Forcella Rauhkofel - Monte Scabro

Itinerario alla scoperta delle trincee austriache della Grande Guerra


Nuova avventura sul gruppo del Cristallo con partenza da Carbonin. L'obiettivo di oggi è la forcella Rauhkofel sul Monte Scabro, baluardo della difesa austriaca nella Prima Guerra Mondiale.
Parto dapprima a fare un po' di chiarezza sulla nomenclatura di questi luoghi. Data la natura germanica, anche se mi sono documentato, posso incappare in qualche errore o scivolone di traduzione. Se qualche escursionista di lingua tedesca, o esperto della zona, leggesse questo articolo e trovasse delle inesattezze sarò ben lieto di correggerle.
Sulle cartine topografiche della zona è facile trovare la denominazione di Rauchkofel, in italiano Monte Fumo (o Monte del Fumo). La montagna in questione fa sempre parte del gruppo del Cristallo e divide la Val Fonda (Tiefental) dalla Val della Fontana di Sigismondo (Mundsbrunntal). Questa lingua montuosa è caratterizzata da due punte che predominano sul resto della cresta: una a quota 2126 mt l'altra a quota 2343 mt. L'ultimo punto di discontinuità prima di ricongiungersi a Costabella (o Costa Bela), e di conseguenza al Gruppo del Cristallo, è proprio la forcella Rauhkofel. Sulle cartine, la forcella è segnata con la corretta nomenclatura "Rauhkofel" dove "Rauh" significa ruvido, scabro. Da qui la derivazione del monte originale, per l'appunto Monte Scabro. Anche nel libro "Itinerari Segreti della Grande Guerra nelle Dolomiti – Volume terzo" a pagina 68 c'è una rappresentazione a penna delle isoipse e delle postazioni nemiche sul Monte Scabro che l'esercito italiano aveva prodotto per studiare il miglior modo di attaccare. Su questo schizzo è riportato infatti M.te Raukoff dove "Rau" è per l'appunto la stessa voce che identifica "ruvido", "scabro", mentre "koff" sta per "kofel" che significa "cima del colle". Sicuramente nel corso del tempo, forse proprio con i vari rapporti fatti dagli ufficiali italiani durante la Grande Guerra, c'è stato un errore di trascrizione da "Rauh" a "Rauch" (fumo). Da qui, infatti il nome che tutt'ora abbiamo sulle cartine: Monte Fumo. Io per coerenza lo chiamerò sempre Monte Scabro (o Rauhkofel).
Ritorniamo ai giorni nostri. Una bella compagnia composta dall'inseparabile Diego, il mitico Edoardo, Riccardo, nuovo compagno di avventure selvagge, e il sottoscritto, è pronta a partire verso la forcella. Partiamo da Carbonin, poco prima dell'Hotel Croda Rossa in una sosta a bordo della SS51. Puntiamo diritti verso la Valle della Fontana di Sigismondo, guadiamo un piccolo torrente che fa da immissario al Lago di Landro poco distante da dove siamo noi. Passiamo un piccolo prato ancora umido di rugiada e ci inoltriamo in un boschetto di abeti. Raggiungiamo la strada sterrata che si congiunge alla pista ciclabile e si inoltra nel bosco. Arriviamo al bivio dove una traccia si inerpica nella fitta vegetazione verso S, mentre l'altra continua nella direzione della strada a O. Il primo sentiero è il vecchio segnavia che porta in cima al Monte Scabro attraverso una scorpacciata di mughi fino ad arrivare alla cresta e successivamente in cima alla quota di 2126 mt. Noi scegliamo il secondo sentiero e puntiamo al greto del rio della Valle della Fontana di Sigismondo. Lo raggiungiamo in brevissimo tempo e lo percorriamo per qualche minuto.
Il monte Scabro e la Costabella cominciano a innalzarsi tra la due rive del greto. A quota 1500mt circa si nota una traccia che sale sul versante orografico sinistro e si inoltra nella vegetazione. Il sentiero è costellato di segnaletica CAI bianco-rossa: questo itinerario, infatti, era un segnavia marcato "rosso" su cartina Tabacco di qualche anno fa. Evidentemente ora non è più mantenuto e, quindi, raggiungere il monte Scabro da Carbonin per poi scendere in Val della Fontana di Sigismondo è diventato a tutti gli effetti un itinerario "selvaggio". Guadagnamo costantemente dislivello fino a circa quota 1700mt dove passiamo nel versante orografico destro dell'alveo e la vegetazione cambia nei soliti odiati/amati baranci. Siamo quindi sotto alle pareti verticali del Monte Scabro che dapprima si presentano grigio-nere dal continuo scorrere di sottili rigagnoli di acqua che gocciolano saltuariamente sulle nostre teste. Dall'altra parte i canaloni verdeggianti intervallati da ghiaie compatte del Costabella. Siamo praticamente in corrispondenza della cima del Monte Scabro, 300mt più sotto. Chissà come erano disposti da questo lato gli austriaci, nel 1916, difesi da queste pareti, sicuri nella roccaforte. Dalla parte opposta in Val Fonda, gli italiani, da un canalone che sale da Colle Edoardo cercano di raggiungere un'insellatura a quota 1979mt poco sotto la cima. Volevano tentare un'imboscata, un attacco a sorpresa, ma questo monte si è dimostrato inespugnabile.
Continuiamo sul sentiero con i mughi che si diradano e lasciano spazio ad una traccia ghiaiosa. Le pareti dello Scabro cominciano a diventare di colore giallo ocra e cominciamo a vedere i primi impluvi di ghiaia creati da recenti smottamenti. Poco sotto quota 1800mt una frana ha portato via il sentiero originale. Noi rimaniamo in quota superando dei muri di ghiaia non troppo dura fortunatamente. Il sentiero ufficiale, invece, in questo punto scende quasi dentro al greto del rio, per poi risalire deciso in direzione SE e punta le rocce alla base della cima del Monte Scabro. È visibile anche una chiazza bianco-rossa su un grande masso giallastro. Dalla nostra posizione però non abbiamo chiaro lo stato del percorso che porta in cima. Da quota 1900mt circa siamo costretti a destreggiarci nel greto del rio. Una serie di massi accatastati permettono una facile progressione prima su alveo asciutto e poi direttamente sul flebile rio. La via continua con questa modalità, orientandosi "a vista", fino a quota 2100mt circa.



