Monte Vederna

Al confine tra Veneto e Trentino al cospetto delle Pale di San Martino

L’escursione di oggi ci porta al confine tra due magnifiche regioni: il Veneto e il Trentino Alto Adige. Ai piedi delle vette Feltrine, con lo sguardo rivolto verso le splendide Pale di San Martino.
Il compagno di avventure è un nuovo amico, Andrea, del quale sicuramente avrete già sentito parlare grazie al suo splendido blog Montagna di Viaggi!
L’obiettivo di oggi è raggiungere la cima del Monte Vederna o “Viderna” partendo dall’abitato di Imèr. Vetta meno blasonata delle altre immediatamente vicine, ma anch’essa importante anche dal punto di vista storico. Non a caso era stata indicata come retrovia di difesa da parte del Generale Luigi Cadorna nel corso della Prima Guerra Mondiale. Nel suo libro “La Guerra alla fronte Italiana” del 1921, Cadorna, nel Capitolo X descrive la battaglia di Caporetto del 1917. Negli ordini del 26 ottobre (due giorni dopo l’attacco austro-ungarico), riportava la possibile ritirata al Tagliamento e riporta le seguenti disposizioni: ”… Si partecipava che nell'eventualità (considerata solo in via di doverosa previsione) che 2a e 3a armata dovessero ripiegare sul Tagliamento, il XII corpo ripiegherebbe sulle Prealpi Carniche. In tal caso la 4a armata dovrebbe ritirarsi sulla linea di resistenza ad oltranza (dalla Casera di Razzo, al Monte Tudaio, col Vidal, sbarramento di Val Boite a valle di Borca, testata di Val Maè, passo Duran, stretta del Cordevole al Sasso di San Martino, Piz Sagron, Viderna, Totoga, Remitte, Monte Levre). …”.
Con tutte queste magnifiche aspettative, partiamo! Raggiungiamo l’abitato di Imèr, poco prima di Mezzano e Fiera di Primiero, più precisamente nel parcheggio che si trova a bordo strada al Villaggio Sass Maor, prima della pizzeria “Le Peze” (con annesso camping). Da qui si ha subito un bel colpo d’occhio sul paesino di Imer e alle nostre spalle la costa rocciosa del monte Vederna.
Nei pressi del parcheggio sono presenti delle segnaletiche CAI che indicano il percorso verso la cima e il rifugio in direzione del camping, a Est. Abbiamo verificato, ma questa traccia risulta dismessa e inghiottita dalla vegetazione. Sembra una via che porta nella vicina Val Noana e che poi si ricongiunge ad una variante che porta in vetta. Noi scegliamo la strada asfaltata che sale decisa nel villaggio che la cartina Tabacco indica con “Cappuccetto Rosso”. Stiamo seguendo effettivamente il tracciato riportato dalla cartina che identifica il sentiero CAI 736.
Siamo di fatto su una comoda mulattiera, che al momento sembra in via di manutenzione. Una carrareccia formata da ciottoli e muretti a delimitarne il percorso. La salita è costante, mai eccessiva. Ci si inoltra in un bosco folto. La traccia è delimitata da una parte dalla roccia del monte e dall’altra da qualche barriera di protezione in legno. Arriviamo in breve al Capitel de la Pausa, dove alcune panchine permettono di godersi una vista su Fiera di Primiero e il primo magnifico scorcio sulle Pale di San Martino.
Continuiamo sempre costeggiando la Val Noana che si dimostra una valle austera e selvaggia. Non riusciamo a vederne il fondo perché una folta vegetazione ce lo impedisce. Raggiungiamo il Cristo dei Noni, un capitello con un crocefisso poco più in alto del sentiero. Qui arriva la variante che si può percorrere partendo dalla Val Noana: interessante alternativa per una soluzione sicuramente più impegnativa di quella che stiamo percorrendo. Poco più avanti veniamo rapiti da una piccola transumanza di asinelli guidati da timidi ma forti bambini.
Sentiamo un gorgoglio sempre più forte e arriviamo al cospetto di una splendida cascata: la Cascata del Salton! Incastonata tra le rocce che il Rio Val Caora scava inesorabilmente da anni creando l’omonima valle per poi immettersi nel Torrente Noana più in basso. Una salto di decine di metri che regala una splendida vista. Da qui ci sono due strade: una verso sinistra che permette di percorrere per intero il tunnel nella roccia che attraversa la costa rocciosa, oppure una scorciatoia che si immette a metà del tunnel da cui si ha una splendida vista sull’intera cascata a pochi passi. In questo modo si sale sopra al Salton e possiamo osservare la nascita della cascata. Lasciamo il Rio Val Caora in un ambiente davvero freddo e umido, praticamente sempre in ombra, e riprendiamo la via che ora di insinua in un canyon scavato da diversi ruscelli che concorrono alla creazione della cascata. Un luogo caratteristico che regala bellissimi scorci soprattutto in questo periodo autunnale.
