Monte Jôuf

Avventura in Friuli Venezia Giulia sulla cima che domina Maniago


Nuova avventura in montagna, nuovo itinerario, nuova vetta e… nuova regione! Lascio per questa volta il mio amato Veneto e mi immergo nel vicino Friuli Venezia Giulia nei sentieri più impervi e meno conosciuti.
Il compagno di avventure di oggi, nonché ideatore dell’itinerario, è il mitico Tomaso che mi accompagna in questa escursione e farà da Cicerone. La cima di oggi è il Jôuf nelle Prealpi Carniche, il monte che guarda dall’alto la città di Maniago.
La parola “Jôuf “, in ambito montano autoctono, significa “valico largo” e la sua traduzione italiana è “giogo” che ben rappresenta la sinuosità delle creste di questo monte.
Raggiungiamo l’abitato di Montereale Valcellina e prendiamo un via un po’ più lunga ma che ci permette di godere della splendida diga visibile dal ponte Ravedis sull’omonimo bacino dalle cui acque nasce l’impetuoso torrente Cellina. Dopo un paio di tornanti arriviamo ad un ampio parcheggio in cui si ricongiungono due sentieri: cominciamo l’avventura con il sentiero Frassati (CAI 899) che, dopo poco, si immette nel sentiero CAI 983.
Si nota fin da subito la presenza di una natura rigogliosa e fitta, il bosco ci aspetta e l’inconfondibile profumo che sprigiona mi ricorda le vacanze da bambino in Carnia! Il percorso attraversa una piccola baita in cui vive un asino che ci saluta con un sonoro ragliato. Il sentiero è continuamente biforcato in una miriade di varianti che permettono di scegliere la traccia più consona: il percorso più esterno e dolce permette di allungare un po’ ma evita l’aumento rapido di quota. Questa scelta, in alcuni casi, permette di raggiungere dei terrazzi naturali dai quali è possibile ammirare uno splendido panorama su Maniago e sui territori racchiusi tra il Cellina e il Meduna. Per i più atletici invece è sempre presente la “direttissima” che sale ripidamente in modo costante. Tutte le varianti presentano scorci in mezzo al bosco intervallati da tracce su sentiero roccioso.
Il percorso si mantiene con queste caratteristiche fino al raggiungimento della strada forestale, non utilizzabile in auto, che termina alla sommità del Jôuf. Qui percorriamo un breve tratto su sterrato per poi immergerci nuovamente nella natura più selvaggia e la sorpresa è dietro l’angolo: il bosco che si presenta davanti a noi è una vera e propria foresta! Una foresta a tratti dalle sfaccettature primitive vista la grande quantità di felci che fanno capolino ai bordi del sentiero. L’umidità e il fresco percepito ci indicano una grande quantità di acqua che si mantiene praticamente per tutto l’anno. Una serie di alberi abbattuti da una recente tempesta hanno sulle loro cortecce i funghi legnosi utilizzati dagli avventurieri per alimentare il fuoco per la notte. La via percorsa non è molto pulita e presenta molti tronchi lasciati in modo disordinato qui e là, accentuando la percezione di un itinerario “wild” e ricercato… a pochi passi dalla città di Maniago!
Ben presto l’ambiente cambia ancora e ci presenta una foresta incantata formata da alberi ad altissimo fusto, praticamente sfrondati fino alla punta, dove ricompare il fogliame a formare un verde cuscino. In questo tratto di percorso sembra davvero di essere sperduti nel cuore delle Dolomiti o in qualche altro remoto angolo del pianeta!
A quota 1000mt, nel punto in cui il sentiero svolta decisamente a sinistra, intravvediamo nella vegetazione alla nostra destra un segno su un masso che indica una fonte d’acqua. Percorriamo questa traccia appena accennata e sbuchiamo in una radura aperta in cui si staglia un piccolo avamposto per bracconieri. Sembra abbandonato, forse viene ancora usato per il bird watching visto che ci sono ben due sedie in corrispondenza delle piccole aperture che danno verso la cima del Jôuf. Dalla parte opposta, un panorama incredibile a strapiombo su Maniago e sul non lontano fiume Tagliamento. Tornando verso il sentiero principale notiamo una distesa a perdita d’occhio di fiori fucsia in procinto di sbocciare. Solo successivamente capiamo che sono delle peonie selvatiche (grazie Giorgia!).



