Rifugio Gardenacia

Dal lago di Sompunt allo splendido rifugio nel gruppo del Puez


La giornata di oggi è stata un susseguirsi di cambi di idea, cambi di direzione e di obiettivi. Tutte le scelte effettuate si sono rivelate vincenti!
Il sole è alto nel cielo, la giornata si preannuncia spettacolare anche oggi. L’escursione della giornata di ieri (Scopri qui) ci ha lasciato ancora un po’ di indolenzimento ai polpacci per la lunga discesa. Per questo motivo l’avventura di oggi ha come obiettivo il lago del Sompunt tra La Villa e Badia. Prendiamo la macchina e in pochi minuti raggiungiamo il parcheggio. Ci allacciamo gli scarponi e partiamo… già arrivati! Il lago è lì. Più che un lago un piccolo laghetto, grazioso, popolato con due bei cigni bianchi (anche se abbastanza aggressivi nei confronti dei nostri scarponi!). Da qui abbiamo l’intenzione di percorrere il sentiero dei Larici (Tru di Lec), lo cominciamo ma la parte iniziale è davvero un groviglio di rami e terra umida. Ripieghiamo facendo il giro del lago e Giorgia, visto che la giornata sembra delinearsi monotona, suggerisce di raggiungere il rifugio Gardenacia sopra a La Villa.
Le gambe le rispondono bene e ci sentiamo entrambi pronti per il cambio di meta. Riprendiamo la macchina e raggiungiamo il centro di La Villa dove parte la seggiovia Gardenacia. Facciamo i biglietti e in pochissimo tempo siamo a quota 1750mt alla stazione di arrivo. Qui comincio a vedere le varie nomenclature che identificano lo stesso luogo e lo stesso rifugio. Il nostro obiettivo è il rifugio Gardenacia, ma si può anche chiamare rifugio Gherdenacia (dall’omonima cima che si staglia sopra) e ancora rifugio Gardenaccia (con due C, nome anche della seggiovia). Qui si possono davvero ammirare le sfaccettature della lingua Ladina e delle traduzioni che si usano per la lingua italiana. Poco importa di questa diversificazione linguistica, il rifugio è quello ed è la tappa principale della giornata.
Ci sono però due sentieri per raggiungerlo: il CAI 11B sulla sinistra e il CAI 5 sulla destra. Dalla cartina Tabacco, che portiamo sempre con noi, il sentiero 11B non dovrebbe avere delle grosse criticità, mentre sul 5 notiamo delle “+” che indicano la presenza di un pezzo attrezzato. Scegliamo quindi la via di sinistra, utilizzata anche dagli appassionati della ferrata per raggiungere la nuova via “Les Cordes” inaugurata nel 2019.
Il sentiero inizia pressoché in piano e ci allieta con la presenza di sculture di legno per il primo tratto. Dai gufi appollaiati all’aquila, dal coniglio al barbagianni solitario. Una scelta azzeccata per distrarre i più piccoli, e non solo, dalla fatica del sentiero. Il tragitto costeggia la roccia a strapiombo sulla destra, mentre alla sinistra è composta da una serie di abeti che regalano un po’ di ombra e refrigerio. Nei gli scorci sprovvisti di alberi sulla sinistra si può ammirare uno splendido panorama su La Villa e il lontano San Cassiano, con lo splendido massiccio del Sas de la Crusc e il Piz de Lavarela che la fanno da padrone. A metà del tratto pianeggiante inizia il tratto ferrato che si inerpica sulla parete di destra. Per coloro come noi che continuano il tragitto sul sentiero, invece, sono presenti dei caschetti gialli di sicurezza per ripararci da eventuali scariche di sassi derivate dal primo tratto della ferrata. I caschetti devono essere indossati per un centinaio di metri dove è presente un punto di raccolta. Da qui il percorso si fa più impegnativo, e si comincia a salire attraverso zig zag su rocce e impalcature di legno posate ad arte. Questo tratto è un po’ esposto e in un punto è presente anche un cavo metallico di sicurezza. Ora inizia il tratto finale, sempre in salita costante e con una considerevole pendenza. Tutto questo pezzo di percorso è all’interno di una gola stretta e lunga, si può trovare refrigerio solo nelle curve dei tornanti attaccate alla roccia spiovente. Il dislivello si guadagna velocemente e in breve tempo troviamo l’ultima parte con la struttura in legno e gradini ben assestati che ci preannuncia l’arrivo sulla piana del rifugio. Troviamo alla fine il recinto delle mucche dove dobbiamo aprire e richiudere la porticina in legno e finalmente eccolo lì!



