Monte Peron selvaggio, in invernale

Anello con esplorazione fino alle creste delle Pale di S. Giorgio


Sedico, Dolomiti Bellunesi.
Giornata tersa e pungente di prima mattina. Compagno dell’avventura di oggi è il mitico Diego: quando c’è da “ravanare” e scoprire vie nuove non può esserci che lui! L’obiettivo di oggi è il monte Peron, un blocco montuoso che alcuni attestano come parte finale del gruppo della Schiara.
Nominato anche dallo storico alpinista Ottone Brentari nella sua “Guida Storico-Alpina di Belluno-Feltre-Primiero-Agordo-Zoldo” del 1887: “Peron, poche case fabbricate presso un grosso masso (pietrone = peron) che diede il nome alla località”. Lo storico non riporta maggiori dettagli riguardo all’ascensione di questo blocco roccioso che dà il nome al paese sottostante. Per questo motivo è d’obbligo cercare di raggiungerlo e di farlo nel miglior modo possibile: attraverso l’esplorazione del territorio per vie inedite e spettacolari.
Da Belluno raggiungiamo in breve l’abitato di Peron, lasciamo l’auto sulla sinistra della statale, in un parcheggio che affaccia su un ponte tibetano che permette di raggiungere l’affascinante Certosa di Vederna con l’imponente Piz de Vedana che la sovrasta.
Allacciamo gli scarponi, zaino in spalla e ci dirigiamo nell’abitato di Peron, salendo per una via stretta e irta. Dopo poche centinaia di metri, la strada lascia il posto ad un timido sentiero ben delimitato da piccoli muretti a secco. La zona è semi-boschiva nata su una vecchia frana di cui si vedono ancora grossi massi accatastati ai lati della traccia. Questo sentiero è una via del CAI segnata sulla carta come “Sentiero tematico Chiesette Pedemontane”, questo percorso continua verso destra attraversando un tratto franoso proprio sotto all’incombente vetta del Peron e continua verso Pian de Fraina. Ovviamente noi scegliamo la deviazione di sinistra, a quota 600mt, su un sentiero dapprima ben evidente su nuovo tratto erboso. Questa traccia tende verso nord-ovest seguendo la costa del Peron. Si guadagna dislivello molto lentamente fino ad arrivare ad un piccolo salto di roccia di un paio di metri da scalare con facilità. Si giunge in breve, con il sentiero che va via via disperdendosi, al Col delle Pere da cui si intravede tra le fronde il magnifico letto ghiaioso del torrente Cordevole sotto di noi.
La nostra idea è quella di raggiungere la sella ad Est del Colle Salere per poi risalire in direzione della cresta delle Pale di S. Giorgio. Facciamo questa previsione studiando attentamente la cartina della Tabacco, dove è segnato solamente del verde che equivale a porzioni di sola vegetazione. Lasciamo il Col delle Pere puntando verso Nord, cercando di guadagnare quota in direzione del Colle Salere.
Lasciamo di fatto la flebile traccia per cominciare la vera esplorazione su una dorsale che diventa sempre più pendente e difficoltosa. Si può immaginare Ottone Brentari nel 1887 che dalla valle del Cordevole, guarda nella direzione in cui siamo noi: “[…] si arriva verso il torrente. Di là da questo s’apre la valle del Cordevole. […] La valle comincia a farsi stretta chiusa da alte pareti. Di là dal torrente è il Col di Salet [...]”. Il Col di Salet è di fatto il Colle Salere e le “alte pareti” sono rimaste intatte dal 1887 ad oggi: la pendenza infatti si fa sempre più sostenuta. Dobbiamo arrampicarci tra balze erbose e arbusti che fortunatamente permettono di assicurarci e avanzare aggrappandoci di forza. Superiamo un tratto alla base di una parete di roccia di una decina di metri. La salita è sempre più verticale. Grazie alle betulle, ai ciuffi d’erba e alle radici si continua a salire agevolmente ma, voltandosi, si vede che la progressione sta avvenendo quasi su una parete verticale. È qui che tra le fronde un po’ più fitte mi isso su di un albero per guadagnare una posizione più comoda e che mi permetta di riprendere fiato e forze: un ramo fa da fionda e dal basso fa uscire la mia borraccia dalla tasca esterna. Un tonfo sordo, seguito da altri due, poi un continuo susseguirsi di sibili verso una destinazione ignota. Vedo per l’ultima volta la mia borraccia, ricordo del Monte Bianco, sparire nel burrone e con sé il litro di calda tisana al suo interno. Il freddo è davvero pungente su questo versante a Nord e una bevanda calda sarebbe stata davvero invitante. Non mi dispero, saluto la borraccia consapevole che non potrò recuperarla (chissà dove si è fermata…).
Siamo oltre i 960mt, vediamo un addolcimento della parete ed ecco il Colle Salere. Da qui cominciano i problemi: il nostro obiettivo era quello di scendere verso il greto del torrente a Est del colle e risalire su cresta erbosa in direzione delle Pale di S. Giorgio: impossibile! A Est del colle vediamo davanti a noi una gola profondissima con pareti di roccia a picco. Lo stesso colle in questo versante è praticamente su roccia viva. Diego prova ad andare in ricognizione per capire se è solo un’apparenza, un piccolo tratto: no. Tutto il greto del torrente, decine di metri sotto di noi sembra un canyon delimitato da due pareti rocciose inviolabili. Siamo molti delusi da una mancanza così grave da parte della cartografia Tabacco: non sono assolutamente segnati questi salti di roccia in questo punto!



