Alla scoperta di Mondevàl

Escursione al villaggio mesolitico abitato 7500 anni fa!

Epifania, tutte le feste porta via… Sì, ma solo le feste!
Le escursioni del 2023, invece, cominciano oggi, a pochi chilometri dal Passo Staulanza, verso Selva di Cadore, per la precisione a Palùi. Compagno di avventure è il mitico Tomaso che mi accompagna nell’ambita meta di oggi: il Mondevàl.
Parcheggiamo l’auto nell’area pic-nic di Palùi ad un centinaio di metri dopo la Baita Flora Alpina, sulla destra in direzione Selva di Cadore. Lo spiazzo è ampio, ma occorre arrivare abbastanza presto alla mattina per aggiudicarsi un comodo posto per la macchina. La temperatura è sotto allo zero, tre gradi sotto per la precisione. Il sole, ancora nascosto dalle montagne, e l’umidità presente non ci consentono di prepararci nel modo migliore alla partenza. Una volta allacciato gli scarponi e messo in spalla lo zaino, partiamo alla volta della mulattiera che sale ben visibile in direzione Nord.
Cominciamo a salire questa dorsale, denominata “Le Stroppe”, grazie ad una traccia ampia, e che si inerpica con una dolce pendenza. Siamo circondati da splendidi abeti, il suolo è innevato, ben marcato nella parte centrale. Con noi abbiamo i fedeli ramponcini, immancabili in questa stagione e, soprattutto, indispensabili in alcuni tratti in cui la presenza del ghiaccio non permette un passo sicuro.
Una serie di comodi tornanti ci fanno guadagnare in fretta del comodo dislivello. Tra le fronde riusciamo ad avere degli splendidi scorci sul Civetta. In breve raggiungiamo un lungo rettilineo dal quale notiamo le punte della Cima Ambrizzola e quella meno riconoscibile, dal lato in cui siamo, del Becco di Mezzodì. Arriviamo così al Rio Cordon che superiamo facilmente su comodo ponticello e raggiungiamo un bivio nel quale ci ricongiungiamo alla traccia CAI 466.
Una chiara serie di tabelle segnaletiche CAI ci notificano tutte le magnifiche mete che ci circondano. Proseguiamo verso Nord e, da qui la salita si fa leggermente più pronunciata. Dopo qualche minuto arriviamo alla Casera Mondevàl de Sot. Da qui comincia a delinearsi un panorama spettacolare sul Civetta con a fianco il Monte Crot che spunta sulla sinistra. Siamo a quota 1830 metri, continuiamo sulla traccia fino ad uscire completamente dalla flora boscosa. Ci ricongiungiamo con il sentiero CAI 465 che porta alla Forcella Giau aggirando la cima del monte Mondevàl. Qui ci aspetta un sottile ponticello di legno che permette di superare il Rio Mondevàl, che poche centinaio di metri più a valle si congiungerà al Rio Cordon.
Ora comincia la parte più decisa della salita, senza però criticità dal punto di vista tecnico e nemmeno dal punto di vista della pendenza. Grazie al panorama che, passo dopo passo cambia e scopre nuove vedute, i 200 metri di dislivello per raggiungere lo scavallamento a quota 2150 metri possono essere comodamente intervallati da qualche pausa per godere appieno della fantastica vista! Il Pelmo e Pelmetto cominciano farsi vedere sempre più prepotentemente nella loro forma inconfondibile, il Civetta svetta sempre più isolato, il monte Crot congiunge con una linea immaginaria queste due maestose cime. La carrellata di vette termina con il Col Duro e, dietro, il Becco di Mezzodì.