In breve sbuchiamo in una radura più aperta e finalmente baciata dal sole. Davanti a noi un ponticello e un piccolo crocefisso. Una chiara indicazione ci segnala la via per il rifugio vicino. Un paio di curve in dolce salita ed eccoci sull’ampio spiazzo verdeggiante denominato “Pian Grande” (o Pian Grant)! Una grande area pianeggiante trapunta di piccole baite in legno. Davanti a noi la strada che ora è diventata ampia e ghiaiosa ci invita ad una piccola e graziosa chiesetta annunciata da una imponente betulla solitaria. Al cospetto della chiesetta possiamo notare il rifugio Vederna che fa capolino alle sue spalle.
Il rifugio è grande e accogliente con diversi tavoli all’interno e anche all’esterno con la vista sul Pian Grande. Abbiamo assaggiato dei deliziosi dolci fatti in casa! Usciamo e ci dirigiamo verso l’ampio spiazzo davanti alla chiesetta che si raggiunge da un strada tortuosa che dovrebbe partire da Pontet all’inizio del lago Schener, che da il nome alla valle. Dai commenti di alcuni visitatori che abbiamo potuto ascoltare, non è una strada da percorrere in auto a cuor leggero…
Imbocchiamo la grande strada sterrata che tende a salire dolcemente dove sono indicate le vie per la Croce degli Alpini e la cima del Vederna. La strada è piacevole alternata a sole ed ombra grazie agli alberi che creano dei giochi di luce molto belli. Arriviamo ad un bivio dove a sinistra si può continuare per la visita di postazioni di guerra, “Stoli” Morosna, e percorrere lunghe gallerie della Grande Guerra. Sarà da spunto per una nuova avventura! Noi procediamo invece a destra, ancora immersi nella boscaglia, fino a raggiungere la parte sommitale del Vederna. Qui gli abeti sono radi e l’erba che contraddistingue questa cupola comincia ad essere bruna.
Usciamo dalla traccia, deviando verso sinistra, per percorre l’ultima breve salita di cui però non si vede la meta. Quota 1584 metri, siamo in vetta al monte Vederna! La vista è splendida a 360 gradi sulle Vette Feltrine e sul magnifico monte Pavione. Continuando verso Sud possiamo distinguere il monte Coppolo, il monte Agaro, portandoci invece verso Est ecco il Sass de Mura, il Piz de Sagron, il Sass d’Ortiga dal quale cominciano le inconfondibili cime della Pale di San Martino. Ma non è da qui che si possono osservare nel loro massimo splendore, dobbiamo continuare l’avventura. Non prima di aver coccolato un po’ i due ciucchini che sostano sulla cima all’ombra di due isolati alberi che creano l’agognata ombra. I due asinelli sembrano volere le carezze, in realtà ci stanno invitando a dare loro qualcosa di buono da mangiare. Visto che non abbiamo niente, ci invitano a “musate” ad andarcene. Non appena infatti scendiamo la cima, li vediamo che ci osservano per essere sicuri di lasciarli in pace.
Ritorniamo sulla strada principale da dove siamo venuti e, poco prima della deviazione per la vetta, è presente una freccia che indica “Alla Croce”. Prestare attenzione perché la freccia si è staccata dal palo e potrebbe non essere visibile. Ad ogni modo la via da intraprendere è nella direzione opposta alla cima, verso Est. Procediamo sul pianoro fino a raggiungere un grosso albero in cui è presente un’altra freccia. Da qui si scende qualche metro fino a scorgere questa immensa croce metallica che si staglia davanti a noi: la Croce degli Alpini! Una vista spettacolare sulla valle di Primiero con Imèr, Mezzano e Fiera. Sullo sfondo, contornate da un cielo azzurro terso, la magnifiche Pale di San Martino che ipnotizzano con la loro bellezza e imponenza. Una foto è d’obbligo prima di prendere il sentiero che indica “Stoli” Morosna. Noi invece di seguire per il sentiero degli Alpini che porta alle gallerie, abbiamo intrapreso una variante che percorre i camminamenti delle trincee ancora visibili nel sottobosco. Un dedalo di vie scavate nella terra che di fatto costeggiano la cima del Vederna. Le percorriamo effettuando un anello alla base della vetta e rispuntiamo proprio sulla cima dove gli asinelli ci attendono mentre brucano i pochi ultimi ciuffi d’erba freschi.
Ritorniamo sui nostri passi e ripercorriamo a ritroso la via di salita fino a raggiungere nuovamente il rifugio. Attraverso il Pian Grant poi per l’ombroso canyon (attenzione qui in discesa che si rischia di scivolare!). Salutiamo il Salton e percorriamo questa volta per intero il tunnel scavato nella roccia. La discesa è piacevole ma decisamente lunga per ritornare a Imèr e al parcheggio della mattina.
Si conclude così l’avventura sul Vederna in un luogo eccezionale sia dal punto di vista storico ma soprattutto ambientale. I panorami che ci ha regalato l’avventura meritano queste circa 6 ore di camminata (in totale) e il rifugio ripaga la fatica con degli splendidi piatti fatti in casa. Una via per escursionisti mediamente allenati visto il dislivello (circa 1000 metri) su una lunga distanza (oltre 19 km). Qui, sotto all’articolo, vi ricordo che potete scaricare la traccia GPX del percorso. Consigliato a tutti!
Un grazie di cuore ad Andrea che mi ha invitato per questa magnifica avventura sperando sia la prima di una lunga serie. Non dimenticatevi di leggere anche il suo bellissimo articolo pieno di splendide immagini.

