Invernale al Rifugio Chiggiato

Un panorama mozzafiato nel cuore delle Dolomiti cadorine


Il freddo è arrivato, il termometro è ben sotto lo 0 (-16 gradi alla partenza). Il compagno di avventure di oggi è il compare Tomaso, l'obiettivo è un rifugio inedito per entrambi: il Chiggiato nel cuore delle Dolomiti cadorine.
Partenza da Calalzo ad un orario insolito, le 10:30, per evitare il troppo ghiaccio e temperature proibitive. Nei giorni scorsi la neve è caduta copiosa da queste parti e la temperatura si è mantenuta stabile sotto lo zero. Percorriamo la strada che porta alla Val d'Oten, superiamo la Chiesa della Beata Vergine del Caravaggio e parcheggiamo sul bivio del Bar Alpino. Sulla sinistra la strada prosegue fino al Ristorante alla Pineta e all'inizio vero e proprio della Val d'Oten. Noi, invece, ci prepariamo con scarponi e attrezzatura da neve per imboccare la via sulla destra che ci inoltra nella Val Vedessana.
Oggi, e comunque sempre in questo periodo dell'anno, sono fondamentali i ramponcini per poter procedere sicuri sui tratti ghiacciati. La valle si presenta fin da subito imbiancata a puntino, tutti gli abeti sono colmi di coltre bianca compatta e pesante. Costeggiamo il Ru de la Vedessana che percorre l'intera valle per poi immettersi nel torrente Molinà all'altezza di dove abbiamo lasciato la macchina. Il rumore del rio ci accompagna in questa prima parte del percorso che si rivela quasi una fiaba: il candore della neve è il colore predominante, solo la base di alcuni massi e l'inizio dei tronchi permettono di avere uno stacco di colore. Tutto è bianco, puro, fermo. Il gelo non permette di far staccare neanche un cristallo di ghiaccio dai singoli aghi degli abeti. L'avanzamento nella valle ha una dolce pendenza che fa guadagnare poco più di 350 metri in circa un'ora dalla partenza.
Raggiungiamo un cartello che segna 2h per il rifugio Chiggiato (a pennarello c'è una correzione con un bel 3h). Pieni di dubbi su quale sarà la veridicità della segnaletica, imbocchiamo il sentiero a sinistra e cominciamo una serie di tornanti ravvicinati che ci fanno salire velocemente di quota. Filtrano i primi raggi di sole nel fitto bosco che ci ospita. A quota 1340mt, in località Costapiana, ci attendono una serie di baite in legno davvero caratteristiche. Qui troviamo un cartello del CAI che ci invita a salire sulla destra. Inizia un tratto un po' più irto, anche se niente di difficile e faticoso per delle persone mediamente allenate. Il sentiero CAI 261 è ben segnato su molti alberi che costeggiano la traccia. La temperatura sale di poco, ma non supera mai lo zero, qualche raggio di sole più forte riesce a sciogliere una piccola parte di neve sui rami più alti creando una finta nevicata lieve lieve che rafforza ancora di più l'idea di essere in una favola.
Raggiungiamo un piccolo capitello votivo alla Madonna in cui notiamo una bella incisione che avvisa: "Qui transitò il 19.07.1988 K. Wojtyla Papa Giovanni Paolo II°". È risaputo che anche San Giovanni Paolo II° amasse le Dolomiti e soprattutto queste Cadorine dove, per diversi anni, ha trascorso le sue vacanze estive.