Data

30-05-2021

Distanza

13.93 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

914 mt

  • Montagna

    Monte Jôuf

  • Indirizzo

    Maniago, Friuli Venezia Giulia, Italy

  • Altitudine

    1242.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

L’ultima parte del percorso raggiunge la cresta sommitale dove l’erba verde sgargiante e le distese di narcisi in fiore la rendono una cartolina impagabile. Raggiungiamo la malga Jôuf, ormai abbandonata. Potrebbe davvero diventare un ottimo punto di ritrovo con una minima rivalutazione del luogo, magari solo per un ristorante, vista la presenza della strada forestale che termina proprio qui vicino. La malga è formata da una piccola cascina e da un’ampia struttura per le vacche che sicuramente pascolavano negli anni addietro.
Continuiamo verso la vetta e notiamo un piccolo cocuzzolo dal quale si staglia una specie di treppiede. Non ci pensiamo due volte e lo raggiungiamo trovando un punto di osservazione veramente impressionante a 360 gradi: da qui si può vedere persino il Golfo di Trieste, le montagne della Slovenia e della Croazia. Dall’altra parte si può osservare il Piancavallo, oggi coperto da una coltre di nubi, fino alla catena montuosa friulana capeggiata dal monte Raut. Il famoso treppiede che avevamo intravisto poco prima non è altro che un asse posteriore di un fuoristrada posto in verticale. Successivamente abbiamo saputo che un tempo veniva utilizzato come impianto di risalita!
Un ultimo sforzo e in breve effettuiamo una breve discesa e altrettanta risalita per raggiungere la croce di vetta a quota 1224mt. Da qui si domina l’intero abitato di Maniago e si capisce il perché questa venga considerata la loro montagna. Un escursionista arrivato poco prima di noi ci avvisa che quella che abbiamo raggiunto non è la vera vetta del Jôuf e che dobbiamo percorrere ancora la cresta, oltre le antenne poco lontane, per arrivare al punto più alto a 1242mt. Ringraziamo e rimettiamo lo zaino in spalla, percorriamo la cresta e, dopo una piccola zona di folta vegetazione, riusciamo a vedere la bandiera italiana che sventola sulla reale cima! Possiamo osservare l’intero percorso che ci divide: una breve discesa e successiva risalita che ci ricongiunge al costone roccioso ricoperto da soffice erba fresca. L’itinerario che ci resta da percorrere è molto corto ma riserva molte sorprese: il tratto di salita finale è molto ripido, anche se veramente breve. Dalla sommità di questa cresta finale si ha un panorama mozzafiato sul Cellina, sull’abitato di Vajont e sul lago di Ravedis che ci regala le splendide acque color smeraldo assieme alla cascata spettacolare che sgorga impetuosa dalla sua diga. La bandiera della vetta è conficcata in una scultura di legno che riporta il nome del monte e alle sue spalle troviamo un comodo boschetto dove poter riposare, rifocillarci e ripararci dal vento pungente presente in cresta. Facciamo un’ultima deviazione oltre la cima del Jôuf e troviamo un terrazzo naturale dal quale riusciamo a gustarci la vista del lago di Barcis!
Al termine della pausa ristoratrice ci accingiamo a percorrere il ritorno. Ritorniamo alla croce di vetta, fino alla malga Jôuf dove decidiamo di ritornare dalla “direttissima” che taglia la strada forestale. Non è un vero sentiero segnato sulla cartina, ma sono una serie di semplici tracce create da escursionisti, runner o cercatori di funghi, che creano un’immaginaria linea verticale fino al parcheggio finale.
Il percorso che ci attende è tutt’altro che monotono e continua a variare come il sentiero CAI 983 percorso all’andata. Certo, si dimostra più ripido ma è possibile scegliere di intraprendere la strada sterrata della forestale per avere un sentiero più dolce, ma allo stesso tempo decisamente più lungo. Degni di nota i fiori che troviamo al ritorno sul cammino: dai narcisi, ai cardi fino agli splendidi iris viola selvatici!
Completiamo la chiusura dell’anello tornando al parcheggio con un totale di quasi 1000mt di dislivello per una distanza complessiva di 14km. Un bellissimo itinerario che può accontentare diverse aspettative: dai meno allenati fino al runner professionista o all’escursionista esperto. La grande quantità di sentieri con diverse pendenze, la presenza della comoda strada sterrata e la quota non proibitiva fanno del monte Jôuf una meta alla portata di tutti!




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Difficoltà

Escursionisti - Itinerari su sentieri od evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie...). Sono generalmente segnalati con vernice od ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Possono svolgersi anche in ambienti innevati ma solo lievemente inclinati. Richiedono attrezzatura ed una sufficiente capacità di orientamento, allenamento alla camminata anche per qualche ora.



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