L’escursione di oggi ci porta al confine tra due magnifiche regioni: il Veneto e il Trentino Alto Adige. Ai piedi delle vette Feltrine, con lo sguardo rivolto verso le splendide Pale di San Martino.
Il compagno di avventure è un nuovo amico, Andrea, del quale sicuramente avrete già sentito parlare grazie al suo splendido blog Montagna di Viaggi!
L’obiettivo di oggi è raggiungere la cima del Monte Vederna o “Viderna” partendo dall’abitato di Imèr. Vetta meno blasonata delle altre immediatamente vicine, ma anch’essa importante anche dal punto di vista storico. Non a caso era stata indicata come retrovia di difesa da parte del Generale Luigi Cadorna nel corso della Prima Guerra Mondiale. Nel suo libro “La Guerra alla fronte Italiana” del 1921, Cadorna, nel Capitolo X descrive la battaglia di Caporetto del 1917. Negli ordini del 26 ottobre (due giorni dopo l’attacco austro-ungarico), riportava la possibile ritirata al Tagliamento e riporta le seguenti disposizioni: ”… Si partecipava che nell'eventualità (considerata solo in via di doverosa previsione) che 2a e 3a armata dovessero ripiegare sul Tagliamento, il XII corpo ripiegherebbe sulle Prealpi Carniche. In tal caso la 4a armata dovrebbe ritirarsi sulla linea di resistenza ad oltranza (dalla Casera di Razzo, al Monte Tudaio, col Vidal, sbarramento di Val Boite a valle di Borca, testata di Val Maè, passo Duran, stretta del Cordevole al Sasso di San Martino, Piz Sagron, Viderna, Totoga, Remitte, Monte Levre). …”.
Con tutte queste magnifiche aspettative, partiamo! Raggiungiamo l’abitato di Imèr, poco prima di Mezzano e Fiera di Primiero, più precisamente nel parcheggio che si trova a bordo strada al Villaggio Sass Maor, prima della pizzeria “Le Peze” (con annesso camping). Da qui si ha subito un bel colpo d’occhio sul paesino di Imer e alle nostre spalle la costa rocciosa del monte Vederna.
Nei pressi del parcheggio sono presenti delle segnaletiche CAI che indicano il percorso verso la cima e il rifugio in direzione del camping, a Est. Abbiamo verificato, ma questa traccia risulta dismessa e inghiottita dalla vegetazione. Sembra una via che porta nella vicina Val Noana e che poi si ricongiunge ad una variante che porta in vetta. Noi scegliamo la strada asfaltata che sale decisa nel villaggio che la cartina Tabacco indica con “Cappuccetto Rosso”. Stiamo seguendo effettivamente il tracciato riportato dalla cartina che identifica il sentiero CAI 736.
Siamo di fatto su una comoda mulattiera, che al momento sembra in via di manutenzione. Una carrareccia formata da ciottoli e muretti a delimitarne il percorso. La salita è costante, mai eccessiva. Ci si inoltra in un bosco folto. La traccia è delimitata da una parte dalla roccia del monte e dall’altra da qualche barriera di protezione in legno. Arriviamo in breve al Capitel de la Pausa, dove alcune panchine permettono di godersi una vista su Fiera di Primiero e il primo magnifico scorcio sulle Pale di San Martino.
Continuiamo sempre costeggiando la Val Noana che si dimostra una valle austera e selvaggia. Non riusciamo a vederne il fondo perché una folta vegetazione ce lo impedisce. Raggiungiamo il Cristo dei Noni, un capitello con un crocefisso poco più in alto del sentiero. Qui arriva la variante che si può percorrere partendo dalla Val Noana: interessante alternativa per una soluzione sicuramente più impegnativa di quella che stiamo percorrendo. Poco più avanti veniamo rapiti da una piccola transumanza di asinelli guidati da timidi ma forti bambini.
Sentiamo un gorgoglio sempre più forte e arriviamo al cospetto di una splendida cascata: la Cascata del Salton! Incastonata tra le rocce che il Rio Val Caora scava inesorabilmente da anni creando l’omonima valle per poi immettersi nel Torrente Noana più in basso. Una salto di decine di metri che regala una splendida vista. Da qui ci sono due strade: una verso sinistra che permette di percorrere per intero il tunnel nella roccia che attraversa la costa rocciosa, oppure una scorciatoia che si immette a metà del tunnel da cui si ha una splendida vista sull’intera cascata a pochi passi. In questo modo si sale sopra al Salton e possiamo osservare la nascita della cascata.



