Col de Moi e le creste dei Loff

Avventura nelle Prealpi Venete tra sentieri dimenticati in un luogo autentico e remoto

L’avventura di oggi ci porta nelle Prealpi Venete, precisamente nel trevigiano a Cison di Valmarino.
Assieme al compagno di escursioni Leonardo raggiungiamo il parcheggio Peroz superando il caratteristico paese di Cison e il memoriale degli Alpini caduti, il bosco delle Penne Mozze.
L’itinerario prevede una scorpacciata di cime e di creste in una delle ultime giornate di inverno dove, a queste quote, la neve è ormai un tenero ricordo.
Direttamente dal piazzale Peroz ci si prospetta subito un trivio dove noi scegliamo la via più diretta, la più faticosa apparentemente, ovvero il sentiero dell’Asta, segnavia CAI 987. Ci addentriamo in una zona in cui la vegetazione risulta spoglia e fin da subito il tenore della salita si fa sentire. Una pendenza continua, accentuata, che ci obbliga a riprendere fiato con intervalli abbastanza ravvicinati. Procediamo a zig-zag molto irti superando rocce e brevi radure panoramiche. In breve raggiungiamo il tratto caratteristico di questa variante: la via attrezzata. Un susseguirsi di brevi cavi metallici (una trentina di metri) che agevolano la progressione su alcuni balzi di roccia leggermente esposti ma mai pericolosi. Certo, l’escursionista che si avventura in questo tratto di sentiero deve essere preparato e avere passo fermo. La salita ci regala una vista aerea magnifica sulle vette circostanti mentre procediamo in questa gola tra loppe e nuda roccia.
In questa parte di sentiero incontriamo anche delle piccole zecche. Tutta la zona descritta in questa avventura è da valutare con attenzione per la presenza di zecche. Anni fa ricordo di essere sceso da una di queste tracce ed essermi ritrovato a “spluciarmi” da una decina di zecche. Previdenti, io e Leonardo, ci siamo spruzzati abbondantemente con un repellente specifico per questi parassiti.
Continuiamo raggiungendo l’apice della gola rocciosa ricongiungendoci al sentiero della Costa del Vent, anch’esso percorribile dal parcheggio del Peroz e alternativa più semplice del sentiero dell’Asta. Ci immergiamo in un boschetto di faggi che comunque fa passare i caldi raggi del sole. La via continua con brevi e stretti tornanti procedendo sempre praticamente in linea retta nella direzione dei Loff. Intersechiamo anche il sentiero 991 verso la forcella Foran che raggiungeremo più tardi. Da qui manca davvero poco alla prima tappa odierna.
Usciamo su un piccolo pianoro erboso, notiamo una grande panchina di legno rialzata che preannuncia l’arrivo, aggirando una costa rocciosa, al mitico bivacco dei Lòff! In lingua Cimbra “lòff” significa “lupi”, da qui la traduzione bivacco dei lupi, soprannome che, tra l’altro, viene dato agli abitanti di Cison di Valmarino. Il bivacco è addossato alla parete rocciosa del Crodon del Gevero, davanti una bella terrazza permette di godere di uno splendido panorama sulla valle di Cison.
Crocevia di molti sentieri il bivacco dei Lòff è una tappa obbligata. Qui infatti troviamo diverse persone che si riposano per continuare un itinerario diverso dal nostro. Ritorniamo brevemente sui nostri passi fino ad incontrare la deviazione, all’altezza della panchina in legno, che indica la cima del Valon Scuro. Un sentiero sulla balza erbosa ben evidente ci permette in pochi minuti di raggiungere le creste. Arrivati sulla sella si può notare fin da subito una spettacolare vista sulle ultime Prealpi Venete come il Col Visentin e il Col Nudo, per poi perdersi nelle più tipiche Dolomiti come la Cima dei Preti, la Schiara, il Pelmo, il Civetta, fino all’Agnèr!
