Avventura ai Piani Eterni

Un magnifico miraggio nel cuore delle Dolomiti Bellunesi

Metà gennaio, la temperatura scende sotto alla soglia dello zero. Con l’amico Enrico raggiungiamo il termine della Val Canzoi nel bellunese, più precisamente dopo aver superato Cesiomaggiore. Al termine della valle il vecchio Albergo Boz offre un ampio spazio per parcheggiare l’auto e cominciare l’avventura: l’obiettivo di oggi sono i famosi Piani Eterni! Un luogo impresso nella mia memoria quando, oltre 20 anni fa, assieme al mio mentore della montagna, Ugo, siamo saliti ai Piani Eterni e abbiamo continuato l’itinerario verso forcella dell’Omo e Casera Cimonega. Un percorso non percorribile con facilità in inverno ma che sarà uno dei prossimi desideri estivi.
Ci prepariamo di tutto punto portando con noi anche i ramponcini. Al momento non vediamo alcuna traccia di neve, ma il dislivello è tanto e potremmo trovare sorprese. Procediamo sul sentiero che taglia la prima curva asfaltata che sale dall’albergo. Un paio di scalette in legno e arriviamo subito al primo spettacolo. Il lago della Stua immobile a specchio che riflette il gruppo del Cimonega baciato dal primo sole mattutino.
Lasciamo il lago alla nostra destra e procediamo sul sentiero che lo costeggia con indicazione Erera-Brandol, CAI 802. Superiamo il torrente Caorame, immissario del lago, su ampio e comodo ponticello. In breve arriviamo al bivio con il sentiero che porta al Bivacco Feltre Bodo. Teniamo la destra e da qui il sentiero 802 comincia deciso la salita.
Dapprima in una fitta faggeta oramai spoglia, la traccia si addentra sempre più in questa valle ombrosa. Superiamo la casera Campedel oramai solo riportata sulla cartina Tabacco. Continuiamo su mulattiera che a tratti diventa anche cementata con grosse pietre che permettono di avere maggior presa su questa irta salita. Superiamo la scala storta: una serie di vicini tornanti formati da muretti a secco a protezione. Fa capolino il sole e ci regala un po’ di tepore in questa fresca giornata. All’altezza dei 1300 metri di quota spinta qualche chiazza di neve. Da una di queste notiamo tracce di ungulati che procedono verso una vicina cengia a picco sulla faggeta.
In circa 2 ore raggiungiamo il bivio a quota 1400 metri circa. A destra si continua verso le pale del lenzuolo e del lenzuoletto. Poi verso Casera Pinea e il successivo Forzelon. Noi, invece, optiamo per il più caratteristico sentiero del Porzil (Porzìl)
Ci addentriamo ora in una gola più fredda e chiusa dove la neve diventa la regolarità sulla traccia. I faggi lasciano spazio a larici e abeti rossi formando un piccolo boschetto delle favole. Un venticello leggero soffia dolcemente portando però una sferzata gelida che abbassa la temperatura di diversi gradi. Come prima cosa ci appare davanti una scaletta formata da piastre in acciaio conficcate nella roccia con annesso cordino metallico per superare un distaccamento di roccia che interrompeva il sentiero. Lo superiamo con facilità anche è davvero molto caratteristico e merita una progressione lenta per goderne appieno la bellezza. Anche le vicine stalattiti di ghiaccio formate sulla parete di roccia regalano una splendida immagine. La neve è dura e permette di non sprofondare. Una comoda traccia è stata solcata dai precedenti escursionisti. Posso consigliare da questo punto in poi i ramponcini per procedere con maggiore sicurezza e velocità. La salita qui risulta dolce e mai faticosa, gli abeti sempre più fitti regalano pace al canto delle cince. Un’ultima serie di tornanti fa guadagnare le ultime decine di dislivello per sbucare sul passo, denominato passo del Porzil. Voltandosi indietro si ha una splendida vista sul monte Scarnia completamente innevato. Davanti, gli ultimi metri in piano preannunciano una vista insolita. Procediamo spediti e… eccoci sulla finestra che il passo regala sulla meta odierna: i Piani Eterni! Un panorama a perdita d’occhio che parte alla sinistra con le cime Agnelezze Brendol, le pale Rosse, le vette di Campotorondo, scendendo verso la casera Brendol e la Malga Erera che interrompono la distesa candida della neve sull’altppiano dei Piani Eterni delimitati a Sud-Est dal monte Cimia e dal Colsent. Uno spettacolo che appaga gli oltre 1000 metri di dislivello macinati per raggiungerlo! Scendiamo dolcemente su traccia ben solcata nella neve e in breve raggiungiamo la casera Brendol con annesso ricovero aperto. Una pausa per godere di questo luogo magico, senza tempo, immerso nel silenzio. Un luogo dall’importate interesse geologico, che Teddy Soppelsa nel suo libro “Escursioni nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi” descrive così: Morfologicamente l'altopiano di Erèra-Brendòl e Piani Eterni corrisponde a un ampio polje carsico. Sotto il profilo geologico si segnala l'opportunità di osservare, in ottime condizioni di esposizione, l'intera serie stratigrafica giurassico-cretacica: Calcari grigi, Rosso ammonitico inferiore (Calcari di Campotorondo), Formazione di Fonzaso, Rosso ammonitico superiore, Biancone, Scaglia rossa. L'area di affioramento dei Calcari grigi si identifica sostanzialmente con quella interessata dal carsismo, che comprende i Piani Eterni e i settori meridionali verso il Colsént (2086 m) e passo Forca. Facilmente riconoscibile è la formazione del Rosso ammonitico superiore che origina una caratteristica paretina, immediatamente alle spalle di casèra Erèra e della pendàna di Brendòl, con strati rocciosi nodulari di colore rossastro, ricchi di ammoniti. I pendii prativi dei monti Brendol, Mondo e Prabello sono costituiti dal Biancone e, alla sommità, dai litotipi calcareo-marnosi della Scaglia rossa (da cui il nome di Pale Rosse).
Dopo un passaggio obbligato a malga Erera con annessa pausa, torniamo sui nostri passi ripercorrendo a ritroso il sentiero dell’andata. Non avendo portato con noi le ciaspole non abbiamo potuto fare il giro ad anello verso il Frorzelon poiché saremmo sprofondati nella neve senza alcuna traccia battuta. Il terreno carsico dell’altopiano, poi, non sarebbe stata una garanzia…
Tornando verso la Val Canzoi, abbiamo provato a fare un giro ad anello del lago della Stua, senza successo viste le condizioni del sentiero e dopo aver appurato che la traccia non sarebbe arrivata all’albergo Boz.
Si conclude al primo imbrunire questa splendida avventura in un luogo spettacolare adatto per escursionisti esperti ed allenati visti gli oltre 1100 metri di dislivello complessivi. I Piani Eterni riassumono le migliori caratteristiche floro-faunistiche del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, e non trovo modo migliore di concludere questa avventura con la citazione dell’alpinista e autore nel 1925 della prima ascensione del Campanile di Val Montanaia, che descrive così i Piani Eterni: “...questo magnifico pianoro pare un miraggio. La natura ama sovente creare nei luoghi più impensati tali contrasti, facendo risaltare maggiormente i suoi capolavori.

