Vittorio Veneto selvaggio

Sentiero in cresta di 5 colli vittoriesi


Prima escursione del 2021. Dopo settimane di brutto tempo, obbligate in casa anche dal COVID, la prima avventura del nuovo anno parte da Vittorio Veneto. Complici le copiose nevicate degli ultimi tempi, l'itinerario non poteva ambire a cime o percorsi troppo alti. Le Prealpi Venete, e soprattutto quelle di casa, hanno sempre un lato “selvaggio”. Con il mio compagno di percorsi inediti, Diego, pianifichiamo un giro ad anello sulle cime meno blasonate delle Prealpi, ma che garantiscono panorami ricercati, sentieri poco battuti e vera avventura!
Il Duomo di Vittorio Veneto è il luogo della partenza. La parola che ricorrerà di più in questo itinerario sarà una: creste!
Un anello sui colli vittoriesi sempre in cresta, sulle lame di terra che danno vita alle sinuose forme montuose caratteristiche del paesaggio.
Lasciata la piazza si segue verso San Fris dove, all'altezza di un capitello si attraversa un ponticello e si inizia così il sentiero CAI 1042. La tabella che accompagna la traccia bianco-rossa del CAI indica il giro più agevole, e abbastanza in quota, che permette di raggiungere le Perdonanze o il borgo Castagnè verso il monte Baldo. Noi invece scegliamo la via sulla dorsale della Bigontina. Dopo aver superato il viadotto autostradale il sentiero di alza su fondo smottato e scivoloso. All'altezza di un panchina si trova la deviazione ben segnalata per la via di cresta (Bigontina/Montebello). Una salita breve e ripida porta ben presto al culmine del colle e da qui si ha un panorama aperto sulla parte sud di Vittorio Veneto. Procediamo con dei brevi sali-scendi alla seconda cima della giornata, Le Pellagre, dove l'apertura verso nord regala una vista sull'itinerario del ritorno e, verso est, si stagliano le cime del Pizzoc, del Visentin e le prime Dolomiti nella finestra formata dalle suddette vette.
Le Pellagre a differenza della Bigontina si presenta spoglia, aperta e sferzata da una continua bava di vento. Scegliamo la seconda via di discesa sulla destra che si presenta in cresta e, grazie ad un ripido pendio a volte sdrucciolevole, arriviamo al capitello di Sant'Antonio e alle vicine Case Botteon. Il sentiero si riprende tra due case al fianco di un ruscelletto. Qui si ritrova un segnavia che aiuta gli escursionisti a ritrovare la via in direzione del monte Bala. Il sentiero inizialmente si presenta agevole per poi cambiare drasticamente nell'ultimo tratto in cui troviamo molti rovi e arbusti che rendono faticoso l'avanzamento. Arriviamo in forcella e, invece di proseguire per il monte Bala, prendiamo il sentiero di sinistra. Traccia ben segnata e agevole, con pietre ben assestate nella serie di ripidi tornanti ci permettono di raggiungere la terza tappa della giornata: il monte Piai. Il pianoro sommitale è molto ampio e ci regala diverse tipologie di terreno. Dal paesaggio lunare con molti massi sparpagliati, alla presenza di pini marittimi, fino alla vera e propria vetta alla quota di 500mt dove la vegetazione fitta torna a farla da padrona con querce e castagni. La visione è a 360 gradi: da una parte Tarzo e Nogarlo, alle spalle la dorsale del Visentin, Vittorio Veneto dall'altra. La discesa dal Piai è rapida grazie alla traccia molto ripida nel sottobosco. Ci ricongiungiamo al sentiero CAI 1050 e prendiamo la deviazione sul 1051b. Dapprima il percorso parte con una via asfaltata fino ad una casetta isolata. Da qui il percorso si fa più sconnesso e su pietrisco umido scivoloso. Indipendentemente, noi lo percorriamo a rotta di collo, attraversando la cosiddetta Croda Granda, e raggiungiamo prestissimo l'abitato di Tarzo.