Saliamo al vicino Crodon del Gevero (in veneto “lepre”), un particolare “sasso” prominente verso sud veramente caratteristico che merita la salita anche per la presenza di una piccola Madonnina incastonata in una scheggia di bombarda della Prima Guerra Mondiale che sembra essere stata creata appositamente come capitello. Presente anche il libro di vetta sotto alla Madonnina, quota 1250mt.
Ritorniamo sulle creste e le percorriamo interamente in direzione della Cima Valon Scuro (o cima Vallon Scur o “La Pala”). Creste decisamente ampie, piacevoli, mai esposte ma che regalano una bellissima sensazione di libertà visto il raggio di visuale tra la valle di Cison e la maestosa Valbelluna. In una decina di minuti raggiungiamo anche la seconda cima: il Vallon Scuro.
Quota 1280 metri, una classica croce ad indicare la vetta. Si continua ad avere uno splendido panorama in direzione di Follina e della piana di Soligo. La cima è raggiungibile agilmente anche dalla zona di Trichiana con una via più rapida.
Lasciamo il Vallon Scuro e cominciamo una ripida discesa in direzione della forcella Foran. Davanti a noi il prossimo obiettivo e la cima più alta di giornata: il Col de Moi. Scendiamo velocemente fino a raggiungere la forcella e scegliamo la via diretta e in cresta, su sentiero CAI 991, per raggiungere la vetta. Si ritorna così in salita, gli ultimi 300 metri di dislivello positivi.
Attorno a noi comincia ad addensarsi una serie di nuvole che portano più che altro una spessa foschia. La cresta del colle è piacevole anche se, dopo aver percorso già 700 metri di dislivello e una ristoratrice discesa, sembra una salita particolarmente dura. Diversi parapendii ci volteggiano sopra le teste e, infatti, il vento comincia ad essere sempre più presente, incisivo e pungente. E finalmente eccoci sulla cima a 1358 metri: Col de Moi! È molto interessante il significato storico di questa vetta. In passato, quando i contadini andavano a falciare il fieno sulle dorsali di questo monte, pioveva spesso e di conseguenza era sempre visto ed etichettato come “bagnato”, “umido”. Ovviamente il nomignolo era dato in lingua locale, in dialetto infatti “moi”, “moio” identifica qualcosa di pieno d’acqua, decisamente umido.
In cima al Col de Moi è presente una particolare croce in acciaio trapunta di molti specchi e specchietti. Vista la giornata nebbiosa e la presenza di molti parapendii, mi risulta facile comprenderne il motivo dell’installazione proprio sulla croce. Purtroppo il meteo non ci permette di osservare il panorama da questo punto, il vento decisamente gelido ci costringe ad una rapida pausa per poi ridiscendere verso la forcella Foran.
Da qui intraprendiamo un timido sentiero indicato con un esile palo di legno e la targhetta con inciso “TV1” e poco sotto “E/7”. Questa traccia è conosciuta come “sentiero dell’Arco” e fin da subito è uno spettacolo eccezionale! Una cresta bella, divertente, che permette di camminare quasi su una lama di rasoio senza particolari pericoli. Alcuni punti risultano delicati per la presenza di brevi balze rocciose e quindi lo consiglio per escursionisti comunque preparati. Procediamo dapprima in quota, scendiamo incontrando una piccola sella dove a destra si può continuare verso il monte Schiaffet e la Val del Diavolo con l’omonima forcella, dove nel 2020 abbiamo effettuato un’altra escursione molto avvincente. Continuiamo nella discesa e veniamo rapiti dalla vista del luogo che da il nome al sentiero: un maestoso arco di roccia che crea una finestra naturale sulla valle. Un arco sicuramente scavato dall’acqua nei millenni e dove ancora scorre regalando una piacevole pioggia rinfrescante.
