola striscia di roccia che sporge di poco dalla nuda roccia che sembra debba schiacciarla come un panino tagliato in due che incontra il companatico. Scegliamo di procedere in conserva vista la risicata larghezza della traccia e il baratro che eventualmente è pronto ad attenderci in caso di passo falso. Diego guida con sicurezza, io in mezzo ed Edoardo che ci tiene d'occhio con la sua esperienza. Si procede con cautela, a bordo roccia, in discesa. La cengia continua a scendere con una certa costanza. La roccia in alcuni tratti ci spinge verso il burrone e dobbiamo accucciarci per superare in sicurezza questi speroni. Scavalliamo lasciando la Val de le Bance per spostarci nel versante della Val Cristallino. Il panorama cambia ancora e ci permette di vedere Carbonin, il lago di Landro e l'omonima valle. Ritroviamo qualche "ometto" fatto da resti di granate della Grande Guerra che ci confermano di essere sulla giusta via. L'unica cosa che non ci torna è la continua discesa. Fortunatamente dopo poco, oltre ad allargarsi ampiamente, la cengia comincia a salire come ci aspettavamo. Ci addentriamo nel versante della Val Cristallino e l'anfiteatro di rocce e cime ci lascia senza parole. L'abisso presente alla nostra destra è sempre più accentuato e visibile, il colpo d'occhio sul panorama circostante ci rende chiara la nostra posizione sospesa.
Continuiamo senza difficoltà fino a un repentino restringimento della cengia, un salto nel vuoto, e la successiva continuazione. Siamo arrivati al punto chiave! Descritto da tutti come il punto focale dell'escursione consiste del superare un'interruzione totale della cengia per un metro scarso dove si può osservare davvero il vuoto. La difficoltà sta nel superare questo breve tratto e assicurarsi dall'altro lato dove sappiamo esserci un chiodo e una fettuccia. Il prode Edoardo fa sembrare il tutto quasi una passeggiata e, "in libera", in neanche un minuto, riesce a superare l'ostacolo, portarsi sull'altro lato e assicurare la corda per me e Diego. Sembra un gioco da ragazzi... sembra.
Vado io e già il passaggio fino all'interruzione non è banale. Qui la cengia si restringe per una larghezza in cui riesco ad avere tre quarti di scarpone appoggiato al terreno. Arrivo al punto nel vuoto. Non guardo sotto. Vado in spaccata su un comodo (si, davvero comodo) appoggio nell'altro lato della cengia. Sono in spaccata nel vuoto. Trovo un anfratto per appoggiare la seconda gamba. Sono totalmente dall'altra parte. Edoardo mi invita a spostarmi leggermente a destra, scendendo, dove ci sono una serie di piccoli appoggi per la risalita. Sarà il momento concitato, ma non li vedo fattibili, almeno per me. Scelgo quindi per una soluzione spartana, poco elegante, ma di pancia: mi isso sul terreno sassoso con gli appoggi a mia disposizione e letteralmente striscio in direzione di Edoardo. Arrivo alla meta, ce l'ho fatta! In modo poco elegante, ma ce l'ho fatta. Tutta l'operazione è stata fatta in una sicurezza estrema grazie all'aiuto di Edoardo. Ora è il omento di Diego e grazie alla sua esperienza riesce a superare il passaggio critico con eleganza e precisione (godetevi la sua performance nel video allegato perché merita).
Una soddisfazione estrema. Abbiamo superato il punto chiave, lo guardiamo e vediamo questa fenditura della roccia che sembra davvero invalicabile. Riprendiamo la cengia che ritorna di nuovo ampia e comoda. Un susseguirsi di brevi tratti pendenti e franosi ci rallentano fino ad arrivare ad un canalino formato da un piccolo nevaio che ci permette di procedere di fianco ad una roccia di Dolomia giallo-rosa spettacolare. La cengia continua per un lungo tratto fino ad arrivare al ricongiungimento con la Val Cristallino. Un ultimo tratto ripido e con ghiaia fine, ci separa dalla discesa comoda e divertente nel fondo innevato del ghiaione. Purtroppo c'è pochissima neve e la “corsa” spensierata dura poco e lascia spazio ad un ghiaione duro e puro con ghiaie dapprima dure e scivolose intervallate da tratti di comodi sassi in cui si sprofonda. La Val Cristallino, ad ogni passo, ci regala dei reperti bellici: dai pezzi di granate a schegge di bombe. Da suole chiodate rimaste pressoché intatte, fino al rinvenimento di una bomba ancora integra appoggiata ad un masso!
La meta con il greto del Rio Cristallino sembra sempre vicina, invece la discesa è eterna e impieghiamo moltissimo tempo per percorrere l'intero ghiaione. Ogni tanto mi volto in direzione della cengia: le pareti verticali alte e imponenti nascondono la cengia Raule che abbiamo appena percorso. Pensare che eravamo lì sopra in bilico su un sottile tratto sassoso fa quasi impressione.
Procediamo nel greto asciutto del rio. Per esperienza di una precedente escursione da parte di Diego ed Edoardo, sappiamo che più a valle il rio diventerà una cascata con un notevole salto di roccia. L'occhio attento di Edoardo trova una timida traccia in mezzo ai mughi sul versante orografico destro del greto. Il GPS conferma che siamo sulla via di ritorno corretta. Grazie a questo timido sentiero riusciamo ad addentrarci nuovamente nel bosco ed evitare così la cascata. La via dapprima accennata si trasforma in un vero e proprio percorso sempre più scavato fino a diventare una vera e propria trincea con la presenza anche di piccoli muretti a secco. Nella prima Guerra Mondiale questa zona era sotto il controllo italiano e questo tratto che stiamo percorrendo per tornare nella Bassa Val Popéna, dovrebbe essere più una retrovia. La linee del fronte principale dovevano essere verso la Val Fonda dove i nostri soldati erano schierati in direzione del Rauchkofel (monte Fumo) difeso dagli austriaci.
A quota 1700mt circa ci ricongiungiamo con il sentiero percorso all'andata e in breve siamo nuovamente al ponte de la Marogna chiudendo lo spettacolare anello. Si conclude così un'avventura esplorativa epica nelle retrovie del fronte italiano sul Cristallino di Misurina. Visti i numerosi ritrovamenti in Val Cristallino posso affermare che la guerra, purtroppo, è stata protagonista anche in questa vallata. La stessa cengia Raule ha riportato alla luce numerosi reperti a conferma che la cengia Nord del Cristallino di Misurina era utilizzata e conosciuta durante il conflitto.
Per una visione ancora più completa, non perdetevi la fantastica relazione dettagliata del mitico compagno di cordata Diego: Traversata della cengia nord del Cristallino di Misurina: la “cengia Raule”




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Difficoltà

Escursionisti Esperti con Attrezzatura - Vengono indicati i percorsi attrezzati (o vie ferrate), richiedono l'uso dei dispositivi di autoassicurazione.



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