Data

08-01-2022

Distanza

17.10 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1083 mt

  • Montagna

    Col Negro

  • Indirizzo

    Calalzo di Cadore, Veneto, Italy

  • Altitudine

    1938.00 m

  • Rifugi

    Rifugio Chiggiato

  • Informazioni

    Rifugio Chiggiato

La salita continua, incrociamo altri ragazzi che si sono attrezzati con taglieri in legno, salame affettato al momento, pane e bibite. Li superiamo con l'obiettivo di raggiungere al più presto il Chiggiato visto che il sole mangia le ore... Cominciamo a vedere le Marmarole alla nostra destra in mezzo agli alberi, il monte Froppa si staglia su tutti con i suoi 2932mt. La via si fa sempre più stretta e meno battuta, mancano circa 100mt di dislivello e arriviamo su una piana con un paio di cascine e un manto immacolato. Il sentiero normalmente devierebbe verso destra avanzando in una piccola depressione e costeggiando una baita in lontananza. Noi invece intraprendiamo la "direttissima" che ci permette di tagliare notevolmente a discapito però della salita più faticosa della giornata. Ultimi metri con il sole che fa capolino dietro alle bianche dune con gli abeti che sembrano disposti da esperti giardinieri a formare una vista impagabile.
E finalmente, la dorsale volge al termine, la neve lascia spazio ad una vista via via più ampia, gli alberi si diradano, le montagne sembrano spuntare dal basso verso di noi: l'Antelao è la prima vetta che spicca, il Re delle Dolomiti è maestoso e chiama a raccolta le altre cime. Dopo poco più di 3 ore dalla partenza (il cartello con le 2h segnate alla fine della Val Vedessana era corretto), una vista spettacolare ci attende: Sasso di Bosconero, Duranno, Cima dei Preti, Spalti di Toro, Cridola fino al Crissin. In fondo si possono vedere le vette Friulane verso Sauris. Sotto di noi si vede distintamente il lago di Centro Cadore e l'abitato di Calalzo. Pochi metri più in basso spunta l'agognato rifugio Chiggiato, pronto ad attenderci. La temperatura è polare, ordiniamo un paio di bombardini con panna (strepitosi) che ci permettono di riprendere un po' di energia e di scaldarci.
Il rifugio Chiggiato è in una posizione strategica con un panorama davvero mozzafiato sulle Dolomiti Cadorine. Unica pecca: per tutto il tragitto con la rete TIM non si prende alcun segnale telefonico; ho chiesto quindi al rifugio se potevo accedere alla rete wi-fi e mi è stato risposto di no perché è una linea privata. Un peccato per eventuali escursionisti che, in solitaria, vorrebbero avvisare dello stato dell'escursione i propri famigliari. In ogni caso mi è stato detto che è in previsione un wi-fi aperto per i consumatori del rifugio.
Facciamo qualche foto e le mani cominciano a diventare dei blocchi di ghiaccio... letteralmente! Cominciamo quindi la discesa a rotta di collo un po' per guadagnare tempo e arrivare alla macchina prima del buio ma, soprattutto, per scaldarci. Tagliamo nella neve fresca senza minimamente bagnarci, Tomaso si tuffa per un paio di volte nella neve ritornando un po' bambino: effettivamente questo luogo riporta indietro nel tempo. Il ritorno ci regala scorci e, soprattutto delle baite nascoste che ci eravamo persi durante la salita. Ogni cambio di prospettiva sembra una foto da cartolina. Ritorniamo all'imbocco della Val Vedessana e il sole è già sparito dietro alle montagne. La luce del tramonto comunque ci permette di tornare al parcheggio alle 17 con un'ottima visibilità.
Si conclude così un'escursione veramente magica grazie all'abbondante neve e al panorama che si può godere in cima. Un percorso adatto a degli escursionisti mediamente allenati che non presenta difficoltà tecniche. In questo periodo serve essere attrezzati per la neve e ghiaccio, ma non ci sono altre problematiche degne di nota. Chi desiderasse completare un anello, dal rifugio Chiggiato può intraprendere il sentiero CAI 260 che arriva al Ristorante alla Pineta e da lì serve percorrere il pezzo di strada asfaltata per tornare al bivio del Bar Alpino.
Una giornata veramente spettacolare che ha regalato nuove fantastiche emozioni!




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Difficoltà

Escursionisti - Itinerari su sentieri od evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie...). Sono generalmente segnalati con vernice od ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Possono svolgersi anche in ambienti innevati ma solo lievemente inclinati. Richiedono attrezzatura ed una sufficiente capacità di orientamento, allenamento alla camminata anche per qualche ora.



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