Ritorno al Monte Toc

A due anni di distanza nuove sorprese ed emozioni


Avventura ricca di storia su una montagna protetta da un alone di quasi sacralità. Il monte Toc è una meta che avevo raggiunto circa due anni fa, nel 2020, ma ho accettato la richiesta di fare da “guida” al mio amico auronzano Angelo perché è una cima che merita di essere vissuta nuovamente.
La giornata è splendida, sole pieno e neanche un filo d’aria. Decisamente troppo caldo… Parcheggiamo di prima mattina proprio sotto alla fatidica frana del Toc. Prendiamo l’unica strada ghiaiosa che scende segnata con un chiaro cartello “Casera Vasei - CAI 907”. Dopo poco ci addentriamo nel bosco, sempre seguendo ancora la medesima segnaletica. Da qui in poi il sentiero è sempre ben segnato e non ci si può perdere. Segni rosso-bianchi sono presenti e ben cadenzati sui rami degli alberi o sulle rocce. L’afa si fa sentire subito, la giornata di oggi è veramente calda per la stagione e grazie agli alberi l’umidità fa sempre la protagonista. Il bosco è composto in prevalenza da faggi, tipico arbusto di queste zone. La prima parte del percorso si destreggia a cavallo del confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. A meno di mezz’ora dalla partenza troviamo il primo scorcio che regala un panorama su Longarone: prendete tutta l’aria possibile in questo punto perché poi per un’ora abbondante ci sarà solo bosco, foglie e umido!
La salita è costante, non regala spianate per riprendere fiato. Non la ricordavo così dura e continua. Forse anche la temperatura molto alta non aiuta a progredire in modo spedito. Durante il percorso nel bosco ci sono diverse tracce che potrebbero confondere: ricordatevi sempre che dovete salire, quindi scegliere sempre la via che sale.
A quota 1450mt circa, usciamo dal folto bosco di faggi e arriviamo su un passaggio sotto un costone di roccia: la Croda Vasei. Qui si ha una splendida vista sul lago del Vajont e sull’abitato di Erto in fondo. Il monte Borgà si staglia con la sua bella figura sulla sinistra. Continuiamo e la vegetazione cambia ancora: ora ci accolgono abeti e qualche mugo solitario. Saliamo a zigzag sulla traccia che continua a procedere irta fino a quota 1600mt. Ora il sentiero si fa quasi pianeggiante, il bosco lascia spazio ad una radura sempre più ariosa. L’erba verdeggiante ci accoglie e ci indirizza verso una casupola solitaria sulla destra: la Casera Vasei!
Una casera aperta a tutti, tenuta decisamente male con porta inesistente e tutti gli accessori/attrezzi alla rinfusa all’interno. Crea comunque un ambiente piacevole su questa radura che ci regala una pausa ristoratrice. Da qui, puntando in direzione Sud, partiamo per raggiungere la vetta.
D’ora in poi la pendenza è inferiore rispetto al sentiero percorso fin’ora. Ci sono diversi punti in cui poter riprendere fiato. Prima parte del tragitto nuovamente in mezzo alla vegetazione fino ad un’ampia apertura dove si può notare un piccolo ghiaione che fa da spartiacque per le due cime raggiungibili: cima Mora e cima Toc. Indipendentemente dalla scelta, da qui le tracce sono segnate pochissimo, bisogna avere un buon senso dell’orientamento. Se si sceglie di tenere la sinistra si prosegue per la cima Mora, sulla destra, invece, si arriva alla nostra meta odierna. Vi consiglio di tenere sempre il più possibile la destra, iniziano i mughi e potrebbe capitarvi di perdere la traccia perché la vegetazione riconquista il proprio spazio vitale. Non demordete, anche a costo di tuffarvi letteralmente tra le fronde dei baranci, tenete sempre la destra e notate i rami segati di netto che vi indicano la corretta via. In breve si esce da questa macchia mugosa e un comodo prato preannuncia l’ultimo tratto. Una finestra su una forcelletta permette di godere di uno scorcio magico sul Col Nudo.



Data

21-05-2022

Distanza

12.99 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1182 mt

  • Montagna

    Monte Toc

  • Indirizzo

    Diga del Vajont, Friuli Venezia Giulia, Italy

  • Altitudine

    1922.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

La traccia qui si nota decisamente e, dopo un nuovo susseguirsi di pini mughi, si arriva all’anticima. Ecco la prima sorpresa: una croce di vetta molto spartana che non era presente anni fa. Molti potrebbero pensare che questa sia la vetta, ma non è così, poco più avanti della croce, sulla destra c’è una traccia molto nascosta che scende (sì, scende!) in un corridoio formato dai baranci. Il sentiero ripiega subito sulla sinistra e risale con un misto di terra e pietrisco. Qui c’è il punto più delicato del percorso: la via diventa sempre più sottile e un passo falso porterebbe diritti in un profondo impluvio. Serve passo fermo e si riesce a superare agilmente. Un’altra scoperta: sulla sinistra, in alto, fa capolino una bella Madonnina. Ultimi passi, la vegetazione sparisce, solo ghiaia e rocce: ecco la cima del monte Toc!
Un cucuzzolo spelacchiato che si staglia isolato su Longarone. Una piccola tacca in metallo dell’IGM segnala la vetta. Poco più a destra l’ultimo cambiamento rispetto alla prima ascensione: su una piramide formata da rocce non è più presente alcuna croce. La croce che c’era due anni fa è stata spostata sull’anticima lasciando sguarnita la vera vetta. Il panorama è un 360 gradi mozzafiato: dallo Zoldo con la vista splendida sul Civetta e Pelmo, fino alla cime cadorine come il re Antelao, proseguendo per il Duranno, le cime Friulane, terminando nuovamente in Veneto sulle Prealpi con l’inconfondibile Col Nudo e la cresta che porta fino al Dolada. Respiriamo aria pulita, oggi non c’è un filo di vento e solo una lieve foschia ci inibisce la visuale del mare. Le classiche foto di rito e riprendiamo lo stesso sentiero usato per la salita.
Ci inebriamo dello spettacolare profumo dei baranci che stanno producendo le prime cime e pignette impregnate di resina balsamica. Ritornati alla forcella vediamo che le nuvole avanzano dalle Dolomiti quindi, per evitare qualsiasi sorpresa, procediamo spediti. Riprendiamo la traccia nel selvaggio bosco di mughi e notiamo l’errore fatto all’andata dove avevamo perso per poco la via reale. Nel video allegato ho riportato precisamente questo punto! In 45 minuti ritorniamo alla casera Vasei e poi via nuovamente nel bosco. La discesa non è nettamente più rapida della salita poiché la pendenza decisa costringe a rallentamenti continui per evitare di andare gambe all’aria. Nel sottobosco di faggi la presenza del fogliame secco nasconde a volte rocce lisce sottostanti.
Il sentiero ci sembra già lungo il doppio rispetto alla salita, ma in meno di 2 ore dalla cima del Toc ritorniamo al parcheggio dove un ritrovato sole splende sull’abitato di Casso.
Si conclude un’avventura non inedita ma che ha regalato nuovi stimoli ed emozioni! Un’escursione per escursionisti esperti ed allenati, soprattutto per la parte finale in vetta. Saluto il Friuli e dalla strada, all’altezza della Diga del Vajont, riguardo il Toc e la sua frana: un monte che non ha colpe e che ancora oggi meriterebbe più rispetto e comprensione.




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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