Monte Cornor

Via estiva su una traccia scialpinistica


Quando si intraprende in estate una via solitamente dedicata allo scialpinismo si ha sempre una dose di incertezza, di maggiore attenzione ai dettagli verso una traccia incognita. È proprio il caso dell’avventura di oggi, proposta dal mio amico Leonardo, che aveva fatto una parte di questo percorso in inverno con il suo snowboard. L’obiettivo è il monte Cornor, siamo nella zona del Monte Cavallo tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
Partiamo dall’Alpago, dopo Tambre e più precisamente frazione Sant’Anna dopo Col Indes. Parcheggiamo a Malga Pian Grant e il tempo questa mattina è abbastanza coperto. Il sole si è appena alzato sulla costa Schienon che porta alla Cima delle Vacche e fa aumentare fin da subito un’umidità molto fastidiosa. È proprio in direzione della cima appena nominata che ci dirigiamo. Seguiamo per un breve tratto la strada asfaltata fino a Malga Pian delle Lastre: da qui si prende il sentiero sulla destra delimitato da una sbarra. La segnaletica CAI presenta l’indicazione del Rifugio Semenza. Percorriamo un centinaio di metri e vediamo sulla sinistra il sentiero CAI 926 da prendere. La segnaletica è ben visibile e molto chiara. Da qui inizia la salita decisa e costante. Siamo su prati adibiti al pascolo, il sentiero è stretto ma ben visibile, passiamo affianco alla malga Pradosàn apparentemente abbandonata. Poche centinaia di metri dopo ci addentriamo nel sottobosco seguendo il cosiddetto “Anello del Guslon”, nome preso da una cima di oltre 2000mt poco distante. Adesso il sentiero si fa più nascosto, meno segnato e visibile. Perdiamo la traccia, ma grazie al GPS e alla cartina Tabacco ritroviamo la via salendo dritto per dritto in mezzo al bosco. Tra le fronde fa capolino in silenzio un piccolo capriolo proprio vicino alla tratto segnato del sentiero che in breve ritroviamo.
La macchia di vegetazione in cui siamo comincia a diradarsi, il sentiero aumenta la pendenza proprio nel tratto finale prima di uscire dal bosco. Questa è la parte più tosta della salita, ma è un toccasana per continuare a guadagnare quota. Uscendo su un tratto ghiaioso possiamo ammirare le prime vette: Cimon de Palantina, con l’omonima forcella, il Pian Cansiglio con la piana inconfondibile, il Pizzoc e, dietro, il Visentin. Proprio dalla parte del Cangilio, esattamente sopra ai prati della piana, vediamo uno scrosciare di pioggia. Osservando per qualche secondo vediamo che sta venendo proprio dalla nostra parte! Nel giro di una decina di minuti, infatti, una sottilissima pioggerellina costante ci accompagna per qualche momento, rinfrescandoci senza arrecarci alcun fastidio.
Raggiungiamo il costone di roccia proprio sotto la Cima delle Vacche e percorriamo questa parte di sentiero che si mantiene pressoché in quota ad una altitudine di 1900mt. Attraversiamo qualche ghiaione dissestato e in poco tempo arriviamo alla deviazione in cui si ricongiunge il sentiero CAI 923. Lo possiamo vedere distintamente sotto di noi che sale in modo deciso fino al bivio in cui ci fermiamo a rifocillarci. La vista è decisamente da relazionare: un anfiteatro sulle vette al confine tra le due regioni con il picco di Cima Manera (Cimon del Cavallo) proprio davanti a noi, maestoso! Un susseguirsi di nubi alterna momenti di visibilità scarsa ad altri in cui il panorama viene baciato dal primo timido sole che si fa largo. Continuando dritto per il sentiero che stiamo percorrendo si arriva al rifugio Semenza, noi però dobbiamo procedere verso il Cornor.



