Monte Crep (Mont) selvaggio

Esplorazione insolita nelle prealpi trevigiane in simbiosi con la montagna

Primo fine settimana di aprile, l'aria comincia ad essere frizzante la mattina e calda nella parte centrale della giornata. L'avventura di oggi ci porta sulle Prealpi Trevigiane assieme all'amico Enrico.
Le abbondanti nevicate e l'aumento repentino delle temperature ci hanno fatto scegliere questa meta a quota bassa per evitare possibili valanghe.
Siamo a Miane, a pochi passi dalle colline del Prosecco di Valdobbiadene, sulla corona delle Prealpi Trevigiane che delimitano la Valbelluna. L'obiettivo di oggi è il Monte Crep o, come lo chiamano i locali, "Mont".
Parcheggiamo l'auto al santuario della Madonna del Carmine, poco sopra l'abitato di Miane. La giornata si preannuncia umida già dalla prima mattina e una fastidiosa foschia sta già facendo capolino sulle cime.
Imbocchiamo il sentiero CAI immediatamente a fianco del parcheggio che ci porta nel retro del santuario. Scendiamo delle scalette per tornare sulla strada sterrata per poi deviare a sinistra su traccia nel bosco segnalata dalla dicitura "La via del Landrel". È una variante del sentiero CAI 989 che stiamo per raggiungere.
Dopo pochi minuti di salita in mezzo ad un bosco di castagni, ci troviamo su uno spiazzo che ci ricongiunge al sentiero 989. Prendiamo ancora la deviazione a sinistra che in breve ci permette di arrivare a Posa Granda o anche Pian de Vian. Questa serie di casette in muratura sono veramente eccezionali: bellissime, fatte a regola d'arte. Abbiamo la fortuna di incontrare il proprietario, nonchè costruttore, il signor Vian. Una pausa in questo luogo è d'obbligo e, se avete la fortuna di fare quattro chiacchiere con questo signore, sarete doppiamente appagati.
Imbuchiamo la traccia che si trova dietro alla casetta degli attrezzi, su una scala in pietra costruita dallo stesso Vian. Procediamo ora nella Val di Cavril su un tratturo ben evidente e segnato da bolli rossi e azzurri che non sono però del CAI. Siamo in un bosco di faggi, immersi in una folta vegetazione antropizzata dati gli evidenti muretti a secco che caratterizzano questo luogo.
Dopo circa un'ora dalla partenza si arriva al bivio che indica il Landrel. Il sentiero è stretto, sempre ben evidente e permette di riprendere fiato vista la dolce pendenza. Notiamo, poco dopo, una chiara targa che ci notifica la vicina grotta del Landrel. Seguitiamo su un tappeto di foglie secche fino a raggiungere un crocefisso e una sorgente lì a fianco. In questo punto, le indicazioni sul posto segnalano di procedere a sinistra del capitello. Noi invece, per seguire la traccia della Tabacco, scegliamo la traccia di destra che si inerpica su tracce quasi inesistenti. La nebbia ci avvolge completamente in questo punto e non ci possiamo godere il panorama che sicuramente è eccezionale sulla costa montuosa che abbiamo raggiunto. Da qui, con deviazione decisa verso Est, procediamo su un prato ricoperto di foglie decisamente irto. Ci facciamo strada tra i faggi fino ad incrociare la traccia originale. La grotta non è nel punto segnalato sulla mappa (grazie Tabacco), ma seguendo il sentiero superata una cengetta, la vediamo in alto alla nostra destra.
Grotta è un termine che poco si addice a questa spaccatura nella roccia che fa da altare ad un piccolo crocefisso. Landrel, piccolo antro, è il nome più adatto. Sul margine sinistro fa capolino anche una graziosa campana a cui non ho resistito per una felice scampanellata. Questo luogo votivo è meta di pellegrinaggi e le varie icone mariane presenti nella grotta ne sono la prova.
Lasciamo il Landrel, torniamo sui nostri passi ora scegliendo la via ufficiale che ci riporta dapprima al crocefisso e successivamente alla deviazione. Svoltiamo a destra su strada sterrata e molto ampia in direzione della località Salvedella. Arriviamo ad un deviazione segnalata con il nome della località che ci invita ad intraprendere una via dapprima tra folti rovi, per poi aprirsi in un ampio e arioso bosco di faggi che stanno germogliando in questo inizio di primavera. La nebbia è sempre più fitta, l'umidità più opprimente. Siamo madidi di sudore e procediamo in costante salita in direzione Nord. La vegetazione varia e i faggi lasciano spazio agli abeti in un cambio che infittisce la foschia e ci catapulta in un'ambientazione da film in stile Silent Hill.
