Ciasplolata in Val d’Oten

Escursione sulla neve fino alla Capanna degli Alpini e cascata delle Pile

Metà dicembre, la neve è caduta copiosa qualche settimana fa ma quella rimasta permette di fare delle escursioni in sicurezza anche ad un’altitudine più accentuata.
Per l’avventura di oggi ho scelto di intraprendere un’escursione nell’amena Val d’Oten, a Calalzo di Cadore. Assieme al comprare Tomaso, raggiungiamo di prima mattina il Bar Alla Pineta in zona Praciadelan. La strada per arrivare al ristorante è completamente asfaltata, in dolce salita, con la presenza di un paio di tornanti. Oggi siamo stati fortunati a percorrerla tranquillamente solo con le gomme invernali. Consiglio di telefonare preventivamente al Bar Alla Pineta per assicurarsi delle condizioni della strada (trovi qui sotto i contatti). In caso di neve alta è possibile lasciare l’auto verso Calalzo in corrispondenza del capitello della Madonna di Caravaggio e proseguire a piedi.
La giornata è splendida, bella fredda e con un cielo terso magnifico. Partiamo quindi in direzione Capanna degli Alpini e cascata delle Pile.
Notiamo fin da subito un cartello con divieto di transito per i mezzi a motore. Normalmente, infatti, la strada è carrabile fino alla Capanna degli Alpini. In questo momento, invece, si possono osservare diversi solchi scavati dall’acqua durante la fine dell’estate, o inizio autunno, che non permettono di far proseguire neanche i migliori fuoristrada (apparentemente).
Seguiamo il sentiero CAI 255, completamente innevato. Abbiamo indossato i ramponcini per procedere più speditamente ma ci rendiamo conto che risultano solo ingombranti e poco utili. La neve è ben impaccata, solida e permette di non scivolare. Il ghiaccio è presente solo al centro per dei tratti cortissimi. In breve raggiungiamo un bivio per il rifugio Chiggiato. Continuiamo per la Capanna degli Alpini e arriviamo al poderoso passaggio, con annessa piccola cascata, sul Rio Diassa che scende in corrispondenza dell’anonima Casera poco più in alto.
Entriamo in un sottobosco, affiancando la Costa dei Laris, con il sole che si fa spazio tra i rami rigidi e imbiancati da una copiosa coltre nevosa. Come candidi tentacoli protendono verso il basso per permetterci di gustare ogni singolo cristallo di neve. Alcuni alberi paiono addirittura dei fuochi d’artificio con i loro rami scheletrici congelati come zampilli disordinati. Gli abeti, invece, sono carichi di neve rafferma che appesantisce ogni singolo loro braccio per metà ancora verde intenso.
Procediamo sempre su tratto ben evidente fino ad arrivare su un traccia decisamente scavata dall’acqua. Siamo dentro ad un impluvio creato recentemente, dove i bordi terrosi ci superano di qualche decina di centimetri. Siamo in questa conca scavata e notiamo la vegetazione che ci sovrasta. Avanzando, le pareti pian piano si addolciscono. Compaiono i baranci ai lati anche loro innevati e palesemente scombinati da questa frana scavata nei mesi scorsi.
Orme di fuoristrada indicano che i più temerari continuano imperterriti a solcare questo sentiero, creando linee giocose nel manto nevoso. Davanti a noi, illuminate dal sole, le maestose Cime Bastioni, complesso roccioso che delimita la fine del Gruppo delle Marmarole e, attraverso la Forcella Piccola evidente sullo sfondo, invita alla vetta dell’Antelao, nascosta dal monte Ciauderona. Siamo nel cuore della Val d’Oten e qui si delinea, alla nostra sinistra, la fatidica Forcella Antelao, luogo di sciagura della scorsa estate. Posso notare con estrema precisione il luogo che mi ha bloccato