Data

06-03-2022

Distanza

13.40 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1238 mt

  • Montagna

    Monte Peron

  • Indirizzo

    Sedico, Veneto, Italy

  • Altitudine

    1371.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

Torniamo in cima al colle e decidiamo quindi di raggiungere il Colle Scalon e da lì riprendere la traccia del sentiero poco sotto verso Ovest. Percorriamo una comoda cresta erbosa e raggiungiamo il cucuzzolo del Colle Scalon. Da qui una bellissima vista sui Monti del Sole. La faccenda qui si fa di nuovo critica. Pensiamo che la via migliore, sempre rispetto alla cartina della Tabacco, sia quella di scendere verso Nord, su declivio abbastanza dolce per ricongiungerci poi alla traccia segnata. In breve ci accorgiamo che davanti a noi c’è il baratro! Sulla cartina è segnato più verso Est, e infatti, dopo una breve ricognizione notiamo che anche lì c’è un burrone! L’unica nostra via di uscita sembra essere verso Ovest su un pendio veramente azzardato, in cui solo i pini mughi, le betulle e altri arbusti ci permettono di rimanere in piedi e di procedere. Un passo falso qui significa trovarsi direttamente sul Cordevole! Diego continua nella ricognizione della via più sicura, ma costantemente dobbiamo apportare delle modifiche e ad un tratto dobbiamo forzare un ritorno verso Sud per evitare dei salti rocciosi (ancora!). Tutti gli spostamenti sono fatti con un’attenzione estrema, una calma quasi zen sempre con un freddo incredibile: il termometro segna 2°C e cominciamo a patirlo davvero. Dopo diversi cambi di direzione Diego nota una chiazza di neve più in basso: forse è la volta buona, potrebbe essere il sentiero? Per raggiungerla impieghiamo moltissimo tempo per studiare l’appiglio giusto sulle fronde. Manca poco, ci siamo quasi: sì, è davvero il sentiero! Siamo stremati non solo fisicamente ma anche mentalmente: sappiamo leggere una cartina e trovarci in questo ginepraio di difficoltà, che a tratti sembravano davvero insormontabili, ci hanno segnato evidentemente.
Sulla traccia si passa attraverso gole con pareti di roccia di almeno 20 mt: dov’erano sulla cartina? Non sono rocce giovani create a seguito di una frana recente. Queste pareti sono lì dal tempo di Ottone Brentari: la cartografia Tabacco come può spiegare queste lacune? Continuiamo ad arrovellarci con queste domande fino ad arrivare alla prima “oasi” sicura: Val Madonnetta con una comoda panchina ricoperta di brina che permette di avere un bel panorama in direzione del Canal d’Agordo. Scendiamo ancora fino a ricongiungerci con il torrente che doveva essere la nostra via originale, qui troviamo un’antica carbonaia e un cartello “Forcella Costacurta”. Siamo sulla strada giusta. Ora non dovrebbero più esserci problemi (…).
Guadagnamo alcuni metri di dislivello e ci fermiamo su uno spiazzo a fare una breve sosta. Ci giriamo e notiamo il cucuzzolo del Colle Scalon da dove siamo scesi poco fa: sembrava una cresta a picco sul nulla. Siamo rimasti incredibilmente colpiti da dove eravamo, con quale pendenza e con la serie di pareti rocciose che di fatto circondavano l’intero colle. Ancora più soddisfatti della nostra spedizione esplorativa ci rimettiamo in cammino su questa dorsale che è diventata nuovamente in prevalenza erbosa. Continuiamo quindi per Val Modunuta (Val Madonnetta) direzione Col de le Frare. Arriviamo al confine con il Parco Naturale delle Dolomiti Bellunesi e deviamo, sempre in cresta, verso Est. La presenza di alcuni bolli e omini ci rassicura di essere sulla via giusta, anche se rispetto all’app della Tabacco siamo decisamente fuori traccia. Verso la Val Greva vediamo un abisso diritto. Ci teniamo sempre in direzione Pale di S. Giorgio a quota 1100mt la neve comincia a fare capolino, non ci sono più segni di progressione, ci orientiamo più d’istinto più che con la cartina che ormai lasciamo proprio come ultima scelta. Improvvisamente vediamo un omino che ci rincuora poco sopra i 1200mt, quota in cui sono necessari i ramponcini. Risaliamo non senza difficoltà il costone innevato e con una pendenza considerevole. La temperatura arriva sotto lo zero (-1°C) e sono le 14:30. Raggiungiamo la cresta, vediamo segni di scarponi, poi un segno su un albero, ci avviciniamo al sentiero segnato del CAI. Eccoci arrivati a Forcella Costacurta! Guardiamo la cartina della Tabacco e anche l’indicazione di questa forcella è totalmente errata!