Ci incuneiamo tra due grossi massi e usciamo su un’apertura che scalda il cuore: davanti a noi il Lastoi de Fornim, lo Spiz de Mondevàl e la Cima Ambrizzola che anticipa la Croda da Lago in tutto il suo splendore. Una piccola pietra ci conferma la giusta via da percorrere con una evidente freccia rossa e la scritta “Mondevàl”. Deviamo in direzione Nord-Ovest su tracciato con abbonda di neve a tratti bella compatta e in altri friabile. Il sole ora è nel punto più alto del cielo, il caldo si fa sentire e anche la neve comincia a fondere. Anche le tracce più battute fanno sprofondare e, anche se di poco, rallentano il nostro passo. Fortunatamente il sentiero resta in quota, anzi, perde un po’ di altitudine. Ritroviamo il Rio Mondevàl, che serpeggia con le sue acque tra gli accumuli di neve e continuiamo sempre a testa alta per allietarci con lo splendido panorama. La depressione finisce in corrispondenza di un grande masso dalla forma quasi cubica con una spruzzata di neve che imbianca la punta. Ci siamo! Ecco il sito preistorico di Mondevàl, scoperto nel 1985 da Vittorino Cazzetta. Questo luogo rappresenta un’importante scoperta e un unicum per la preistoria antica di alta quota nel versante alpino meridionale. Qui, nella fase antica del Mesolitico (9500-6700 anni a.C.), le pareti aggettanti del masso furono utilizzate dagli ultimi cacciatori-raccoglitori preistorici come riparo. Resti di utensili in pietra, resti di pasti di animali, scarti di lavorazione e una pavimentazione con focolare hanno permesso di assegnare con certezza la presenza di queste popolazioni. Nei secoli successivi, nel Mesolitico recente (6700-5500 anni a.C.) lo stesso sito è stato utilizzato come luogo di sepoltura di un uomo di circa 40 anni, accompagnato da un ricco corredo funerario. Altri ritrovamenti hanno permesso di identificare accampamenti di pastori durante l’età del Bronzo, fino all’ultima frequentazione riconosciuta attorno all’epoca tardo antica e alto medievale, alla quale sono attribuibili i resti di una pavimentazione e di una serie di muretti a secco che hanno permesso di sigillare la stratificazione delle reliquie delle epoche precedenti per farle arrivare fino ai giorni nostri!
Il sito, vista l’insufficienza di tabelle informative e di dettagli sui reperti, per quanto sia ricco di storia, non riesce a valorizzare fino in fondo l’importanza della scoperta. Noi infatti, pur sapendo esattamente dove fosse il sepolcro mesolitico, abbiamo avuto delle difficoltà a trovare l’unica tabella descrittiva presente. A prescindere comunque da queste perplessità, è incredibile come nel corso della storia questo luogo così piccolo, così remoto, abbia raccolto sotto la sua protezione popoli diversi in epoche così distanti tra loro. Chissà se anche loro, all’imbrunire, al termine di una giornata di caccia o di duro lavoro con il bestiame, abbiano mai alzato lo sguardo sul Pelmo e sul Civetta sognando di raggiungerne le cime.
