Rifugio Furio Bianchet

Alla ricerca dell’autentica montagna nella Val Vescovà ai piedi della Schiara


È una pungente giornata di fine novembre e assieme ad Enrico abbiamo deciso di intraprendere un’escursione al rifugio Bianchet nella zona dell’agordino. La mattina è splendida, alcune nuvole basse nella zona di Feltre ci avevano preoccupato, ma qui tra La Muda e La Stanga, il cielo è terso e azzurrissimo.
Parcheggiamo nel secondo spiazzo superando La Stanga, sulla curva prima di raggiungere La Muda. Abbiamo deciso di partire da questo parcheggio per inoltrarci dolcemente nella Val Vescovà ed evitare così le ripide scalette della partenza più gettonata. Il sentiero è, in ogni caso, il CAI 503: partiamo!
La strada è asfaltata per i primi due tornanti passando poi ad un fondo sassoso che si inoltra nel bosco. Stiamo percorrendo la Variante dell’Alta Via numero 1 che collega il mitico Lago di Braies con Belluno.
Procediamo di buona lena e costeggiamo delle pareti a strapiombo che incombono direttamente sul sentiero. Incutono effettivamente un certo timore per l’eventuale caduta di qualche sassolino. L’altezza di oltre 50 metri e la verticalità pronunciata rendono questo passaggio molto caratteristico. Anche Ottone Brentari, nel suo libro “Guida Storico Alpina di Belluno e Feltre” del 1887, scriveva così: ”La valle dal Peron alla Stanga è, se ne togliamo le poche case nominate, brulla e deserta; ed il fondo di essa tutto occupato dal torrente e dalla strada. Le montagne che la cingono sono quasi a picco con pochi tratti di costa erbosa, tagliati da sentieretti a zig-zag. Torreggiano qui e là, a fianco ed in fondo dei burroncelli, picchi di forme curiose e svariate.”
Superato questo tratto si devia verso NE e ci si addentra nella vera e propria Val Vescovà. Ricomincia la vegetazione, si fa largo la faggeta e incontriamo l’altra traccia del CAI 503 che confluisce nell’itinerario che stiamo percorrendo.
Procediamo accompagnati da alte pareti rocciose alla nostra sinistra, in alcuni punti con bei pezzi franati. Uno in particolare ben segnalato che invita a non sostare nel breve tratto esposto alla frana. Questi massicci, per l’appunto alla nostra sinistra, fanno capo a due cime denominate Coi Alti e Coi Bassi. Dalla parte opposta della valle, invece, possiamo notare la vegetazione aggrappata allo strapiombo creato dalle cime de La Spirlonga e del monte Coro. Ad unire questi due versanti un profondo e invisibile canyon.



Data

20-11-2022

Distanza

16.80 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

913 mt

  • Montagna

    Monte Schiara

  • Indirizzo

    Agordo, Veneto, Italy

  • Altitudine

    1270.00 m

  • Rifugi

    Rifugio Bianchet

  • Informazioni

    Rifugio Bianchet

Procediamo guadagnando dislivello in questa valle molto cupa e stretta. Il sole, almeno in questo periodo dell’anno, fa molta fatica a scaldare. I pochi raggi che passano garantiscono solo qualche minuto di dolce tempore. A quota 900 metri, dove la faggeta si è presa di forza tutto l’ambiente circostante, cominciano una serie di tornanti che ci fanno salire decisi. Un tappeto di foglie secche interrompe il silenzio. Procediamo scegliendo via via la scorciatoia più bella e rapida. Arriviamo così al Sass de i Companc’ a quota 1160 circa in un punto un po’ più largo dove è possibile lasciare brevemente il sentiero e scorgere la nascita del canyon dal rio che percorre la valle. Superiamo il torrente e procediamo in salita eseguendo un unico tornante per poi procedere quasi in piano in direzione E. Siamo oltre 1200 metri di quota, la faggeta lascia spazio ad una fitta abetaia che in breve sia apre su un pianoro dal quale spicca il rifugio Bianchet!
Il rifugio è intitolato all’alpinista bellunese Furio Bianchet che fu tra i protagonisti del sesto grado con il gruppo dei “bellunesi” negli anni Trenta. Tra le sue conquiste, la direttissima sulla parete Sud-Ovest del Cimon della Pala denominata “Via dei Bellunesi”.
Siamo quindi giunti nella radura del Pian dei Gat, alle pendici del monte Coro, da una parte, e del Col dei Gai con la Talvena dall’altra. Introno a noi dei magnifici abeti dal quale si scorge il panorama più bello della giornata: il monte Schiara oggi candidamente innevato! Si riesce a distinguere anche il famoso pinnacolo della Gusela del Vescovà, tipica conformazione rocciosa a campanile, immancabile nelle foto panoramiche della Schiara.
Il freddo si fa sempre più pungente, siamo sotto lo zero, il sole è nascosto dietro le sagome imperiose del monte Coro. Ci rifocilliamo velocemente e riprendiamo la discesa dalla stessa via della salita.
A metà della valle del Vescovà fa capolino un timido sole utile a riprendere un dolce tepore che mancava dalla mattina. Il sole riesce a tingere di un arancio caldo le punte rocciose delle pareti verticali che ci riconducono alla macchina e alla fine della nostra avventura!
Termina così una bella escursione in una zona poco battuta dal solito turismo occasionale. Un rifugio ricercato molto comodo come tappa per raggiungere la Schiara o le famose ferrate presenti nei dintorni. Un luogo adatto al relax e alla contemplazione della montagna autentica.




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Difficoltà

Escursionisti - Itinerari su sentieri od evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie...). Sono generalmente segnalati con vernice od ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Possono svolgersi anche in ambienti innevati ma solo lievemente inclinati. Richiedono attrezzatura ed una sufficiente capacità di orientamento, allenamento alla camminata anche per qualche ora.



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