Teniamo la destra e percorriamo il sentiero di cresta che porta alla vetta del monte Peron. Salita dapprima semplice per poi lasciare spazio a delle parti più tecniche ed esposte. A quota 1371mt rinuncio alla vetta. Davanti a noi si prospetta una cresta molto insidiosa per la stagione con tratti assicurati con cavi metallici. La stanchezza delle peripezie riscontrate in mattinata si fa sentire e non sono sereno nell’intraprendere la cresta. Diego si protrae fino a 1500mt su un’anticima del Peron, ma rinuncia anche lui per il poco tempo a disposizione. Sono le 15:30 e dobbiamo scendere. Per questa stagione essere ancora in cima a quest’ora può diventare pericoloso. Mentre attendo Diego in cresta mi godo una vista meravigliosa sui monti del Sole: Col dei Rondoi, il Mont Alt, il Pizet e la Cima delle Corale.
Capiamo ora come scendere verso valle, sembra sia necessario un passaggio in cresta ma, sorpresa, tornando a forcella Costacurta notiamo un bellissimo cartello “Pian de Fraina” e una mulattiera che scende. Ovviamente, questa traccia non è segnata sulla cartina. Ci fidiamo dell’indicazione e ci buttiamo a capofitto sulla discesa lasciando la cresta delle Pale di S. Giorgio. Dopo aver superato un’antica fornace, ormai distrutta, raggiungiamo il parcheggio di Pian de Fraina dove constatiamo un’altra anomalia: c’è un cartello con la scritta “Monte Peron” dalla parte opposta da cui siamo arrivati e, al solito, non è segnata questa via sulla cartina! Sempre più abbattuti scendiamo per la strada asfaltata e cerchiamo di raggiungere il prima possibile l’abitato di Peron.
A quota 892mt, vicino alla località Costiet, scegliamo di intraprendere una traccia che dovrebbe essere una scorciatoia per Peron: ancora una volta abbiamo maledetto la Tabacco. La via prima ben evidente sparisce quasi subito, non c’è più nessun segno, nessun minimo tratto che possa far intuire che qui ci sia ancora un timido passaggio. Scendiamo praticamente dritto per dritto su fondo scivoloso dato dalle foglie, per riprendere il prima possibile il sentiero tematico delle Chiesette Pedemontane. Nella ricerca ci imbattiamo in un percorso segnato da cartelli che indicano la presenza di trincee della Prima Guerra Mondiale e una via scende in direzione dell’abitato di Peron, apparentemente. Anche questo percorso non è segnato sulla cartina della Tabacco e quindi prendiamo a riferimento la mappa che abbiamo sui nostri orologi Garmin: qui la traccia c’è ed è segnata! La percorriamo, scendiamo in modo molto rapido e continuo in direzione delle casere denominate Comui Bassi e, da lì, in breve torniamo alla civiltà e al parcheggio dove avevamo lasciato l’auto.
Si conclude così l’avventura di oggi resa indimenticabile da continue sorprese e cambi di programma rispetto a quanto preventivato dallo studio approfondito della cartina. Una vera escursione esplorativa che ci ha permesso di osservare da vicino la conformazione del Peron da tutti i suoi versanti. Uno studio che avremmo piacevolmente fatto a tavolino. Abbiamo constatato la vera natura aspra e rude del Peron che esige una grande esperienza, spirito di adattamento e capacità di orientamento. Un itinerario da non sottovalutare soprattutto per la parte occidentale.
Per una visione ancora più completa e dettagliata, vi invito a leggere anche la relazione di Diego sul suo blog WINDCHILI – AROUND THE WORLD.




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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