Data

11-07-2021

Distanza

14.05 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1006 mt

  • Montagna

    Monte Cornor

  • Indirizzo

    Alpago, Veneto, Italy

  • Altitudine

    2149.00 m

  • Rifugi

    Rifugio Semenza

  • Informazioni

    Rifugio Semenza

Non ci sono sentieri segnati, nessuna traccia, solo una via irta su prati erbosi intervallati da pietrisco che si possono osservare soltanto con il naso all’insù. Uno sguardo al GPS e via a creare zig-zag progressivi verso l’alto. Una ventina di metri e raggiungiamo già una prima forcelletta (pensavamo di essere già arrivati!) e si presenta davanti a noi un ghiaione imponente e molto esteso. In fondo la vera forcella Cornor con la cresta che sale verso la cima sulla destra. La via scende un po’ quasi a raggiungere una macchia di neve, la teniamo sulla sinistra e risaliamo sul versante destro su una traccia appena accennata fra i massi. Il tempo è tornato cupo e a tratti siamo avvolti dalle nuvole che ci permettono di vedere solo poco davanti a noi. Le nubi corrono veloci e speriamo passino presto per permetterci di godere del panorama. Appena termina la parte di sassoni comincia una parete quasi verticale di ghiaino e pietrisco molto sdrucciolevole dove facciamo una gran fatica ad avanzare. Fortunatamente il pezzo di salita con queste caratteristiche è breve e si addolcisce dopo circa 50 metri di dislivello. Ultimi passi e raggiungiamo la forcella! Ancora una serie di nuvole basse non ci fanno vedere le vette davanti a noi verso la Val Salatis, il vento tira fortissimo. Cerchiamo di orientarci con la poca visibilità che abbiamo e decidiamo di procedere subito verso la vetta. Ultimi 70 mentri di dislivello in cresta erbosa e raggiungiamo i 2170mt della cima: monte Cornor!
Siamo fortunati e il tempo migliora quando raggiungiamo la vetta, le nuvole di fanno pian piano da parte e scoprono il panorama: davanti a noi il monte Castelat che apre la visuale sulla Val Salatis in cui è ancora presente abbondante neve. Qui le punte delle montagne come il Messer e il Sestier sono ancora coperte e non ci permettono di avere la profondità di visuale che dovrebbe arrivare fino al Pelmo e al Civetta. Spostandoci ancora sulla destra ammiriamo Cima Valgrande, Cima Lastè con sotto la sua forcella e il bivacco rosso, spunta ancora sulla destra il rifugio Semenza, infine il Cimon del Cavallo e la Palantina. L’ultima porzione del panorama a 360 gradi è una finestra ampia sul Cansiglio, il Pizzoc e il Visentin. C’è anche il libro di vetta ed è d’obbligo annotare il nostro passaggio. Qui facciamo una breve pausa dato che il tempo è in via di miglioramento e il vento non soffia forte come in forcella. Leonardo studia la possibilità di scendere dalla parte del rifugio Semenza. È visibile una bella cresta che sembra percorribile, almeno fino ad un certo punto. Anche questo tratto non è segnato sulla cartina e dobbiamo andare a intuito ed esperienza. Dobbiamo solo stare attenti al blocco roccioso verso il rifugio che non è percorribile con facilità e mantenerci sulla parte sinistra con la faccia verso la Valle Sperlonga. Iniziamo la traversata della cresta, ma dopo pochi passi ci troviamo davanti l’impossibilità di continuare per il costone di roccia che ci invita a scendere. Svoltiamo sulla sinistra, scendiamo di qualche metro e riprendiamo sulla destra in un’altra traccia che secondo me è stata fatta da qualche capriolo. Questa, ci riporta verso la cresta una volta passato il costone roccioso che era davvero improponibile da superare sulla sommità. Qui il percorso è davvero su una lama di rasoio e regala un’emozione davvero particolare! Vediamo che il bivacco di forcella Lastè è molto vicino e, per raggiungerlo, dobbiamo nuovamente lasciare la cresta e scendere nel tratto finale. Da segnalare che la via in cresta è molto esposta, non è facile e richiede un’ottima preparazione fisica. Il bivacco color rosso fiammante è chiuso causa COVID ma, anche da chiuso, fa sempre la sua bella figura distinguendosi dal panorama circostante.
Una bella pausa pranzo e ci godiamo la vista sulla Val Salatis. Il meteo comincia a migliorare decisamente, il sole trasforma tutte le cime e le valli appena osservate dando un tocco di profondità e lucentezza. La cima Lastè e la vicina Cima Manera sono imponenti davanti a noi. Non vedo l’ora di raggiungerle in una prossima escursione. Il rifugio Semenza è a pochissimi passi dalla forcella Lastè. Lo passiamo praticamente senza guardarlo per non scontrarci con la marea di gente presente sulla terrazza e in piedi tutta intorno. Prendiamo il sentiero CAI 923 e lo percorriamo su un falso piano che taglia il costone di roccia che crea il monte Cornor appena conquistato. Ritorniamo al bivio dove la mattina ci eravamo inerpicati come caprioli e scegliamo di proseguire per il sentiero 923 creando così un giro ad anello. La discesa è decisa, abbastanza impegnativa per via delle pietre e ghiaia. Il sentiero intrapreso per la salita all’andata (CAI 926) è decisamente migliore, più agevole e lo consiglio per la salita a confronto di questo che stiamo per percorrendo per il ritorno. Intorno ai 1600mt arriviamo alle porte del bosco e qui si trova il bellissimo Sasso della Madonna che veglia su tutti gli escursionisti che vi passano accanto. Un ultimo sguardo sull’anfiteatro del Monte Cavallo e ci fiondiamo nella vegetazione. Un bosco ampio che fa filtrare molta luce. Quando la pendenza si fa più dolce troviamo le Baracche Mognol dove qualche famiglia sta facendo un bel barbecue. Dal bosco vario passiamo ad una splendida faggeta, stile Cansiglio, folta e altissima. Ci regala ombra e una freschezza rigenerante.
Il sentiero prende il nome CAI 923-C, si fa molto più ampio, dolce e quasi in piano. Permette una passeggiata rilassante che termina a circa 1300mt dove i faggi si interrompono e il sentiero diventa asfaltato. In fondo, a differenza della mattinata nuvolosa, abbiamo la possibilità di ammirare il lago di Santa Croce e il massiccio del Dolada. Cominciando a percorrere la strada asfaltata, notiamo il sentiero che abbiamo preso all’andata sulla nostra destra un po’ più in alto. In breve raggiungiamo nuovamente Pian delle Lastre e successivamente la macchina a Malga Pian Grant.
Termina così la magica escursione di oggi su una via scialpinistica rivisitata per la stagione estiva. Un giro ad anello con oltre 1000mt di dislivello, adatto ad escursionisti esperti e allenati che cercano una via un po’ più ricercata e fuori dalla via normale al rifugio Semenza. Il monte Cornor è una cima delle Prealpi Venete assolutamente da scoprire!




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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