e in cui sono stato recuperato grazie al CNSAS: qui i dettagli dell’avventura! Arriviamo, dopo circa 2 ore dalla partenza, al pianoro che preannuncia la Capanna degli Alpini. Alla nostra sinistra la visione spettacolare delle laste presenti sul monte Ciauderona e il limitrofo Lastron de Pian dei Arboi, con la neve che ne aumenta la profondità e ne accentua la perpendicolarità! Alla nostra destra, invece, la cresta e la Croda Vanedel illuminate da un sole tiepido che vorremmo anche noi in questo momento visto che siamo rasenti lo zero qui all’ombra. Fortunatamente la visione sul cucuzzolo della Capanna degli Alpini ci rincuora e ci sediamo per una meritata pausa. La vista dalla Capanna regala un’assoluta atmosfera di relax e di tranquillità.
Dopo il break, procediamo in direzione Ovest, verso la cascata delle Pile. Dopo pochi passi dalla Capanna si può notare il Torrente Oten che esce da un pertugio tra due pareti a picco. Questa splendida forra è il luogo che dobbiamo percorrere per raggiungere la cascata! Neve e ghiaccio qui sono presenti alla base delle pareti. Al centro il torrente scorre tranquillo. Il sentiero normalmente percorre il lato sinistro rasente la parete. Oggi, invece, la presenza di lastre di ghiaccio molto spesse e stalattiti appuntite come spade di Damocle, non ci permettono di procedere da quel lato. Optiamo quindi per percorrere a bordo del torrente, stando attenti a non affondare gli scarponi nell’acqua gelida. Più avanziamo e più vediamo che il ghiaccio rende tutto pericoloso. La forra amplifica il rumore delle cascate che si formano man mano che procediamo. Superiamo una serie di grossi massi coperti di neve e giungiamo su un’insenatura piana dove è presente una cascata. A lato una serie di tubi in metallo e scalette ancorate alle rocce permettono di avanzare verso la meta finale. La pericolosità che vediamo sia a livello del suolo, sia aerea con la presenza delle stalattiti non proprio sicure, ci fanno desistere dal continuare.
Ci consoliamo con questa cascatella rinominata Cascata delle Pile (Varta)… Anche se non abbiamo raggiunto l’obiettivo, il solo ambiente creato dalla forra, dal torrente e dal ghiaccio regalano un insieme magico e indimenticabile!
Ritorniamo sui nostri passi, percorriamo il ponticello appena usciti dalla gola, che ci porta in direzione Rifugio Galassi per osservare il boschetto di faggi. Scendiamo nuovamente in direzione della Capanna degli Alpini e ci inoltriamo in direzione Nord-Est fino alla Casera Pian d’Oten. Qui riusciamo a constatare chiaramente lo smottamento e la frana sicuramente avvenuta nei mesi scorsi che ha quasi sommerso la casera. L’insieme di terra e sassi ha chiaramente bloccato la porta di ingresso alla casera e ha sotterrato quello che doveva essere un caminetto esterno. Riprendiamo la traccia 255 e la ripercorriamo per intero a ritroso fino al parcheggio dell’andata. Il sole non ci ha accompagnato molto in questa avventura anche se il cielo era terso, magnifico. Ci rifacciamo con uno splendido tagliere di salumi, formaggi e qualche sott’aceto al caldo della stufa del Bar alla Pineta!
Si chiude così in bellezza un’escursione tranquilla, immersi nella natura. Gli unici rumori che abbiamo sentito sono stati lo scrocchiare della neve sotto i nostri piedi e il fragore del torrente all’interno della forra. Un luogo magico, silenzioso, adatto ai veri amanti della montagna autentica, senza fronzoli. Una montagna che anche senza panorami da cartolina, può regalare emozioni con una semplice ciaspolata e la ricerca di una cascata protetta dai ghiacci!