Procediamo spediti alla conclusione di questo anello, intersecando una nuova traccia denominata “Sentiero del Pissol”. Un sentiero che si destreggia dapprima in un boschetto di faggi, poi rasenta le pareti rocciose della stessa confermazione dell’arco. Successivamente volge su un’ampia cengia che comunque risulta a picco, nel tratto più sporgente, verso la valle di Cison. Un susseguirsi di brevi e ripidi tornanti ci fanno perdere quota in modo rapido, non banali alcuni passaggi dove si necessita di passo fermo e un punto in cui serve disarrampicare un paio di metri.
Cominciamo a sentire il rumore dell’acqua, il sentiero risulta sempre più piano e semplice. Superiamo la deviazione che risale verso la Valle del Diavolo e seguitiamo nella direzione del suono dell’acqua. In breve raggiungiamo così la cascata del Pissol: una splendida cascata di 5 metri circa che riversa nella valle acqua fresca che permette di avere una flora rigogliosa da questo punto in poi. Non a caso dapprima vedevamo solo sterpaglie, rocce e loppe d’erba ancora color fieno. Qui invece la vita donata da questa cascata permette di godere di una Primavera in anticipo. Ci rinfreschiamo e ci godiamo una pausa in questo luogo di completo relax.
Seguiamo il sentiero ai bordi del torrentello creato dal Pissol e, nel giro di qualche minuto, sbuchiamo al piazzale Peroz concludendo questa magica escursione.
Un’avventura che si può percorrere in tutte le stagioni, consigliate la primavere e l’autunno. La scelta dei sentieri in questa zona permette di scegliere le tracce migliori in base alla preparazione. L’escursione di oggi, replicata per intero, la consiglio a degli escursionisti preparati, anche se non proprio esperti devono comunque avere passo fermo e comunque senso dell’orientamento soprattutto per il sentiero dell’Arco. Optando per la partenza dal passo San Boldo invece, il bivacco dei Loff può essere raggiunto anche da amanti della montagna senza particolare preparazione.
Da come avete potuto notare questa avventura ha notevoli cenni ad animali e alla confermazione geologica del luogo. Mi sono permesso quindi di immaginare questa avventura anche come una fiaba per i più piccoli:
”Nel fitto bosco, la lepre Gevero sentì il pericolo avvicinarsi. I lupi, con i loro occhi affamati, stavano cercando di penetrare nel suo Crodon del Gevero. Senza pensarci due volte, Gevero fuggì, cercando una via di fuga attraverso il Vallon Scuro. La sua piccola forma si muoveva agilmente tra i sentieri in cresta, mentre il cuore batteva forte nel petto. Superato il Vallon Scuro, Gevero trovò un rifugio temporaneo su un colle umido chiamato Col de Moi. Qui si nascose, sperando di sfuggire alla minaccia dei lupi. Dopo aver trascorso un po' di tempo al sicuro, Gevero decise di proseguire il viaggio. Seguendo un sentiero in cresta, attraversò un imponente arco di roccia che si ergeva verso il cielo. Con ogni passo, la tensione svaniva e la speranza rinacque nel suo cuore. Alla fine del sentiero, Gevero si trovò di fronte a una piccola cascata che scendeva dolcemente tra le rocce. Con un sospiro di sollievo, Gevero si avvicinò alla cascata, lasciando che l'acqua fresca rinfrescasse il suo corpo affaticato. Disteso ai piedi della cascata, Gevero chiuse gli occhi, finalmente in pace dopo la fuga dai lupi. Ora, circondato dalla bellezza della natura, poteva finalmente rilassarsi e recuperare le forze.”