Data

14-08-2022

Distanza

9.48 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

902 mt

  • Montagna

    Monte Scabro

  • Indirizzo

    Carbonin, Trentino Alto Adige, Italy

  • Altitudine

    2346.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

Siamo ora nel vero e proprio ghiaione che preannuncia la forcella. La possiamo vedere sullo sfondo, dritta con una pendenza bella verticale che ci aspetta. Procediamo su ghiaia dapprima con sassi di media dimensione in equilibrio precario, per poi variare su ghiaia più fine. Alla nostra destra si presenta la biforcazione che conduce al ghiaione che si congiunge alla cresta della Costabella. Gli ultimi metri di dislivello sono impegnativi, non eccessivamente, ma la pendenza si fa sentire. Manteniamo il versante orografico destro del ghiaione per evitare alcuni alti impluvi di ghiaia dura. Costeggiamo le alte pareti del monte Scabro e procediamo su esili tracce dalla pendenza decisa.
Arriviamo così ad un piccolo "pianoro", quasi una depressione, formato da sassi accatastati ad arte. Con grande sorpresa, ritroviamo dei resti di ossa: vertebre, femori, tibie e mandibola (con denti annessi) di un grosso cervo (sembra dalla dimesione). L'aspetto muschioso e la durezza legnosa ci fanno pensare che potesse essere stato un ottimo banchetto per i soldati austriaci della Grande Guerra. La posizione in cui siamo, infatti, sembra proprio creata come area di ristoro data la presenza di moltissimi resti di latte, pezzettini di legno e anche un pezzo di un vecchio piatto (o altra stoviglia) in ceramica bianca. Avanziamo di qualche metro verso la forcella e troviamo una postazione di un vecchio baraccamento: muretto a secco, assi di legno, vecchie tettoie di ferro ondulato, fittoni acuminati e pali di ferro sono accatastati su questo secondo pianoro avanzato. La forcella è sempre più in vista, cominciamo a scorgere la sagoma del Cristallo. Le pareti alla nostra sinistra cominciano a creare delle finestre sul versante della Val Fonda. Una di queste aperture naturali regala una vista spettacolare sul Monte Rudo e sulle Tre Cime di Lavaredo. Ultimi passi, ed ecco, forcella Rauhkofel!
In tutto il suo splendore possiamo ammirare il Cristallo che si staglia da un'angolazione insolita dove svetta solitaria la maestosa croce installata dietro al rifugio Lorenzi a fianco della forcella Stounies. Da questo versante possiamo notare come questo canalone sia quasi verticale, con una pendenza che sicuramente raggiungerà i 55° con un solco nelle ghiaie profondo e di un colore arancio-grigio. Spostando lo sguardo sulla sinistra notiamo il magnifico ghiacciaio del Cristallo recentemente allietato da un po' di neve fresca. Passando poi per il Piz Popena e infine al Cristallino di Misurina. La vista sul Circo del Cristallo è impagabile. Pensare che tre anni fa io e Diego eravamo lì, nello stesso periodo, ad affrontare quel ghiacciaio con ampi crepacci, ora visibili (rivivi l'avventura qui).
Meta raggiunta, la forcella a quota 2400mt circa regala davvero emozioni fantastiche! Da qui, gli intrepidi Diego, Riccardo ed Edoardo tentano l'apertura di una nuova via di discesa per tornare in Val Fonda. Una decisione ardita e che mi ha fatto tribolare nella decisione di seguirli. Guardando e studiando attentamente le pareti del monte Scabro dal versante della Val Fonda mi ha fatto scattare un sesto senso nella testa. La ripidità verticale, l'assenza di una minima traccia e i salti finali di roccia che sembrano essere presenti poco prima di scendere in valle, mi hanno fatto rinunciare. Io quindi torno sui miei passi, mentre il resto della compagnia tenta l'impresa. Ce l'avranno fatta? E soprattutto, come saranno scesi?! Scopri la fantastica discesa in questa dettagliata relazione di Diego!
Scendo in solitaria e ripercorro gli stessi passi dell'andata. Nel ghiaione, come nel successivo greto del rio, la strada scelta è diversa da quella di salita: la traccia si segue a vista riconoscendo via via il percorso più facile e sicuro. Ritorno ai miei cari e amati mughi su vecchia traccia CAI, fino a raggiungere il greto orizzontale a fondo della valle della Fontana di Sigismondo. Qui decido di percorrere il greto per intero e raggiungere così il parcheggio per la strada più corta possibile. Tranne alcune "ravanate" nel finale si è dimostrata una scelta azzeccata.
Si conclude così una splendida escursione nel gruppo del Cristallo in un luogo specifico dove si sono vissuti eventi bellici molto importanti nel corso della Grande Guerra. Un'avventura adatta ad escursionisti mediamente preparati, non difficile, ma che richiede esperienza su terreno impervio e occhio per trovare la via più adatta e sicura.




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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