Metà dicembre, la neve è caduta copiosa qualche settimana fa ma quella rimasta permette di fare delle escursioni in sicurezza anche ad un’altitudine più accentuata.
Per l’avventura di oggi ho scelto di intraprendere un’escursione nell’amena Val d’Oten, a Calalzo di Cadore. Assieme al comprare Tomaso, raggiungiamo di prima mattina il Bar Alla Pineta in zona Praciadelan. La strada per arrivare al ristorante è completamente asfaltata, in dolce salita, con la presenza di un paio di tornanti. Oggi siamo stati fortunati a percorrerla tranquillamente solo con le gomme invernali. Consiglio di telefonare preventivamente al Bar Alla Pineta per assicurarsi delle condizioni della strada (trovi qui sotto i contatti). In caso di neve alta è possibile lasciare l’auto verso Calalzo in corrispondenza del capitello della Madonna di Caravaggio e proseguire a piedi.
La giornata è splendida, bella fredda e con un cielo terso magnifico. Partiamo quindi in direzione Capanna degli Alpini e cascata delle Pile.
Notiamo fin da subito un cartello con divieto di transito per i mezzi a motore. Normalmente, infatti, la strada è carrabile fino alla Capanna degli Alpini. In questo momento, invece, si possono osservare diversi solchi scavati dall’acqua durante la fine dell’estate, o inizio autunno, che non permettono di far proseguire neanche i migliori fuoristrada (apparentemente).
Seguiamo il sentiero CAI 255, completamente innevato. Abbiamo indossato i ramponcini per procedere più speditamente ma ci rendiamo conto che risultano solo ingombranti e poco utili. La neve è ben impaccata, solida e permette di non scivolare. Il ghiaccio è presente solo al centro per dei tratti cortissimi. In breve raggiungiamo un bivio per il rifugio Chiggiato. Continuiamo per la Capanna degli Alpini e arriviamo al poderoso passaggio, con annessa piccola cascata, sul Rio Diassa che scende in corrispondenza dell’anonima Casera poco più in alto.
Entriamo in un sottobosco, affiancando la Costa dei Laris, con il sole che si fa spazio tra i rami rigidi e imbiancati da una copiosa coltre nevosa. Come candidi tentacoli protendono verso il basso per permetterci di gustare ogni singolo cristallo di neve. Alcuni alberi paiono addirittura dei fuochi d’artificio con i loro rami scheletrici congelati come zampilli disordinati. Gli abeti, invece, sono carichi di neve rafferma che appesantisce ogni singolo loro braccio per metà ancora verde intenso.
Procediamo sempre su tratto ben evidente fino ad arrivare su un traccia decisamente scavata dall’acqua. Siamo dentro ad un impluvio creato recentemente, dove i bordi terrosi ci superano di qualche decina di centimetri. Siamo in questa conca scavata e notiamo la vegetazione che ci sovrasta. Avanzando, le pareti pian piano si addolciscono. Compaiono i baranci ai lati anche loro innevati e palesemente scombinati da questa frana scavata nei mesi scorsi.
Orme di fuoristrada indicano che i più temerari continuano imperterriti a solcare questo sentiero, creando linee giocose nel manto nevoso. Davanti a noi, illuminate dal sole, le maestose Cime Bastioni, complesso roccioso che delimita la fine del Gruppo delle Marmarole e, attraverso la Forcella Piccola evidente sullo sfondo, invita alla vetta dell’Antelao, nascosta dal monte Ciauderona. Siamo nel cuore della Val d’Oten e qui si delinea, alla nostra sinistra, la fatidica Forcella Antelao, luogo di sciagura della scorsa estate. Posso notare con estrema precisione il luogo che mi ha bloccato e in cui sono stato recuperato grazie al CNSAS: qui i dettagli dell’avventura!