Metà gennaio, la temperatura scende sotto alla soglia dello zero. Con l’amico Enrico raggiungiamo il termine della Val Canzoi nel bellunese, più precisamente dopo aver superato Cesiomaggiore. Al termine della valle il vecchio Albergo Boz offre un ampio spazio per parcheggiare l’auto e cominciare l’avventura: l’obiettivo di oggi sono i famosi Piani Eterni! Un luogo impresso nella mia memoria quando, oltre 20 anni fa, assieme al mio mentore della montagna, Ugo, siamo saliti ai Piani Eterni e abbiamo continuato l’itinerario verso forcella dell’Omo e Casera Cimonega. Un percorso non percorribile con facilità in inverno ma che sarà uno dei prossimi desideri estivi.
Ci prepariamo di tutto punto portando con noi anche i ramponcini. Al momento non vediamo alcuna traccia di neve, ma il dislivello è tanto e potremmo trovare sorprese. Procediamo sul sentiero che taglia la prima curva asfaltata che sale dall’albergo. Un paio di scalette in legno e arriviamo subito al primo spettacolo. Il lago della Stua immobile a specchio che riflette il gruppo del Cimonega baciato dal primo sole mattutino.
Lasciamo il lago alla nostra destra e procediamo sul sentiero che lo costeggia con indicazione Erera-Brandol, CAI 802. Superiamo il torrente Caorame, immissario del lago, su ampio e comodo ponticello. In breve arriviamo al bivio con il sentiero che porta al Bivacco Feltre Bodo. Teniamo la destra e da qui il sentiero 802 comincia deciso la salita.
Dapprima in una fitta faggeta oramai spoglia, la traccia si addentra sempre più in questa valle ombrosa. Superiamo la casera Campedel oramai solo riportata sulla cartina Tabacco. Continuiamo su mulattiera che a tratti diventa anche cementata con grosse pietre che permettono di avere maggior presa su questa irta salita. Superiamo la scala storta: una serie di vicini tornanti formati da muretti a secco a protezione. Fa capolino il sole e ci regala un po’ di tepore in questa fresca giornata. All’altezza dei 1300 metri di quota spinta qualche chiazza di neve. Da una di queste notiamo tracce di ungulati che procedono verso una vicina cengia a picco sulla faggeta.
In circa 2 ore raggiungiamo il bivio a quota 1400 metri circa. A destra si continua verso le pale del lenzuolo e del lenzuoletto. Poi verso Casera Pinea e il successivo Forzelon. Noi, invece, optiamo per il più caratteristico sentiero del Porzil (Porzìl)
Ci addentriamo ora in una gola più fredda e chiusa dove la neve diventa la regolarità sulla traccia. I faggi lasciano spazio a larici e abeti rossi formando un piccolo boschetto delle favole. Un venticello leggero soffia dolcemente portando però una sferzata gelida che abbassa la temperatura di diversi gradi. Come prima cosa ci appare davanti una scaletta formata da piastre in acciaio conficcate nella roccia con annesso cordino metallico per superare un distaccamento di roccia che interrompeva il sentiero. Lo superiamo con facilità anche è davvero molto caratteristico e merita una progressione lenta per goderne appieno la bellezza. Anche le vicine stalattiti di ghiaccio formate sulla parete di roccia regalano una splendida immagine. La neve è dura e permette di non sprofondare. Una comoda traccia è stata solcata dai precedenti escursionisti. Posso consigliare da questo punto in poi i ramponcini per procedere con maggiore sicurezza e velocità. La salita qui risulta dolce e mai faticosa, gli abeti sempre più fitti regalano pace al canto delle cince. Un’ultima serie di tornanti fa guadagnare le ultime decine di dislivello per sbucare sul passo, denominato passo del Porzil. Voltandosi indietro si ha una splendida vista sul monte Scarnia completamente innevato. Davanti, gli ultimi metri in piano preannunciano una vista insolita. Procediamo spediti e… eccoci sulla finestra che il passo regala sulla meta odierna: i Piani Eterni! Un panorama a perdita d’occhio che parte alla sinistra con le cime Agnelezze Brendol, le pale Rosse, le vette di Campotorondo, scendendo verso la casera Brendol e la Malga Erera che interrompono la distesa candida della neve sull’altppiano dei Piani Eterni delimitati a Sud-Est dal monte Cimia e dal Colsent. Uno spettacolo che appaga gli oltre 1000 metri di dislivello macinati per raggiungerlo!