Data

07-10-2023

Distanza

19.20 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

998 mt

  • Montagna

    Monte Vederna

  • Indirizzo

    Imèr, Trentino Alto Adige, Italy

  • Altitudine

    1584.00 m

  • Rifugi

    Rifugio Vederna

  • Informazioni

    Rifugio Vederna

Lasciamo il Rio Val Caora in un ambiente davvero freddo e umido, praticamente sempre in ombra, e riprendiamo la via che ora di insinua in un canyon scavato da diversi ruscelli che concorrono alla creazione della cascata. Un luogo caratteristico che regala bellissimi scorci soprattutto in questo periodo autunnale.
In breve sbuchiamo in una radura più aperta e finalmente baciata dal sole. Davanti a noi un ponticello e un piccolo crocefisso. Una chiara indicazione ci segnala la via per il rifugio vicino. Un paio di curve in dolce salita ed eccoci sull’ampio spiazzo verdeggiante denominato “Pian Grande” (o Pian Grant)! Una grande area pianeggiante trapunta di piccole baite in legno. Davanti a noi la strada che ora è diventata ampia e ghiaiosa ci invita ad una piccola e graziosa chiesetta annunciata da una imponente betulla solitaria. Al cospetto della chiesetta possiamo notare il rifugio Vederna che fa capolino alle sue spalle.
Il rifugio è grande e accogliente con diversi tavoli all’interno e anche all’esterno con la vista sul Pian Grande. Abbiamo assaggiato dei deliziosi dolci fatti in casa! Usciamo e ci dirigiamo verso l’ampio spiazzo davanti alla chiesetta che si raggiunge da un strada tortuosa che dovrebbe partire da Pontet all’inizio del lago Schener, che da il nome alla valle. Dai commenti di alcuni visitatori che abbiamo potuto ascoltare, non è una strada da percorrere in auto a cuor leggero…
Imbocchiamo la grande strada sterrata che tende a salire dolcemente dove sono indicate le vie per la Croce degli Alpini e la cima del Vederna. La strada è piacevole alternata a sole ed ombra grazie agli alberi che creano dei giochi di luce molto belli. Arriviamo ad un bivio dove a sinistra si può continuare per la visita di postazioni di guerra, “Stoli” Morosna, e percorrere lunghe gallerie della Grande Guerra. Sarà da spunto per una nuova avventura! Noi procediamo invece a destra, ancora immersi nella boscaglia, fino a raggiungere la parte sommitale del Vederna. Qui gli abeti sono radi e l’erba che contraddistingue questa cupola comincia ad essere bruna.
Usciamo dalla traccia, deviando verso sinistra, per percorre l’ultima breve salita di cui però non si vede la meta. Quota 1584 metri, siamo in vetta al monte Vederna! La vista è splendida a 360 gradi sulle Vette Feltrine e sul magnifico monte Pavione. Continuando verso Sud possiamo distinguere il monte Coppolo, il monte Agaro, portandoci invece verso Est ecco il Sass de Mura, il Piz de Sagron, il Sass d’Ortiga dal quale cominciano le inconfondibili cime della Pale di San Martino. Ma non è da qui che si possono osservare nel loro massimo splendore, dobbiamo continuare l’avventura. Non prima di aver coccolato un po’ i due ciucchini che sostano sulla cima all’ombra di due isolati alberi che creano l’agognata ombra. I due asinelli sembrano volere le carezze, in realtà ci stanno invitando a dare loro qualcosa di buono da mangiare. Visto che non abbiamo niente, ci invitano a “musate” ad andarcene. Non appena infatti scendiamo la cima, li vediamo che ci osservano per essere sicuri di lasciarli in pace.
