Esplorazione dei Campanili di Val Popèna Alta

Dal Passo Tre Croci, all’ex rifugio Popèna fino a malga Misurina, per l’inedita forcella del Campanile Dibona


Autunno inoltrato, le foglie si tingono dei caratteristici colori accesi. La stagione sembra regalare ancora alcuni giorni di un’estate che non vuole lasciarci.
Ore 9, il sole è alto nel cielo di metà ottobre, io e l’inseparabile Diego siamo arrivati al punto di partenza di questa nuova avventura esplorativa. Ci troviamo tra Cortina d’Ampezzo e Misurina, poco dopo il Passo Tre Croci in direzione di quest’ultima. Precisamente sulla SS 48, all’altezza dell’ex casa cantoniera a quota 1665mt, in corrispondenza del Rio de Pòusa Marza, dove è presente un discreto spazio per poter lasciare l’auto e intraprendere il sentiero CAI 224 che inizia proprio da qui.
Un’ampia mulattiera in cemento ci accompagna per i primi metri di dislivello. Si inoltra in direzione NO, tra larici colorati, mughi e abeti, fino a quota 1794mt. Una deviazione ambigua ci segnala sia a destra che a sinistra la via per la forcella Popèna. Scegliamo di intraprendere il tracciato più “rustico” mantenendoci sulla sinistra e lasciando così la mulattiera. Il sentiero diventa così più autentico e si destreggia tra mughi bassi, regalandoci i primi panorami velati da una leggera nebbiolina.
In breve raggiungiamo Pòusa Marza, una radura pianeggiante con una piccola baita dove si può contemplare il silenzio. Viriamo ancora sulla sinistra e saliamo tra i baranci che ora si sono fatti più alti, anche se non ancora fitti come piacciono a noi! A quota 1936mt circa, una timida traccia sulla destra si inerpica decisa facendoci tagliare un’ampia ansa del sentiero ufficiale e facendoci guadagnare circa 50mt di dislivello rapidamente.
Ci ritroviamo così sul sentiero CAI 222, tratto dell’Alta Via numero 3, denominata anche “via dei camosci”, che parte da Villabassa e arriva a Longarone, nella valle del Piave. Siamo proprio sotto al Corno d’Angolo, caratteristica meta scialpinistica ai piedi del Piz Popèna.
Una deliziosa sorgente ci attende su un tratto scosceso creato da un recente impluvio franoso. Aggiriamo sulla destra questo tratto instabile non prima di gustarci un buon sorso di quest’acqua che zampilla dalle rocce.
Continuiamo a salire, la pendenza non è mai faticosa e la via si inoltra nuovamente tra i mughi e qualche roccia spiovente che ci portano su un ampio ghiaione a quota 2150mt circa. La visuale panoramica si apre sui Cadini, le Marmarole e il maestoso Sorapiss ancora offuscati da nuvole basse.
Una recente grossa frana costringe a fare un passaggio su ghiaia che risulta, stranamente, stabile e ci permette di superare il profondo impluvio formato. Ci avviciniamo così alla roccia, il sentiero si fa più stretto. Notiamo una deviazione sulla sinistra in direzione NE sulla traccia CAI 224b che ci porterebbe dritti alla malga Misurina. Noi invece scegliamo di rimanere sul 222 e, decisi in direzione N, percorriamo un’esile traccia a bordo roccia, mai pericolosa, raggiungendo così un tratto rimesso a nuovo in stile militare: ampie passerelle in legno, comode gradinate ben assestate ci permettono di salire gli ultimi metri verso la forcella Popèna in totale sicurezza e agilità. I parapetti non sono presenti in tutti i punti di questo tratto: prestare attenzione per chi soffre di vertigini. Raggiungiamo così la forcella da cui si ha una bellissima vista sul Gruppo del Cristallo. Sotto di noi i ruderi dell’ex rifugio Popèna. Inaugurato nel 1937, distrutto da un incendio, ora ne rimangono solo i muri esterni diroccati. In una posizione invidiabile, abbraccia la vista del Sorapiss, dal Piz Popèna con i suoi campanili, Punta Michele e i Campanili di Val Popèna Alta.
Ecco la meta di oggi: queste guglie sospese nel vuoto sono l’obiettivo esplorativo dell’escursione odierna. Dalla posizione in cui siamo sembra davvero ardita la salita che vogliamo intraprendere. Scendiamo in Val Popèna Alta lasciando temporaneamente la traccia CAI 222 e scegliendo delle vie “a vista” per puntare verso i campanili.
Discendiamo un prato secco, superiamo un breve tratto sassoso per intraprendere nuovamente la salita su balze erbose intervallate da ghiaia. Saliamo su questo ghiaione camuffato da prato, decisi in direzione N-NE, puntiamo dritti verso il Campanile Dibona.
Il Campanile Dibona è intitolato proprio al mitico alpinista di Cortina d’Ampezzo, Angelo Dibona, che nel 1913 ha salito in solitaria questa cima. Un’impresa titanica per l’epoca, veramente audace: un campanile che, al mio occhio non esperto di arrampicatore, sembra davvero impossibile da salire senza assicurazioni o ancoraggi.
Più ci avviciniamo al ghiaione, che ci porterà in forcella, e più vediamo che la via è possibile, le ombre formate dai Campanili ci avevano preoccupato inutilmente. Ora la traccia è evidente, i punti di risalita alla forcella sembrano davvero fattibili senza grosse difficoltà.