Seguitiamo sulla traccia che muta con una lieve pendenza e, in circa 3 ore dalla partenza, raggiungiamo la meta finale di oggi: la Casera di Mondevàl de Sora. Da qui possiamo godere dello spettacolare panorama a 360 gradi: davanti a noi il Pelmo, Crot e Civetta con il sole alto nel cielo tra le due sagome, spostandoci verso sinistra troviamo il Becco di Mezzodì sgombro da neve, poi Forcella Ambrizzola che porta direttamente all’omonima cima e permette di intravvedere la Croda da Lago. Lo Spiz di Mondevàl e il termine del Lastoi de Formin fino a chiudere il cerchio sul monte Mondevàl puntellato di sinuose linee create da una serie di scialpinisti che si sono divertiti a solcarlo.
Ci fermiamo ad ammirare tutto questo, potremmo procedere verso il Lago delle Baste ma lo troveremo sicuramente ghiacciato e perderebbe la poesia del riflettere il Pelmo nelle sue acque. Segniamo quindi la nuova meta per una prossima escursione primaverile e ci incamminiamo a ritroso per la stessa via dell’andata.
Il ritorno è costantemente baciato dal sole che picchia indisturbato. Diversi scialpinisti raggiungono il nostro sentiero dopo essersi divertiti sul Col Duro al cospetto del Becco di Mezzodì. Raggiungiamo la dorsale e ci buttiamo a capofitto (la pendenza invita a farlo!) e in pochissimo tempo torniamo a Mondevàl de Soto quasi sudati dal caldo persistente. Superato il Rio Cordon ci inoltriamo nuovamente nella boscaglia che ci ristora con una bella brezza fresca. Il sole cala velocemente vista la stagione invernale e scompare dietro le fronde. Quando raggiungiamo la Val Fiorentina gli ultimi raggi tingono il Pelmo di un tono acceso preannunciando l’enrosadira.
Tornati al parcheggio notiamo come la temperatura sia cambiata repentinamente senza la presenza del sole e con qualche folata di vento gelido: i fiocchi di neve a terra sono diventati delle lame affilate e i gradi sono ben 5 sotto lo zero. Così, come la mattina, anche il riportarsi in abiti borghesi è impegnativo!
Si conclude così una splendida escursione alla scoperta di un sito archeologico rimasto dormiente per migliaia di anni. Un luogo offerto dalla Natura, preso in prestito e adattato da parte dell’uomo che ha saputo trarre sempre il meglio in base alle epoche storiche che lo hanno visto protagonista. Un’escursione adatta a tutti, visto che non sono presenti difficoltà tecniche. Un’avventura indicata soprattutto per gli appassionati del connubio storia-montagna che vedono in questi ritrovamenti l’essenza della vita in alta quota. La scoperta di questi luoghi prova che l’esplorazione in montagna non è mai vana e permette di rivivere luoghi più o meno conosciuti con occhi diversi.