Data

17-12-2023

Distanza

12.02 KM

Tipo escursione

Ciaspolata

Dislivello

406 mt

  • Montagna

    Monte Antelao

  • Indirizzo

    Calalzo di Cadore, Veneto, Italy

  • Altitudine

    1440.00 m

  • Rifugi

    Bar alla Pineta

  • Informazioni

    Bar alla Pineta

Arriviamo, dopo circa 2 ore dalla partenza, al pianoro che preannuncia la Capanna degli Alpini. Alla nostra sinistra la visione spettacolare delle laste presenti sul monte Ciauderona e il limitrofo Lastron de Pian dei Arboi, con la neve che ne aumenta la profondità e ne accentua la perpendicolarità! Alla nostra destra, invece, la cresta e la Croda Vanedel illuminate da un sole tiepido che vorremmo anche noi in questo momento visto che siamo rasenti lo zero qui all’ombra. Fortunatamente la visione sul cucuzzolo della Capanna degli Alpini ci rincuora e ci sediamo per una meritata pausa. La vista dalla Capanna regala un’assoluta atmosfera di relax e di tranquillità.
Dopo il break, procediamo in direzione Ovest, verso la cascata delle Pile. Dopo pochi passi dalla Capanna si può notare il Torrente Oten che esce da un pertugio tra due pareti a picco. Questa splendida forra è il luogo che dobbiamo percorrere per raggiungere la cascata! Neve e ghiaccio qui sono presenti alla base delle pareti. Al centro il torrente scorre tranquillo. Il sentiero normalmente percorre il lato sinistro rasente la parete. Oggi, invece, la presenza di lastre di ghiaccio molto spesse e stalattiti appuntite come spade di Damocle, non ci permettono di procedere da quel lato. Optiamo quindi per percorrere a bordo del torrente, stando attenti a non affondare gli scarponi nell’acqua gelida. Più avanziamo e più vediamo che il ghiaccio rende tutto pericoloso. La forra amplifica il rumore delle cascate che si formano man mano che procediamo. Superiamo una serie di grossi massi coperti di neve e giungiamo su un’insenatura piana dove è presente una cascata. A lato una serie di tubi in metallo e scalette ancorate alle rocce permettono di avanzare verso la meta finale. La pericolosità che vediamo sia a livello del suolo, sia aerea con la presenza delle stalattiti non proprio sicure, ci fanno desistere dal continuare.
Ci consoliamo con questa cascatella rinominata Cascata delle Pile (Varta)… Anche se non abbiamo raggiunto l’obiettivo, il solo ambiente creato dalla forra, dal torrente e dal ghiaccio regalano un insieme magico e indimenticabile!
Ritorniamo sui nostri passi, percorriamo il ponticello appena usciti dalla gola, che ci porta in direzione Rifugio Galassi per osservare il boschetto di faggi. Scendiamo nuovamente in direzione della Capanna degli Alpini e ci inoltriamo in direzione Nord-Est fino alla Casera Pian d’Oten. Qui riusciamo a constatare chiaramente lo smottamento e la frana sicuramente avvenuta nei mesi scorsi che ha quasi sommerso la casera. L’insieme di terra e sassi ha chiaramente bloccato la porta di ingresso alla casera e ha sotterrato quello che doveva essere un caminetto esterno. Riprendiamo la traccia 255 e la ripercorriamo per intero a ritroso fino al parcheggio dell’andata. Il sole non ci ha accompagnato molto in questa avventura anche se il cielo era terso, magnifico. Ci rifacciamo con uno splendido tagliere di salumi, formaggi e qualche sott’aceto al caldo della stufa del Bar alla Pineta!
Si chiude così in bellezza un’escursione tranquilla, immersi nella natura. Gli unici rumori che abbiamo sentito sono stati lo scrocchiare della neve sotto i nostri piedi e il fragore del torrente all’interno della forra. Un luogo magico, silenzioso, adatto ai veri amanti della montagna autentica, senza fronzoli. Una montagna che anche senza panorami da cartolina, può regalare emozioni con una semplice ciaspolata e la ricerca di una cascata protetta dai ghiacci!




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Difficoltà

Escursionisti - Itinerari su sentieri od evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie...). Sono generalmente segnalati con vernice od ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Possono svolgersi anche in ambienti innevati ma solo lievemente inclinati. Richiedono attrezzatura ed una sufficiente capacità di orientamento, allenamento alla camminata anche per qualche ora.



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