Arriviamo ad un bivio dove è presente una piccola casetta costruita interamente in pietra. Prendiamo la strada che procede a sinistra in dolce ma costante salita. Ci ritroviamo sulla dorsale finale del monte Salvedella, su un sentiero che varia dapprima attraverso la fitta boscaglia per poi volgere in una specie di cengia delimitata da stratificazioni rocciose molto caratteristiche. In breve siamo così sulla strada principale che dal rifugio Posa Puner permette di raggiungere la Malga Mont. Proseguiamo nella salita accedendo alla cresta sommitale del monte Salvedella percorrendola per intero. Nessun panorama visibile all'orizzonte solo nebbia e nuvole basse.
Al termine del sentiero di vetta seguitiamo su evidente traccia discendendo nuovamente verso la strada fino ad arrivare al bivacco/casera Salvedella Nuova. Un ricovero che sembra quasi una casetta abitabile con annessa un'ampia area pic-nic e una sezione barbecue in muratura utilizzabile per grigliate anche se il tempo non dovesse essere dei migliori come nella giornata odierna.
Ora procediamo su strada ghiaiosa seguendo le indicazioni per la Malga Mont. In meno di mezz'ora raggiungiamo dapprima il bivacco Mont, limitrofo alle casere, e poco più avanti la grande Malga Mont dove in estate è possibile acquistare prodotti tipici caseari.
Fronte malga è presente una struttura in legno con tutte le utili descrizioni della zona a livello floro-faunistico e la storia delle casere circostanti. Seguitiamo in direzione Sud su labile traccia in direzione di una lama da abbeveraggio. Una miriade di piccoli rospi popolano questa pozza generando un imponente gracidare. La nebbia che avvolge la zona rende ancora più particolare questo forte verso che riecheggia anche centinaia di metri di distanza.
Continuiamo su piccola dorsale, prima, e su gobbe erbose immerse nella più totale foschia fino alla breve ascesa finale su misto roccioso puntinato da variopinti crocus. Ed eccoci in vetta: monte Crep! Mi piacerebbe esclamare come al solito la bellezza del luogo, l'immensità del panorama che dovrebbe spaziare su tutta la Valbelluna; dalle Pale di San Martino alle vette friulane; dall'altra parte la vista fino alla laguna di Venezia... niente di tutto questo, solo ed esclusivamente il grigiore delle nebbia, nostro malgrado.
Attendiamo una buona mezz'ora in vetta attendendo qualche schiarita che avviene fortunatamente ma per pochissimi secondi mostrandoci le vette imbiancate della zona del Primiero. Torniamo sui nostri passi in direzione della malga, all'altezza della lama la circumnavighiamo in direzione Sud sul traccia 989 per ritornare alla Madonna del Carmine. Scendiamo nel lato orientale della Val del Carmine su un sentiero denominato "panoramico", sicuramente non per la giornata di oggi. Raggiungiamo il ripido versante occidentale del monte Corno che presenta una caratteristica faggeta. Al termine della dorsale, dove la traccia del sentiero CAI volta a Nord in direzione della fontana Toff, noi decidiamo di concludere un anello più completo scegliendo una più diretta e impervia variante. Questa traccia è segnata con l'indicazione su aste in legno con cartello "M2" che porta nella parte anteriore del monte Corno sul versante denominato Volpera.
Sbuchiamo sulla strada sterrata in corrispondenza di una lama da abbeveraggio delle casere Vandeboi. In breve torniamo sulla strada principale in corrispondenza dell'ultimo tornante verso il santuario. Qui ci attende un antico capitello in muratura, graziosamente affrescato, denominato Capitel Vecio. Secondo la tradizione, in questo luogo si celebrava la Madonna dei Pastori molto prima della costruzione della Madonna del Carmine.
Siamo ritornati così al parcheggio della mattina, compiendo un giro ad anello con un dislivello positivo di 1100 metri circa. Un'escursione insolita visto il meteo ma che regala fascino e mistero in luoghi rurali e remoti di una montagna quasi dimenticata.
Un'avventura sicuramente per escursionisti allenati e con buona capacità di orientamento. Da ripercorrere sicuramente per godere dello splendido panorama dalla vetta!