Data

13-01-2024

Distanza

15.81 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1182 mt

  • Montagna

    Piani Eterni

  • Indirizzo

    Val Canzoi, Veneto, Italy

  • Altitudine

    1724.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

Scendiamo dolcemente su traccia ben solcata nella neve e in breve raggiungiamo la casera Brendol con annesso ricovero aperto. Una pausa per godere di questo luogo magico, senza tempo, immerso nel silenzio. Un luogo dall’importate interesse geologico, che Teddy Soppelsa nel suo libro “Escursioni nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi” descrive così: Morfologicamente l'altopiano di Erèra-Brendòl e Piani Eterni corrisponde a un ampio polje carsico. Sotto il profilo geologico si segnala l'opportunità di osservare, in ottime condizioni di esposizione, l'intera serie stratigrafica giurassico-cretacica: Calcari grigi, Rosso ammonitico inferiore (Calcari di Campotorondo), Formazione di Fonzaso, Rosso ammonitico superiore, Biancone, Scaglia rossa. L'area di affioramento dei Calcari grigi si identifica sostanzialmente con quella interessata dal carsismo, che comprende i Piani Eterni e i settori meridionali verso il Colsént (2086 m) e passo Forca. Facilmente riconoscibile è la formazione del Rosso ammonitico superiore che origina una caratteristica paretina, immediatamente alle spalle di casèra Erèra e della pendàna di Brendòl, con strati rocciosi nodulari di colore rossastro, ricchi di ammoniti. I pendii prativi dei monti Brendol, Mondo e Prabello sono costituiti dal Biancone e, alla sommità, dai litotipi calcareo-marnosi della Scaglia rossa (da cui il nome di Pale Rosse).
Dopo un passaggio obbligato a malga Erera con annessa pausa, torniamo sui nostri passi ripercorrendo a ritroso il sentiero dell’andata. Non avendo portato con noi le ciaspole non abbiamo potuto fare il giro ad anello verso il Frorzelon poiché saremmo sprofondati nella neve senza alcuna traccia battuta. Il terreno carsico dell’altopiano, poi, non sarebbe stata una garanzia…
Tornando verso la Val Canzoi, abbiamo provato a fare un giro ad anello del lago della Stua, senza successo viste le condizioni del sentiero e dopo aver appurato che la traccia non sarebbe arrivata all’albergo Boz.
Si conclude al primo imbrunire questa splendida avventura in un luogo spettacolare adatto per escursionisti esperti ed allenati visti gli oltre 1100 metri di dislivello complessivi. I Piani Eterni riassumono le migliori caratteristiche floro-faunistiche del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, e non trovo modo migliore di concludere questa avventura con la citazione dell’alpinista e autore nel 1925 della prima ascensione del Campanile di Val Montanaia, che descrive così i Piani Eterni: “...questo magnifico pianoro pare un miraggio. La natura ama sovente creare nei luoghi più impensati tali contrasti, facendo risaltare maggiormente i suoi capolavori.




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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