Epifania, tutte le feste porta via… Sì, ma solo le feste!
Le escursioni del 2023, invece, cominciano oggi, a pochi chilometri dal Passo Staulanza, verso Selva di Cadore, per la precisione a Palùi. Compagno di avventure è il mitico Tomaso che mi accompagna nell’ambita meta di oggi: il Mondevàl.
Parcheggiamo l’auto nell’area pic-nic di Palùi ad un centinaio di metri dopo la Baita Flora Alpina, sulla destra in direzione Selva di Cadore. Lo spiazzo è ampio, ma occorre arrivare abbastanza presto alla mattina per aggiudicarsi un comodo posto per la macchina. La temperatura è sotto allo zero, tre gradi sotto per la precisione. Il sole, ancora nascosto dalle montagne, e l’umidità presente non ci consentono di prepararci nel modo migliore alla partenza. Una volta allacciato gli scarponi e messo in spalla lo zaino, partiamo alla volta della mulattiera che sale ben visibile in direzione Nord.
Cominciamo a salire questa dorsale, denominata “Le Stroppe”, grazie ad una traccia ampia, e che si inerpica con una dolce pendenza. Siamo circondati da splendidi abeti, il suolo è innevato, ben marcato nella parte centrale. Con noi abbiamo i fedeli ramponcini, immancabili in questa stagione e, soprattutto, indispensabili in alcuni tratti in cui la presenza del ghiaccio non permette un passo sicuro.
Una serie di comodi tornanti ci fanno guadagnare in fretta del comodo dislivello. Tra le fronde riusciamo ad avere degli splendidi scorci sul Civetta. In breve raggiungiamo un lungo rettilineo dal quale notiamo le punte della Cima Ambrizzola e quella meno riconoscibile, dal lato in cui siamo, del Becco di Mezzodì. Arriviamo così al Rio Cordon che superiamo facilmente su comodo ponticello e raggiungiamo un bivio nel quale ci ricongiungiamo alla traccia CAI 466.
Una chiara serie di tabelle segnaletiche CAI ci notificano tutte le magnifiche mete che ci circondano. Proseguiamo verso Nord e, da qui la salita si fa leggermente più pronunciata. Dopo qualche minuto arriviamo alla Casera Mondevàl de Sot. Da qui comincia a delinearsi un panorama spettacolare sul Civetta con a fianco il Monte Crot che spunta sulla sinistra. Siamo a quota 1830 metri, continuiamo sulla traccia fino ad uscire completamente dalla flora boscosa. Ci ricongiungiamo con il sentiero CAI 465 che porta alla Forcella Giau aggirando la cima del monte Mondevàl. Qui ci aspetta un sottile ponticello di legno che permette di superare il Rio Mondevàl, che poche centinaio di metri più a valle si congiungerà al Rio Cordon.
Ora comincia la parte più decisa della salita, senza però criticità dal punto di vista tecnico e nemmeno dal punto di vista della pendenza. Grazie al panorama che, passo dopo passo cambia e scopre nuove vedute, i 200 metri di dislivello per raggiungere lo scavallamento a quota 2150 metri possono essere comodamente intervallati da qualche pausa per godere appieno della fantastica vista! Il Pelmo e Pelmetto cominciano farsi vedere sempre più prepotentemente nella loro forma inconfondibile, il Civetta svetta sempre più isolato, il monte Crot congiunge con una linea immaginaria queste due maestose cime. La carrellata di vette termina con il Col Duro e, dietro, il Becco di Mezzodì.
Ci incuneiamo tra due grossi massi e usciamo su un’apertura che scalda il cuore: davanti a noi il Lastoi de Fornim, lo Spiz de Mondevàl e la Cima Ambrizzola che anticipa la Croda da Lago in tutto il suo splendore. Una piccola pietra ci conferma la giusta via da percorrere con una evidente freccia rossa e la scritta “Mondevàl”. Deviamo in direzione Nord-Ovest su tracciato con abbonda di neve a tratti bella compatta e in altri friabile. Il sole ora è nel punto più alto del cielo, il caldo si fa sentire e anche la neve comincia a fondere. Anche le tracce più battute fanno sprofondare e, anche se di poco, rallentano il nostro passo. Fortunatamente il sentiero resta in quota, anzi, perde un po’ di altitudine. Ritroviamo il Rio Mondevàl, che serpeggia con le sue acque tra gli accumuli di neve e continuiamo sempre a testa alta per allietarci con lo splendido panorama. La depressione finisce in corrispondenza di un grande masso dalla forma quasi cubica con una spruzzata di neve che imbianca la punta.