Data

23-06-2021

Distanza

8.28 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

428 mt

  • Montagna

    Gherdenacia (Puez)

  • Indirizzo

    La Villa, Trentino Alto Adige, Italy

  • Altitudine

    2150.00 m

  • Rifugi

    Rifugio Gardenacia

  • Informazioni

    Rifugio Gardenacia

Il rifugio fa capolino dietro agli alberi, immenso! Su più piani, un rifugio davvero grande rispetto ai soliti standard, all’altitudine e alle vie che vi sono per raggiungerlo. Una radura di rocce e prati in fiore circonda il rifugio che si apre davanti a noi. Più ci avviciniamo e più il panorama si distende: da una parte possiamo quasi toccare il Sassongher, si vede molto bene la croce di vetta. A fianco la cima Para dai Giai anche qui con la sua croce ben visibile. Sulla sinistra la Marmolada e continuando la carrellata si possono vedere il Civetta, il Pelmo, il Nuvolau, il Lagazuoi per tornare alle vette in Alta Badia del Piz de Lavarela e il Sas de la Crusc. Il meteo è perfetto, non c’è un filo di foschia e riusciamo a goderci ogni minimo particolare delle vette appena citate. Il rifugio ci accoglie con un menu tipico eccezionale e, vista l’ora, ne approfittiamo per un pranzetto da leccarsi i baffi.
Finito di pranzare, mi permetto di fare un piccolo allungo su una piccola cima poco lontana: vetta Pre Janin. Solo un centinaio di metri di dislivello, attraversando prati in fiore e pini mughi, si raggiunge questa piccola cima segnata da un ramoscello secco impalato come un’asta per una bandiera immaginaria. Da qui si può ammirare il panorama verso Nord in cui si possono scorgere in lontananza la vette austriache e sotto, l’abitato di San Leonardo in Badia dove si può notare distintamente il santuario di Santa Croce. Foto di rito e via verso il rifugio, e nel tragitto del ritorno un susseguirsi di cartoline con la Marmolada come protagonista!
Tornato al rifugio Gardenacia è ora di tornare a valle, ma quale sentiero intraprendere? Ci siamo affidati ad alcune guide locali e il sentiero numero 5 sembra molto più semplice del sentiero 11B effettuato all’andata. Le tracce del sentiero attrezzato presenti nella cartina fanno riferimento ad un brevissimo tratto non più esposto. Ci fidiamo e cominciamo il ritorno che ci permette così di effettuare un giro ad anello. Effettivamente il sentiero è curato come quello dell’andata, anzi in alcuni tratti sono state adottate degli accorgimenti che lo rendono abbordabile anche per i più piccini. Alcuni punti sono un po’ più pendenti e c’è la presenza di un po’ di ghiaino che rende la via un po’ più incerta, ma nel complesso è un percorso ben manutenuto. Raggiungiamo il breve pezzo attrezzato ed è molto semplice superarlo anche senza l’ausilio del cordino metallico. Anche qui sembra che sia stato fatto un adeguato lavoro di ampliamento e di messa in sicurezza della via. L’ultimo pezzo è caratterizzato da una serie di tornantoni a zig zag con parapetto in legno levigato anche per evitare le schegge di legno se ci si appoggia con le mani.
In pochissimo tempo dalla partenza dal rifugio raggiungiamo la stazione della seggiovia del Gardenaccia e da lì a poco di nuovo al parcheggio dove ci giriamo e ammiriamo il percorso fatto durante la giornata. Una splendida escursione, con un bellissimo giro ad anello. Consiglio il sentiero CAI numero 5 per tutti, anche per i meno allenati e i bambini che amano camminare. L’11B invece lo lascerei a quelli un po’ più avanzati per il tratto finale. Infine, da prediligere l’anello in senso orario come abbiamo scelto noi per avere il massimo dai due sentieri in salita e in discesa. Consiglio di effettuare una pausa al rifugio Gardenaccia e prediligere i piatti a km zero e/o con il bollino “sudtirol”. Per la prossima avventura magari potrei pensare di provare la via ferrata “Les Cordes” per avere un nuovo punto di vista durante l’ascensione!




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Difficoltà

Escursionisti - Itinerari su sentieri od evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie...). Sono generalmente segnalati con vernice od ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Possono svolgersi anche in ambienti innevati ma solo lievemente inclinati. Richiedono attrezzatura ed una sufficiente capacità di orientamento, allenamento alla camminata anche per qualche ora.



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