Primo fine settimana di aprile, l'aria comincia ad essere frizzante la mattina e calda nella parte centrale della giornata. L'avventura di oggi ci porta sulle Prealpi Trevigiane assieme all'amico Enrico.
Le abbondanti nevicate e l'aumento repentino delle temperature ci hanno fatto scegliere questa meta a quota bassa per evitare possibili valanghe.
Siamo a Miane, a pochi passi dalle colline del Prosecco di Valdobbiadene, sulla corona delle Prealpi Trevigiane che delimitano la Valbelluna. L'obiettivo di oggi è il Monte Crep o, come lo chiamano i locali, "Mont".
Parcheggiamo l'auto al santuario della Madonna del Carmine, poco sopra l'abitato di Miane. La giornata si preannuncia umida già dalla prima mattina e una fastidiosa foschia sta già facendo capolino sulle cime.
Imbocchiamo il sentiero CAI immediatamente a fianco del parcheggio che ci porta nel retro del santuario. Scendiamo delle scalette per tornare sulla strada sterrata per poi deviare a sinistra su traccia nel bosco segnalata dalla dicitura "La via del Landrel". È una variante del sentiero CAI 989 che stiamo per raggiungere.
Dopo pochi minuti di salita in mezzo ad un bosco di castagni, ci troviamo su uno spiazzo che ci ricongiunge al sentiero 989. Prendiamo ancora la deviazione a sinistra che in breve ci permette di arrivare a Posa Granda o anche Pian de Vian. Questa serie di casette in muratura sono veramente eccezionali: bellissime, fatte a regola d'arte. Abbiamo la fortuna di incontrare il proprietario, nonchè costruttore, il signor Vian. Una pausa in questo luogo è d'obbligo e, se avete la fortuna di fare quattro chiacchiere con questo signore, sarete doppiamente appagati.
Imbuchiamo la traccia che si trova dietro alla casetta degli attrezzi, su una scala in pietra costruita dallo stesso Vian. Procediamo ora nella Val di Cavril su un tratturo ben evidente e segnato da bolli rossi e azzurri che non sono però del CAI. Siamo in un bosco di faggi, immersi in una folta vegetazione antropizzata dati gli evidenti muretti a secco che caratterizzano questo luogo.
Dopo circa un'ora dalla partenza si arriva al bivio che indica il Landrel. Il sentiero è stretto, sempre ben evidente e permette di riprendere fiato vista la dolce pendenza. Notiamo, poco dopo, una chiara targa che ci notifica la vicina grotta del Landrel. Seguitiamo su un tappeto di foglie secche fino a raggiungere un crocefisso e una sorgente lì a fianco. In questo punto, le indicazioni sul posto segnalano di procedere a sinistra del capitello. Noi invece, per seguire la traccia della Tabacco, scegliamo la traccia di destra che si inerpica su tracce quasi inesistenti. La nebbia ci avvolge completamente in questo punto e non ci possiamo godere il panorama che sicuramente è eccezionale sulla costa montuosa che abbiamo raggiunto. Da qui, con deviazione decisa verso Est, procediamo su un prato ricoperto di foglie decisamente irto. Ci facciamo strada tra i faggi fino ad incrociare la traccia originale. La grotta non è nel punto segnalato sulla mappa (grazie Tabacco), ma seguendo il sentiero superata una cengetta, la vediamo in alto alla nostra destra.
Grotta è un termine che poco si addice a questa spaccatura nella roccia che fa da altare ad un piccolo crocefisso. Landrel, piccolo antro, è il nome più adatto. Sul margine sinistro fa capolino anche una graziosa campana a cui non ho resistito per una felice scampanellata. Questo luogo votivo è meta di pellegrinaggi e le varie icone mariane presenti nella grotta ne sono la prova.
Lasciamo il Landrel, torniamo sui nostri passi ora scegliendo la via ufficiale che ci riporta dapprima al crocefisso e successivamente alla deviazione. Svoltiamo a destra su strada sterrata e molto ampia in direzione della località Salvedella. Arriviamo ad un deviazione segnalata con il nome della località che ci invita ad intraprendere una via dapprima tra folti rovi, per poi aprirsi in un ampio e arioso bosco di faggi che stanno germogliando in questo inizio di primavera. La nebbia è sempre più fitta, l'umidità più opprimente. Siamo madidi di sudore e procediamo in costante salita in direzione Nord. La vegetazione varia e i faggi lasciano spazio agli abeti in un cambio che infittisce la foschia e ci catapulta in un'ambientazione da film in stile Silent Hill.
Arriviamo ad un bivio dove è presente una piccola casetta costruita interamente in pietra. Prendiamo la strada che procede a sinistra in dolce ma costante salita. Ci ritroviamo sulla dorsale finale del monte Salvedella, su un sentiero che varia dapprima attraverso la fitta boscaglia per poi volgere in una specie di cengia delimitata da stratificazioni rocciose molto caratteristiche. In breve siamo così sulla strada principale che dal rifugio Posa Puner permette di raggiungere la Malga Mont. Proseguiamo nella salita accedendo alla cresta sommitale del monte Salvedella percorrendola per intero.