L’avventura di oggi ci porta nelle Prealpi Venete, precisamente nel trevigiano a Cison di Valmarino.
Assieme al compagno di escursioni Leonardo raggiungiamo il parcheggio Peroz superando il caratteristico paese di Cison e il memoriale degli Alpini caduti, il bosco delle Penne Mozze.
L’itinerario prevede una scorpacciata di cime e di creste in una delle ultime giornate di inverno dove, a queste quote, la neve è ormai un tenero ricordo.
Direttamente dal piazzale Peroz ci si prospetta subito un trivio dove noi scegliamo la via più diretta, la più faticosa apparentemente, ovvero il sentiero dell’Asta, segnavia CAI 987. Ci addentriamo in una zona in cui la vegetazione risulta spoglia e fin da subito il tenore della salita si fa sentire. Una pendenza continua, accentuata, che ci obbliga a riprendere fiato con intervalli abbastanza ravvicinati. Procediamo a zig-zag molto irti superando rocce e brevi radure panoramiche. In breve raggiungiamo il tratto caratteristico di questa variante: la via attrezzata. Un susseguirsi di brevi cavi metallici (una trentina di metri) che agevolano la progressione su alcuni balzi di roccia leggermente esposti ma mai pericolosi. Certo, l’escursionista che si avventura in questo tratto di sentiero deve essere preparato e avere passo fermo. La salita ci regala una vista aerea magnifica sulle vette circostanti mentre procediamo in questa gola tra loppe e nuda roccia.
In questa parte di sentiero incontriamo anche delle piccole zecche. Tutta la zona descritta in questa avventura è da valutare con attenzione per la presenza di zecche. Anni fa ricordo di essere sceso da una di queste tracce ed essermi ritrovato a “spluciarmi” da una decina di zecche. Previdenti, io e Leonardo, ci siamo spruzzati abbondantemente con un repellente specifico per questi parassiti.
Continuiamo raggiungendo l’apice della gola rocciosa ricongiungendoci al sentiero della Costa del Vent, anch’esso percorribile dal parcheggio del Peroz e alternativa più semplice del sentiero dell’Asta. Ci immergiamo in un boschetto di faggi che comunque fa passare i caldi raggi del sole. La via continua con brevi e stretti tornanti procedendo sempre praticamente in linea retta nella direzione dei Loff. Intersechiamo anche il sentiero 991 verso la forcella Foran che raggiungeremo più tardi. Da qui manca davvero poco alla prima tappa odierna.
Usciamo su un piccolo pianoro erboso, notiamo una grande panchina di legno rialzata che preannuncia l’arrivo, aggirando una costa rocciosa, al mitico bivacco dei Lòff! In lingua Cimbra “lòff” significa “lupi”, da qui la traduzione bivacco dei lupi, soprannome che, tra l’altro, viene dato agli abitanti di Cison di Valmarino. Il bivacco è addossato alla parete rocciosa del Crodon del Gevero, davanti una bella terrazza permette di godere di uno splendido panorama sulla valle di Cison.
Crocevia di molti sentieri il bivacco dei Lòff è una tappa obbligata. Qui infatti troviamo diverse persone che si riposano per continuare un itinerario diverso dal nostro. Ritorniamo brevemente sui nostri passi fino ad incontrare la deviazione, all’altezza della panchina in legno, che indica la cima del Valon Scuro. Un sentiero sulla balza erbosa ben evidente ci permette in pochi minuti di raggiungere le creste. Arrivati sulla sella si può notare fin da subito una spettacolare vista sulle ultime Prealpi Venete come il Col Visentin e il Col Nudo, per poi perdersi nelle più tipiche Dolomiti come la Cima dei Preti, la Schiara, il Pelmo, il Civetta, fino all’Agnèr!
Saliamo al vicino Crodon del Gevero (in veneto “lepre”), un particolare “sasso” prominente verso sud veramente caratteristico che merita la salita anche per la presenza di una piccola Madonnina incastonata in una scheggia di bombarda della Prima Guerra Mondiale che sembra essere stata creata appositamente come capitello. Presente anche il libro di vetta sotto alla Madonnina, quota 1250mt.
Ritorniamo sulle creste e le percorriamo interamente in direzione della Cima Valon Scuro (o cima Vallon Scur o “La Pala”). Creste decisamente ampie, piacevoli, mai esposte ma che regalano una bellissima sensazione di libertà visto il raggio di visuale tra la valle di Cison e la maestosa Valbelluna. In una decina di minuti raggiungiamo anche la seconda cima: il Vallon Scuro.
Quota 1280 metri, una classica croce ad indicare la vetta. Si continua ad avere uno splendido panorama in direzione di Follina e della piana di Soligo. La cima è raggiungibile agilmente anche dalla zona di Trichiana con una via più rapida.
Lasciamo il Vallon Scuro e cominciamo una ripida discesa in direzione della forcella Foran. Davanti a noi il prossimo obiettivo e la cima più alta di giornata: il Col de Moi. Scendiamo velocemente fino a raggiungere la forcella e scegliamo la via diretta e in cresta, su sentiero CAI 991, per raggiungere la vetta. Si ritorna così in salita, gli ultimi 300 metri di dislivello positivi.
Attorno a noi comincia ad addensarsi una serie di nuvole che portano più che altro una spessa foschia. La cresta del colle è piacevole anche se, dopo aver percorso già 700 metri di dislivello e una ristoratrice discesa, sembra una salita particolarmente dura. Diversi parapendii ci volteggiano sopra le teste e, infatti, il vento comincia ad essere sempre più presente, incisivo e pungente. E finalmente eccoci sulla cima a 1358 metri: Col de Moi!



