Monte Toc

Suggestiva escursione al Vajont


L’escursione di oggi si svolge in un luogo insolito, non così spensierato come gli altri. Siamo sul Vajont, a pochi passi dalla famosa diga che, assieme alla fatidica frana, hanno causato il disastro nel 1963.
La meta di oggi è proprio la vetta del monte Toc, il bistrattato monte, la cima maledetta che per alcuni è stata la causa di tutto… Il monte Toc non ha colpe, lui è sempre stato lì di vedetta alla valle, gli era stato affibbiato un nome particolare “Toc” che in veneto significa “pezzo”, ma in lingua friulana significa qualcosa di “guasto”, “marcio”, “avariato”. A fronte di questi presupposti, i luminari che hanno scelto la locazione per la diga dovevano almeno avere un dubbio sulla tenuta di questo monte sollecitato costantemente dall’acqua dell’invaso...Purtroppo sappiamo tutti come è andata a finire a causa dell’uomo e non di questa splendida montagna che avrebbe bisogno di una rivalutazione personale in ambito naturalistico e panoramico!
La partenza del sentiero è proprio sulla frana, qui adesso c’è una strada con un comodo parcheggio che permette di accedere con facilità all’attacco del sentiero 907 in direzione Casera Vasei. Compagno di avventura di oggi è il mio compare Tomaso pronto per una nuova escusione, e fiero che abbia scelto un itinerario friulano!
L’intero percorso si snoda all’interno del bosco di faggi e abeti che contraddistingue questo versante del Toc. La prima parte del sentiero è facile, su sentiero ben segnato, fino ad arrivare un una bella apertura sulla valle del Piave con sullo sfondo Longarone. Da qui la traccia si impenna e comincia la parte più impegnativa dell’escursione con pendenze importanti rese ancor più difficoltose da terreno viscido causato da un’estrema umidità. Il caldo che abbiamo sopportato è stato impressionate nella giornata di oggi: ad ogni passo la fronte diventava subito madida di sudore.
Ogni tanto si notavano delle deviazioni verso la frana del Toc: tutto il percorso infatti si snoda sulla sinistra orografica della frana. In una di queste deviazioni abbiamo intravisto una torretta particolare che rappresenta uno dei capisaldi dei punti di rilevamento del movimento franoso installati già nell’estate del 1960 e, nell’agosto del 1963, proprio questi strumenti avevano dato dati allarmanti su quello che poi si sarebbe verificato nell’ottobre dello stesso anno.



Data

22-08-2020

Distanza

12.95 KM

Tipo escursione

Escursione

Dislivello

1171 mt

  • Montagna

    Monte Toc

  • Indirizzo

    Vajont, Friuli Venezia Giulia, Italy

  • Altitudine

    1900.00 m

  • Rifugi

  • Informazioni

Il bosco regala scorci originali di alberi con forme stranissime fino ad arrivare a costeggiare la Croda Vasei e a passarci letteralmente sotto al grande costone di roccia. Un ultimo susseguirsi di piccoli tornanti a salire, la spianata della casera sembra alle porte e infatti dopo qualche minuto si intravede tra gli alberi: ecco un piccolo ricovero, molto spartano e non più tanto mantenuto, la casera Vasei. Da qui si può vedere la distesa boscosa che porta in vetta al Toc e dall’altra il piccolo burrone che si affaccia verso Longarone. Una breve pausa e via verso la vetta.
Il bosco lascia presto spazio ai pini mughi che diventano gli unici abitanti di questo pezzo di itinerario da quota 1700mt. Il sentiero qui non è più segnato, bisogna orientarsi con l’osservazione dei mughi più aperti e agevoli per la salita.
Consiglio di rimanere sempre sulla destra ignorando eventuali tracce di sentieri che portano verso il centro dell’avvallamento. Alcuni di questi percorsi infatti portano alla cima Mora o finiscono poco più avanti senza possibilità di deviare. Per un piccolo pezzo i mughi lasciano spazio ad un pianoro di erba e spighe che portano sulla cresta e successivamente sull’anticima del Toc: da qui si può vedere la vetta proprio di fronte… con un baratro nel mezzo!
Il sentiero che porta alla vera e propria cima scende un po’ sulla destra, sempre attraverso mughi che assicurano per bene il sentiero intrapreso. Qui bisogna in ogni caso avere passo fermo e sicuro perché c’è un salto di roccia non indifferente in direzione Longarone...
Ed ecco la vetta! Un cucuzzolo spoglio, formato solo da sassi con una piccola croce “artigianale” formata da due legnetti legati assieme. Il panorama è un 360° completo sulla valle di Longarone, si può vedere lo Zoldo, senza la foschia che ci ha accompagnato per tutto il giorno, si sarebbero potuti vedere il Pelmo e il Civetta. Verso Nord-Est si può vedere il maestoso Duranno e a chiudere il cerchio la cima del Col Nudo.
In vetta c’è una sensazione particolare: non si sente nulla, silenzio assoluto anche se sotto passa la statale trafficatissima di Longarone, vento assente… proprio suggestiva! È stato doveroso rivolgere un pensiero alle persone che sono scomparse proprio ai piedi di questa cima.
Il ritorno l’abbiamo intrapreso per lo stesso percorso dell’andata, ora un po’ più asciutto e agevole. Arrivati alla macchina ci siamo asciugati come dopo una doccia… il caldo non ci ha mai lasciato un attimo di tregua, ma l’avventura, la particolarità e l’ambientazione del monte Toc ci hanno ripagato di tutto!




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Difficoltà

Escursionisti Esperti - sono intinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non necessitano di particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell'ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata ad una giornata di cammino abbastanza continuo.



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