Data

06-01-2023

Distanza

12.00 KM

Tipo escursione

Ciaspolata

Dislivello

710 mt

  • Montagna

    Mondevàl

  • Indirizzo

    Selva di Cadore, Veneto, Italy

  • Altitudine

    2150.00 m

  • Rifugi

    Baita Flora Alpina

  • Informazioni

    Baita Flora Alpina

Ci siamo! Ecco il sito preistorico di Mondevàl, scoperto nel 1985 da Vittorino Cazzetta. Questo luogo rappresenta un’importante scoperta e un unicum per la preistoria antica di alta quota nel versante alpino meridionale. Qui, nella fase antica del Mesolitico (9500-6700 anni a.C.), le pareti aggettanti del masso furono utilizzate dagli ultimi cacciatori-raccoglitori preistorici come riparo. Resti di utensili in pietra, resti di pasti di animali, scarti di lavorazione e una pavimentazione con focolare hanno permesso di assegnare con certezza la presenza di queste popolazioni. Nei secoli successivi, nel Mesolitico recente (6700-5500 anni a.C.) lo stesso sito è stato utilizzato come luogo di sepoltura di un uomo di circa 40 anni, accompagnato da un ricco corredo funerario. Altri ritrovamenti hanno permesso di identificare accampamenti di pastori durante l’età del Bronzo, fino all’ultima frequentazione riconosciuta attorno all’epoca tardo antica e alto medievale, alla quale sono attribuibili i resti di una pavimentazione e di una serie di muretti a secco che hanno permesso di sigillare la stratificazione delle reliquie delle epoche precedenti per farle arrivare fino ai giorni nostri!
Il sito, vista l’insufficienza di tabelle informative e di dettagli sui reperti, per quanto sia ricco di storia, non riesce a valorizzare fino in fondo l’importanza della scoperta. Noi infatti, pur sapendo esattamente dove fosse il sepolcro mesolitico, abbiamo avuto delle difficoltà a trovare l’unica tabella descrittiva presente. A prescindere comunque da queste perplessità, è incredibile come nel corso della storia questo luogo così piccolo, così remoto, abbia raccolto sotto la sua protezione popoli diversi in epoche così distanti tra loro. Chissà se anche loro, all’imbrunire, al termine di una giornata di caccia o di duro lavoro con il bestiame, abbiano mai alzato lo sguardo sul Pelmo e sul Civetta sognando di raggiungerne le cime.
Seguitiamo sulla traccia che muta con una lieve pendenza e, in circa 3 ore dalla partenza, raggiungiamo la meta finale di oggi: la Casera di Mondevàl de Sora. Da qui possiamo godere dello spettacolare panorama a 360 gradi: davanti a noi il Pelmo, Crot e Civetta con il sole alto nel cielo tra le due sagome, spostandoci verso sinistra troviamo il Becco di Mezzodì sgombro da neve, poi Forcella Ambrizzola che porta direttamente all’omonima cima e permette di intravvedere la Croda da Lago. Lo Spiz di Mondevàl e il termine del Lastoi de Formin fino a chiudere il cerchio sul monte Mondevàl puntellato di sinuose linee create da una serie di scialpinisti che si sono divertiti a solcarlo.
Ci fermiamo ad ammirare tutto questo, potremmo procedere verso il Lago delle Baste ma lo troveremo sicuramente ghiacciato e perderebbe la poesia del riflettere il Pelmo nelle sue acque. Segniamo quindi la nuova meta per una prossima escursione primaverile e ci incamminiamo a ritroso per la stessa via dell’andata.
Il ritorno è costantemente baciato dal sole che picchia indisturbato. Diversi scialpinisti raggiungono il nostro sentiero dopo essersi divertiti sul Col Duro al cospetto del Becco di Mezzodì. Raggiungiamo la dorsale e ci buttiamo a capofitto (la pendenza invita a farlo!) e in pochissimo tempo torniamo a Mondevàl de Soto quasi sudati dal caldo persistente. Superato il Rio Cordon ci inoltriamo nuovamente nella boscaglia che ci ristora con una bella brezza fresca. Il sole cala velocemente vista la stagione invernale e scompare dietro le fronde. Quando raggiungiamo la Val Fiorentina gli ultimi raggi tingono il Pelmo di un tono acceso preannunciando l’enrosadira.
Tornati al parcheggio notiamo come la temperatura sia cambiata repentinamente senza la presenza del sole e con qualche folata di vento gelido: i fiocchi di neve a terra sono diventati delle lame affilate e i gradi sono ben 5 sotto lo zero. Così, come la mattina, anche il riportarsi in abiti borghesi è impegnativo!
Si conclude così una splendida escursione alla scoperta di un sito archeologico rimasto dormiente per migliaia di anni. Un luogo offerto dalla Natura, preso in prestito e adattato da parte dell’uomo che ha saputo trarre sempre il meglio in base alle epoche storiche che lo hanno visto protagonista. Un’escursione adatta a tutti, visto che non sono presenti difficoltà tecniche. Un’avventura indicata soprattutto per gli appassionati del connubio storia-montagna che vedono in questi ritrovamenti l’essenza della vita in alta quota. La scoperta di questi luoghi prova che l’esplorazione in montagna non è mai vana e permette di rivivere luoghi più o meno conosciuti con occhi diversi.




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Difficoltà

Turistico - Itinerario su stradine, mulattiere o larghi sentieri. I percorsi generalmente non sono lunghi, non presentano alcun problema di orientamento e non richiedono un allenamento specifico se non quello tipico della passeggiata.



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