Data

17-03-2024

Distanza

8.12 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1025 mt

  • Montagna

    Col de Moi

  • Indirizzo

    Cison di Valmarino, Veneto, Italy

  • Altitudine

    1358.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

È molto interessante il significato storico di questa vetta. In passato, quando i contadini andavano a falciare il fieno sulle dorsali di questo monte, pioveva spesso e di conseguenza era sempre visto ed etichettato come “bagnato”, “umido”. Ovviamente il nomignolo era dato in lingua locale, in dialetto infatti “moi”, “moio” identifica qualcosa di pieno d’acqua, decisamente umido.
In cima al Col de Moi è presente una particolare croce in acciaio trapunta di molti specchi e specchietti. Vista la giornata nebbiosa e la presenza di molti parapendii, mi risulta facile comprenderne il motivo dell’installazione proprio sulla croce. Purtroppo il meteo non ci permette di osservare il panorama da questo punto, il vento decisamente gelido ci costringe ad una rapida pausa per poi ridiscendere verso la forcella Foran.
Da qui intraprendiamo un timido sentiero indicato con un esile palo di legno e la targhetta con inciso “TV1” e poco sotto “E/7”. Questa traccia è conosciuta come “sentiero dell’Arco” e fin da subito è uno spettacolo eccezionale! Una cresta bella, divertente, che permette di camminare quasi su una lama di rasoio senza particolari pericoli. Alcuni punti risultano delicati per la presenza di brevi balze rocciose e quindi lo consiglio per escursionisti comunque preparati. Procediamo dapprima in quota, scendiamo incontrando una piccola sella dove a destra si può continuare verso il monte Schiaffet e la Val del Diavolo con l’omonima forcella, dove nel 2020 abbiamo effettuato un’altra escursione molto avvincente. Continuiamo nella discesa e veniamo rapiti dalla vista del luogo che da il nome al sentiero: un maestoso arco di roccia che crea una finestra naturale sulla valle. Un arco sicuramente scavato dall’acqua nei millenni e dove ancora scorre regalando una piacevole pioggia rinfrescante.
Procediamo spediti alla conclusione di questo anello, intersecando una nuova traccia denominata “Sentiero del Pissol”. Un sentiero che si destreggia dapprima in un boschetto di faggi, poi rasenta le pareti rocciose della stessa confermazione dell’arco. Successivamente volge su un’ampia cengia che comunque risulta a picco, nel tratto più sporgente, verso la valle di Cison. Un susseguirsi di brevi e ripidi tornanti ci fanno perdere quota in modo rapido, non banali alcuni passaggi dove si necessita di passo fermo e un punto in cui serve disarrampicare un paio di metri.
Cominciamo a sentire il rumore dell’acqua, il sentiero risulta sempre più piano e semplice. Superiamo la deviazione che risale verso la Valle del Diavolo e seguitiamo nella direzione del suono dell’acqua. In breve raggiungiamo così la cascata del Pissol: una splendida cascata di 5 metri circa che riversa nella valle acqua fresca che permette di avere una flora rigogliosa da questo punto in poi. Non a caso dapprima vedevamo solo sterpaglie, rocce e loppe d’erba ancora color fieno. Qui invece la vita donata da questa cascata permette di godere di una Primavera in anticipo. Ci rinfreschiamo e ci godiamo una pausa in questo luogo di completo relax.
Seguiamo il sentiero ai bordi del torrentello creato dal Pissol e, nel giro di qualche minuto, sbuchiamo al piazzale Peroz concludendo questa magica escursione.
Un’avventura che si può percorrere in tutte le stagioni, consigliate la primavere e l’autunno. La scelta dei sentieri in questa zona permette di scegliere le tracce migliori in base alla preparazione. L’escursione di oggi, replicata per intero, la consiglio a degli escursionisti preparati, anche se non proprio esperti devono comunque avere passo fermo e comunque senso dell’orientamento soprattutto per il sentiero dell’Arco. Optando per la partenza dal passo San Boldo invece, il bivacco dei Loff può essere raggiunto anche da amanti della montagna senza particolare preparazione.
Da come avete potuto notare questa avventura ha notevoli cenni ad animali e alla confermazione geologica del luogo. Mi sono permesso quindi di immaginare questa avventura anche come una fiaba per i più piccoli:
”Nel fitto bosco, la lepre Gevero sentì il pericolo avvicinarsi. I lupi, con i loro occhi affamati, stavano cercando di penetrare nel suo Crodon del Gevero. Senza pensarci due volte, Gevero fuggì, cercando una via di fuga attraverso il Vallon Scuro. La sua piccola forma si muoveva agilmente tra i sentieri in cresta, mentre il cuore batteva forte nel petto. Superato il Vallon Scuro, Gevero trovò un rifugio temporaneo su un colle umido chiamato Col de Moi. Qui si nascose, sperando di sfuggire alla minaccia dei lupi. Dopo aver trascorso un po' di tempo al sicuro, Gevero decise di proseguire il viaggio. Seguendo un sentiero in cresta, attraversò un imponente arco di roccia che si ergeva verso il cielo. Con ogni passo, la tensione svaniva e la speranza rinacque nel suo cuore. Alla fine del sentiero, Gevero si trovò di fronte a una piccola cascata che scendeva dolcemente tra le rocce. Con un sospiro di sollievo, Gevero si avvicinò alla cascata, lasciando che l'acqua fresca rinfrescasse il suo corpo affaticato. Disteso ai piedi della cascata, Gevero chiuse gli occhi, finalmente in pace dopo la fuga dai lupi. Ora, circondato dalla bellezza della natura, poteva finalmente rilassarsi e recuperare le forze.”




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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