Data

16-10-2022

Distanza

14.65 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

950 mt

  • Montagna

    Gruppo del Cristallo

  • Indirizzo

    Misurina, Veneto, Italy

  • Altitudine

    2454.00 m

  • Rifugi

    Malga Misurina

  • Informazioni

    Malga Misurina

Ci incuneiamo alla sinistra di un costone roccioso, con il Campanile Dibona che ci indica la via. Saliamo fino a raggiungere l'esile sella che crea il costone roccioso. Siamo a quota 2300mt da cui si gode di una vista sull'intera parte finale della Val Popèna Alta. Gli ultimi ciuffi d'erba sono qui sulla sella, d'ora in poi ci aspettano solo rocce.
Riponiamo i bastoncini telescopici nello zaino e agganciamo il caschetto per sicurezza da possibili scariche di sassi.
Iniziamo così la salita finale verso la forcella innominata, la forcella inedita dei Campanili di Val Popèna Alta che si stagliano maestosi alla nostra destra. Li affianchiamo, la roccia dolomitica di un giallo-rosa caratteristico ci cattura costantemente lo sguardo. I nostri passi, invece, si fanno decisi sulle crode grigio-bianche di dimensioni variabili. Da sassi di piccole dimensioni si trasformano in massi compatti con piccole fenditure nelle quali noi riusciamo ad arrampicare. Scaliamo così agilmente delle facili roccette scegliendo via via la direzione migliore. La progressione è davvero piacevole in un'arrampicata quasi giocosa, mai esposta.
Le forme dei Campanili si fanno sempre più definite e, guardandoli, possiamo distinguere sulla sinistra il fatidico Campanile Dibona mentre, a destra, il Campanile di Popèna Alta. Al centro un pinnacolo innominato è distinguibile solo dall'angolazione in cui siamo ora durante la salita. Ci troviamo praticamente dietro al famoso "cuore" di roccia che si più ammirare nella forma originale salendo al Cristallino di Misurina e alla forcella Michele. In queste relazioni potrete trovare le foto di questa magica forma di roccia.
Ultimi metri sotto un sole caldo che sembra di fine agosto. Le rocce si trasformano quasi in ghiaia, il blu del cielo è sempre più vicino. A mezzogiorno raggiungiamo la forcella!
Il panorama da qui ci permette di osservare la salita che abbiamo appena percorso a picco sulla fine dolce in val Popèna Alta. Altre dorsali rocciose non ci permettono la vista chiara sul Piz Popena. L'imbuto verso la discesa dalla forcella è così tetro e angusto che fa paura. Sembra che da qui non si riesca a scendere in modo agevole. Cerchiamo una seconda via di discesa, quindi, aggirando una cresta rocciosa alla nostra sinistra attraverso una comoda cengetta, sottile, ma con facili appigli. Sbuchiamo in pochi passi su una seconda finestra della forcella in cui la digressione sembra nettamente più fattibile. Solo i primi metri sembrano veramente friabili e instabili… infatti sono proprio così!
Decidiamo di scendere da questa parte, in questa gola in ombra con una ghiaia, non durissima, ma altamente instabile. Percorriamo questi pochi metri con tutta la calma e l'attenzione possibile, spostandoci pian piano sulla sinistra e guadagnando un'inclinazione più agevole e con un ghiaia più comoda.
Da qui abbiamo una vista davvero spettacolare: sulla sinistra la mitica forcella Michele, inconfondibile, passando poi per la via normale al Cristallino di Misurina. Lo sguardo continua sulla forcella de le Bance, scende poi in Val de le Barache e si ferma alla vista delle Tre Cime di Lavaredo che svettano, centrali, tra il Cristallino e la parete del Campanile Dibona che possiamo quasi toccare con mano.