Data

13-02-2021

Distanza

17.37 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1353 mt

  • Montagna

    Creste di Vittorio Veneto

  • Indirizzo

    Vittorio Veneto, Veneto, Italy

  • Altitudine

    629.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

Un breve tratto nel centro abitato ci permette di raggiungere la località Introvigne, dove riprendiamo per un breve tratto il sentiero CAI 1051, ben segnato anche nella piccola frazione. Il sentiero tratteggiato di cresta si rivela una traccia ben segnata ogni 50 metri con puntini rossi su rocce e alberi. La via ci porta sulla quarta cresta della giornata: il monte Comun. Questa dorsale è brulla dalla parte sud e ci permette di rivedere tutto il percorso fatto fino a questo momento, dalla parte nord si intravede Revine con i suoi caratteristici laghi. Purtroppo la folta vegetazione da questo lato permette di immaginare gran parte del panorama. In vetta troviamo anche una bellissima casa sull'albero con tanto di scaletta per accedervi. Sul sentiero di discesa, non scegliamo il sentiero segnato che devia decisamente a sinistra e ci farebbe ricongiungere al sentiero 1051 ai piedi del monte Comun, bensì decidiamo di intraprendere la “direttissima” che ci porterà a pochi passi dall'abitato di Nogarolo facendoci risparmiare qualche chilometro di strada.
La via si rivela fin da subito ardua e selvaggia. C'è però una timidissima traccia che magari qualche cercatore di castagne fa durante i primi giorni d'autunno. I rovi e gli arbusti sono tantissimi e, non con poche difficoltà, riusciamo a raggiungere la strada all'altezza di un grande abbeveratoio. Da qui vediamo Nogarolo e ci ricongiungiamo al sentiero CAI 1051, passando sotto ad una vecchia stalla e poi su strada bianca per qualche centinaio di metri. Il sentiero a questo punto sale verso sinistra e, ben segnalato da un totem-segnavia, si ha la possibilità di intraprendere la traccia per la cima del monte Baldo agevole o selvaggia. Anche se stanchi e provati dai continui sali e scendi sulle vette appena raggiunte, compiamo la scelta più adatta a noi e alla nostra filosofia esplorativa: via incerta, diritta in cresta sulla dorsale del Baldo!
L'ultimo colle si rivela fin da subito molto impegnativo. Ci accoglie infatti con una salita su terreno fangoso morbido coperto da un leggero tappeto di foglie che rendono tutto più instabile e non permettono un'adeguata presa ai nostri scarponi. Le gambe si fanno sempre più dure e i primi mille metri di dislivello positivo, dopo mesi di inattività escursionistica, si fanno decisamente sentire. La temperatura, che per tutto il giorno si è mantenuta sotto lo zero, ci costringe a non fermarci più di tanto per non perdere il calore corporeo acquisito. Quest'ultima fatica sembra si diverta a farci sperare in una cima sempre vicina, invece la cresta è un continuo su e giù con brevi tratti molto ripidi che non giovano sicuramente. Ogni spiazzo che raggiungiamo dopo un faticoso sprint si rivela l'ennesima punta da cui ridiscendere per poi risalire. Una breve sosta ristoratrice è d'obbligo per reintegrare un po' di zuccheri all'ombra del punto più alto del Baldo (questa volta per davvero l'ultima salita!). Qui le fronde degli alberi si diradano e in fondo si comincia ad intravedere la croce di vetta! Il panorama finalmente è sgombro da ostacoli, Revine Lago è sotto di noi, come Vittorio Veneto dall'altra parte. I colli della giornata, assieme al monte Altare, fanno da cornice con il Visentin. La lingua snodata dell'autostrada si perde nella Val Lapisina e il Col Nudo innevato fa capolino nel restringimento del nostro punto di fuga visivo.
Siamo soddisfatti! Il monte Baldo si è fatto desiderare ma ne è valsa la pena!
Poco tempo per le foto di rito e poi via veloci ancora in cresta che nel frattempo si ripopola dei suoi arbusti.
Prendiamo la prima deviazione verso destra che scende, il sentiero CAI è il 1042a. Un bel sentiero pulito e in mezzo al bosco era quello che ci serviva per riprenderci. Tra i rami vediamo le prime case della frazione di San Lorenzo. Percorriamo dei tratti asfaltati di strada, imbocchiamo via monte Zebio per evitare un paio di tornanti e arriviamo alla biforcazione che porta da una parte al monte Altare e dall'altra ai Posoccon verso il Duomo di Vittorio Veneto. Questa volta scegliamo la strada più agevole e corta per ritornare al parcheggio. L'avventura è stata lunga e impegnativa per tutti i fattori che ci sono stati. Un paio di chilometri in falso piano e raggiungiamo i Posoccon, un ultimo passaggio sotto il viadotto autostradale e siamo nuovamente a San Fris, poco dopo alla macchina.
L'anello si chiude dopo 18km e oltre 1350mt di dislivello. Una scorpacciata di creste (ben 5) con un itinerario selvaggio e poco battuto. Un'escursione faticosa in alcuni tratti ma davvero appagante, che mi ha fatto scoprire luoghi inediti: i colli vittoriesi non deludono mai!




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Difficoltà

Escursionisti - Itinerari su sentieri od evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie...). Sono generalmente segnalati con vernice od ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Possono svolgersi anche in ambienti innevati ma solo lievemente inclinati. Richiedono attrezzatura ed una sufficiente capacità di orientamento, allenamento alla camminata anche per qualche ora.



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