Data

06-04-2024

Distanza

13.81 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1070 mt

  • Montagna

    Monte Crep

  • Indirizzo

    Miane, Veneto, Italy

  • Altitudine

    1351.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

Nessun panorama visibile all'orizzonte solo nebbia e nuvole basse.
Al termine del sentiero di vetta seguitiamo su evidente traccia discendendo nuovamente verso la strada fino ad arrivare al bivacco/casera Salvedella Nuova. Un ricovero che sembra quasi una casetta abitabile con annessa un'ampia area pic-nic e una sezione barbecue in muratura utilizzabile per grigliate anche se il tempo non dovesse essere dei migliori come nella giornata odierna.
Ora procediamo su strada ghiaiosa seguendo le indicazioni per la Malga Mont. In meno di mezz'ora raggiungiamo dapprima il bivacco Mont, limitrofo alle casere, e poco più avanti la grande Malga Mont dove in estate è possibile acquistare prodotti tipici caseari.
Fronte malga è presente una struttura in legno con tutte le utili descrizioni della zona a livello floro-faunistico e la storia delle casere circostanti. Seguitiamo in direzione Sud su labile traccia in direzione di una lama da abbeveraggio. Una miriade di piccoli rospi popolano questa pozza generando un imponente gracidare. La nebbia che avvolge la zona rende ancora più particolare questo forte verso che riecheggia anche centinaia di metri di distanza.
Continuiamo su piccola dorsale, prima, e su gobbe erbose immerse nella più totale foschia fino alla breve ascesa finale su misto roccioso puntinato da variopinti crocus. Ed eccoci in vetta: monte Crep! Mi piacerebbe esclamare come al solito la bellezza del luogo, l'immensità del panorama che dovrebbe spaziare su tutta la Valbelluna; dalle Pale di San Martino alle vette friulane; dall'altra parte la vista fino alla laguna di Venezia... niente di tutto questo, solo ed esclusivamente il grigiore delle nebbia, nostro malgrado.
Attendiamo una buona mezz'ora in vetta attendendo qualche schiarita che avviene fortunatamente ma per pochissimi secondi mostrandoci le vette imbiancate della zona del Primiero. Torniamo sui nostri passi in direzione della malga, all'altezza della lama la circumnavighiamo in direzione Sud sul traccia 989 per ritornare alla Madonna del Carmine. Scendiamo nel lato orientale della Val del Carmine su un sentiero denominato "panoramico", sicuramente non per la giornata di oggi. Raggiungiamo il ripido versante occidentale del monte Corno che presenta una caratteristica faggeta. Al termine della dorsale, dove la traccia del sentiero CAI volta a Nord in direzione della fontana Toff, noi decidiamo di concludere un anello più completo scegliendo una più diretta e impervia variante. Questa traccia è segnata con l'indicazione su aste in legno con cartello "M2" che porta nella parte anteriore del monte Corno sul versante denominato Volpera.
Sbuchiamo sulla strada sterrata in corrispondenza di una lama da abbeveraggio delle casere Vandeboi. In breve torniamo sulla strada principale in corrispondenza dell'ultimo tornante verso il santuario. Qui ci attende un antico capitello in muratura, graziosamente affrescato, denominato Capitel Vecio. Secondo la tradizione, in questo luogo si celebrava la Madonna dei Pastori molto prima della costruzione della Madonna del Carmine.
Siamo ritornati così al parcheggio della mattina, compiendo un giro ad anello con un dislivello positivo di 1100 metri circa. Un'escursione insolita visto il meteo ma che regala fascino e mistero in luoghi rurali e remoti di una montagna quasi dimenticata.
Un'avventura sicuramente per escursionisti allenati e con buona capacità di orientamento. Da ripercorrere sicuramente per godere dello splendido panorama dalla vetta!




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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