Ci spostiamo dapprima a sinistra, dove troviamo una flebile traccia (forse di camosci), che ci riporta verso destra. Scendiamo su terreno a tratti scivoloso. Obbligatorio avere passo sicuro e fermo.
Ripieghiamo nuovamente sulla sinistra per evitare dei balzi rocciosi molto evidenti e ci incuneiamo così tra massi e blocchi dove scendiamo con facilità. Non occorre nemmeno disarrampicare. Bisogna avere senso dell'orientamento e occhio critico per scegliere la via più agevole. Passato questo tratto impegnativo, ci ritroviamo sul canalone ghiaioso. Un comune canalone che punta diritto val de le Barache.
Dapprima un po' duro, si rivela poi un ghiaione da "sciata". Mi giro e non vedo più Diego, già partito per una corsa liberatoria sull'invitante ghiaino. Lo seguo a ruota divertendomi come un matto ad affondare gli scarponi e a creare quell'inconfondibile suono di discesa veloce del canalone. Ogni tanto mi volto verso il Campanile Dibona per scrutare la via appena percorsa: una bella esplorazione!
Arriviamo in Val de le Barache e, a quota 2170mt ci ricongiungiamo con il sentiero CAI 222a, via normale al Cristalino di Misurina, dove ci fermiamo per una breve pausa ristoratrice.
Scendiamo così sul sentiero fino a raggiungere Val Popèna Alta. Qui puntiamo alla parte opposta in direzione E fino a raggiungere il sentiero CAI 224 (variante dell'Alta Via numero 3).
Il paesaggio cambia completamente: dal ghiaione lasciato da poco, dalle rocce maestose del Gruppo del Cristallo, l'ambiente diventa più dolce e ameno con la presenza di larici dai colori giallo-arancio. Dobbiamo nuovamente salire per raggiungere la parte più alta della Costa de Popèna.
Camminare all’interno del bosco di larici multicolore non fa pesare la salita, si procede molto spediti grazie anche alla pendenza non eccessiva.
In breve raggiungiamo la sommità della Costa de Popèna da dove si comincia a vedere il Lago di Misurina e i magnifici Cadini.
Il sentiero ora scende dolcemente tra alti mughi. Al primo tornante sulla sinistra, alzando lo sguardo, si ha la vista più bella che si possa desiderare: il lago, colore smeraldo, abbracciato dai Cadini spioventi alla propria destra. I larici, di un giallo caldo, punteggiano il bosco del Col de Varda; in fondo, svettano isolate le Tre Cime di Lavaredo chiudendo un quadro autunnale che lascia a bocca aperta!
Entriamo in un bosco sempre più folto, fino a raggiungere un’ampia radura dove sbuca una grande malga con annessa stalla: la malga di Misurina! A quota 1795mt termina la nostra escursione, ci sediamo comodi ad un tavolo della malga: sole in faccia e caldo tepore ci anticipano un succulento pranzo a base di affettati e formaggi locali. Un giro di grappe fatte in casa è d’obbligo contemplando le gesta appena vissute.
La Malga di Misurina dista 10 minuti a piedi dalla strada principale e può essere raggiunta comodamente in auto: per le persone minimamente preparate consiglio di raggiungerla a piedi per poi spingersi a ritroso nel sentiero appena descritto e godere della splendida vista. Si conclude così una splendida avventura esplorativa, priva di difficoltà tecniche, eccezionale dal punto di vista paesaggistico e storico. Un’escursione indicata ad escursionisti esperti solo per la salita, e il primo tratto franoso in discesa, della forcella del Campanile Dibona, il resto dell’esplorazione si destreggia tra ampi sentieri turistici con segnavia CAI alla portata di tutti.
Per maggiori informazioni, dettagli e foto dell'avventura non dimenticare di leggere la splendida relazione di Diego nel suo blog WindChili!




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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