Ritorniamo sulla strada principale da dove siamo venuti e, poco prima della deviazione per la vetta, è presente una freccia che indica “Alla Croce”. Prestare attenzione perché la freccia si è staccata dal palo e potrebbe non essere visibile. Ad ogni modo la via da intraprendere è nella direzione opposta alla cima, verso Est. Procediamo sul pianoro fino a raggiungere un grosso albero in cui è presente un’altra freccia. Da qui si scende qualche metro fino a scorgere questa immensa croce metallica che si staglia davanti a noi: la Croce degli Alpini! Una vista spettacolare sulla valle di Primiero con Imèr, Mezzano e Fiera. Sullo sfondo, contornate da un cielo azzurro terso, la magnifiche Pale di San Martino che ipnotizzano con la loro bellezza e imponenza. Una foto è d’obbligo prima di prendere il sentiero che indica “Stoli” Morosna. Noi invece di seguire per il sentiero degli Alpini che porta alle gallerie, abbiamo intrapreso una variante che percorre i camminamenti delle trincee ancora visibili nel sottobosco. Un dedalo di vie scavate nella terra che di fatto costeggiano la cima del Vederna. Le percorriamo effettuando un anello alla base della vetta e rispuntiamo proprio sulla cima dove gli asinelli ci attendono mentre brucano i pochi ultimi ciuffi d’erba freschi.
Ritorniamo sui nostri passi e ripercorriamo a ritroso la via di salita fino a raggiungere nuovamente il rifugio. Attraverso il Pian Grant poi per l’ombroso canyon (attenzione qui in discesa che si rischia di scivolare!). Salutiamo il Salton e percorriamo questa volta per intero il tunnel scavato nella roccia. La discesa è piacevole ma decisamente lunga per ritornare a Imèr e al parcheggio della mattina.
Si conclude così l’avventura sul Vederna in un luogo eccezionale sia dal punto di vista storico ma soprattutto ambientale. I panorami che ci ha regalato l’avventura meritano queste circa 6 ore di camminata (in totale) e il rifugio ripaga la fatica con degli splendidi piatti fatti in casa. Una via per escursionisti mediamente allenati visto il dislivello (circa 1000 metri) su una lunga distanza (oltre 19 km). Qui, sotto all’articolo, vi ricordo che potete scaricare la traccia GPX del percorso. Consigliato a tutti!
Un grazie di cuore ad Andrea che mi ha invitato per questa magnifica avventura sperando sia la prima di una lunga serie. Non dimenticatevi di leggere anche il suo bellissimo articolo pieno di splendide immagini.




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Difficoltà

Escursionisti - Itinerari su sentieri od evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie...). Sono generalmente segnalati con vernice od ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Possono svolgersi anche in ambienti innevati ma solo lievemente inclinati. Richiedono attrezzatura ed una sufficiente capacità di orientamento, allenamento alla camminata anche per qualche ora.



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